Linea d'ombra - anno VIII - n. 51 - lug.-ago. 1990

STORIE/ ACCASCINA Quandomi sveglio, trovo sempre Stella accantoal letto già prontaper qualsiasi avventura,e quandodi domenicasi va fuori perunagha mi corre accantoper esplorareil postodove ci siamo fermati. Ancheil nonnopotrebbeessereun amico.Anchelui è amico di Stellae Stella ricambia il suo affetto. Manon parla e non si muovequasimai, e quandosi muove è lentissimoe l'unica cosacherimane è starglivicinoeparlarglicon. gli occhi e in questo è bravo. Il mio vero cruccio rimane Fabio. È lontano da me anche quando andiamo insieme verso la scuola, immerso nei suoi pensieri e indifferentealle mie proposte, è si comportacon me come con un nemico, mentre appena arriva a scuola e vede qualcunodei suoi compagnidi classediventaallegroe socievole. Saràche i suoi compagnihannola suaetà,manonm, sembra che la differenza di età tra noi sia tale da creare un muro così grande. Ho ventisei anni, e non mi sembra di essere un padre così anziano. Stella Io ho solo un anno e mezzo, anche se ne dimostrodi più. Giulioe Fabiohannotre e quattroanni, e poi ci sono i grandi. lo nonparloancora,macapiscoquasi tuttoquellochedicono, e chemi dicono. Pensochetra unpo' cominceròa parlareanch'io, comeGiulio eFabio,e potròfinalmentedirequellochepensodi loro,e litigare e chiamarela mammaquandoho fame. Il migliore è il nonno,unvecchiettoche si muovemalissimo, non riesce a giocare per niente, e sta seduto su un divano quasi tuttoil giorno, tranne quandoio e la mamma lo portiamogiù in stradaa fare una passeggiataattorno alla casa. Il nonno è veramentedi buon carattere,non si arrabbiamai e ha una predilezione per me, mi tietie sulle sue ginocchia e mi esprimeaffetto con l'unico mezzoche gli è rimasto,gli occhi. Mi guardacon il suosguardoaffettuosoe, anchese nonparla, iocapiscoche se avesselamiaetà saremmocompagnidi giocoe amici. . ·. D'altra parte non parlo neanch'io, e così siamo sullo stesso piano. Quandosiamoincasa,Fabio e Giuliosonoodiosi. lo hovoglia di muovermie loro passanoquasi tutto il loro tempodavanti al televisore,a guardarestoriedi cui non capiscoil significato.Me ne piace soltanto una, ma non riesco ad andare al di là delle immagini,e mi annoio. Fuori è moltomeglio.Abbiamo un'automobilegrandissima con tante file di sedili e ognunoha il suo posto, anche il nonno. Quandoarriviamopossiamocorrere sui prati, giocarea nascondinoe azzuffarcie nessunoci rimprovera se ci sporchiamo. Io non vado ancora a scuola,mentreFabio e Giulio passano tutta la mattina fuori casa. Loro stanno imparandoa leggere e a scrivere,mentre io sto imparandoa chiamarela mammase devo andarein bagno e a mangiareagli stessi orari deglialtri. L'unica cosa che non mi è ancora chiara è perché loro mangianoa tavola, col nonnoe gli altri, mentreio sono costretta a mangiarenella mia ciotola da sola. Bò. Bau. 94 _.····~·'I . _, : / (r<.__ i'b - ~- ~ ~7 :-\ . .,., . ~\.Y ~ _.<·... .J~- ,-....--....... ~ '.:} ~ .1/ ,11' ~ -- Vignetta di Jean Jacques Sempé. Maria La mia giornata libera è il giovedì, quandoi bambini piccoli hannopalestradi pomeriggioe ·glialtri adulti della casa tornano a casa tardi. Per il resto del tempomi tocca smazzarecomeuna, lasciamo perdere,mi tocca smfizzaremoltissimoe non ho mai un minuto per me. I mieicompitisonoeccitanti:dimattinamettoinordinelacasa e di pomeriggiobado ai bambini. Che sono un inferno._Fannoa gara in tutti i modipossibili ed ·anchese apparentementegiocanotra lorohola sensazionechela mia presenza li trasformi:esasperano le tensioni fino a rendere incandescentel'atmosferadella casa, comese non conoscessero limiti e il loro unico limite fosse il crollo dei miei nervi. Riesconoa calmarsisoltanto quandomi vedonopiangere, e allorami chiedonoscusae ricomincianoa giocareconpiù calma. . È come se a quest'età non riuscissero a esercitare forme di autocontrollo,comese l'orizzonte del lorocomportamentofosse esternoa loro stessi e un adulto dovesse contenerloper loro. Nel paese dove sononata le cose andavanoi9 mododiverso, tutti i bambini potevanogiocare tra loro, all'aperto, mentre gli adulti avevano tempo per stare insieme e discutere senza quest'assillo continuo. Pensavodi esserestatafortunata,pensavochearrivarein una grandecittà volessedire viverepienamente la vita, lasciandomi alle spalle la ristrettezza culturale del mio paese, e invece mi sembradi aver fattoun passò indietro. Pensavodi esserestatafortunatae cheseguendoilmioamore, trasferendominellacittàdoveera andatoad abitare,avrei vissuto la felicitàche avevo sempresognato. E invece lui non c'era quasl mai e quandoc'era era stancoe dopo un po' è stato chiaroche eravamodue.estraneie adessoci _$aiutiamoa stentoquandoci incontriamo. E così anche il miosognod'amore è duratopocoed ora sono qui a dovermi occupare di queste tre pesti che mi chiamano mamma mentre io mi sento solo un'estranea e vorrei tornare indietrodi nuovobam.bina.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==