STORIE/MUTI$ busta, l'ha consegnata al malato. Ha riconosciuto subito la calligrafia e mi ha spiegato sorridendo: "Deve perdonarmi se leggo ora questa lettera, Napierski. La scrive qualcuno a cui devo la vita e che continua a essermi fedele con tutta l'anima". Mi sono ritirato in disparte per lasciarlo libero di leggere e ho parlato di alcuni particolari dei miei piani con Ibarra. Quando Bolivar ha finito di leggere i due fogli, scritti con · calligrafia minuta con grandi maiuscole simili ad arabeschi, ci ha chiamato al suo fianco. Era molto cambiato, direi quasi ringiovanito. Siamo rimasti per un lungo istante in silenzio. Guardava il cielo attraverso gli aranci in fiore. Ha sospirato profondamente e mi ha parlato con un certo tono di leggerezza e persino di civetteria: - Il fatto di morire con il cuore giovane ha i suoi vantaggi, colonnello. Contro questo davvero nulla possono la meschinità dei cospiratori né l'oblio degli amici né il capriccio degli elementi ... né la rovina del corpo. Ho bisogno di restare un po' solo. Venga qui più spesso. Ormai lei è dei nostri, colonnello, e nonostante il suo magnifico castigliano, a tutt'e due è utile fare un . po' di pratica di francese, che ci si sta impolverando. Mi sono congedato con la soddisfazione di vedere il malato più sollevato. Prima di tornare alla fregata, Ibarra mi ha accompagnato a comprare alcune cose nel centro della città che ha qualcosa di Cadice e molto di Tunisi o di Algeciras. Mentre percorrevamo le bianche strade all'ombra, con case piene di balconi e di ampi patii invitanti per l'umida frescura di una vegetazione magnifica, mi ha raccontato gli amori di Bolivar con una dama ecuadoriana che gli aveva salvato la vita, grazie al suo coraggio e alla sua serenità quando aveva affrontato, sola, i cospiratori che andavano ad assassinare l'eroe nelle sue stanze del Palazzo di San Carlos a Bogotà. Molti di loro erano antichi compagni d'armi, creature sue quasi tutti. Ora capisco l'amarezza delle parole di questa sera. I luglio. - Ho deciso di rimanere in Colombia, per lo meno sino al ritorno della fregata. Certe vaghe ragioni, difficili da precisare sulla. carta, mi hanno deciso a rimanere vicino a quest'uomo che; a partire da oggi, si incammina senza rimedio verso la morte di fronte all'indifferenza, se non al rancore, di coloro che a lui debbono tutto. Se il mio proposito era quello di arruolarmi nell'esercito della Grande Colombia e circostanze avverse mi hanno impedito di· farlo, è naturale che presti almeno il semplice servizio della mia compagnia e della mia devozione a chi ha organizzato e portato alla vittoria, attraverso cinque nazioni, quelle stesse armi. Sebbene sia certo che coloro che ora lo circondano, cinque o sei persooe, gli dimostrino un affetto e una lealtà senza limiti, nessuno può dargli la consolazione e il sollievo che la nostra affinità di educazione e di ricordi gli offre.Non ostante la rispettosa distanza della nostra relazione, mi rendo conto che ci sono argomenti che tratta soltanto con me e quando lo fa è con il piacere di chi rinnova vecchie conoscenze di gioventù. Lo noto persino in certi giri di frase del francese che usa SP9ntaneamente nel parlare con me e che sono gli stessi imposti nei salotti del Consolato da Barras, Talleyrand e dagli amici di Giuseppina. Il Libertador ha avuto una ricaduta dalla quale, a detta del 82 medico che lo ha in cura - e sulla cui preparazione nutro ogni giorno sempre più dubbi - , non tornerà a ristabilirsi. La causa contingente è stata una notizia che ha ricevuto proprio ieri. Si trovava nel suo appartamento, coricato sulla branda da campo sulla quale si riposava un poco dalla sedia su cui passa la maggior parte del tempo, quando, dopo un breve e agitato mormorio, hanno bussato alla porta. - Chi è? - ha chiesto il malato levandosi a sedere. - Posta da Bogotà, Eccellenza - ha risposto Ibarra. Bolivar ha cercato di mettersi in piedi ma è tornato a coricarsi scosso da un forte colpo di tosse. Gli ho avvicinato un bicchiere d'acqua, ne ha preso alcuni sorsi e ha fatto entrare il suo aiutante di campo. Ibarra aveva il volto sconvolto, nonostante lo sforzo che faceva per dominarsi. Bolivar lo ha guardato in silenzio e poi gli ha chiesto incuriosito: - Chi porta la posta? - Il capitano Arrazola, Eccellenza - ha risposto l'altro con voce pastosa e debole. -Amizola? Quello che è stato aiutante di Santander? Quello viene a spiare piuttosto che a portare notizie. Insomma ... che entri. Ma cosa le succede, Ibarra? - ha chiesto preoccupato nel vedere che l'aiutante di campo non si muoveva. Renaioli sul Couca (foto Nere~).
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