Linea d'ombra - anno VIII - n. 51 - lug.-ago. 1990

quale lo si appella sempre più che con il suo nome o i suoi titoli ufficiali - mi ha oltremodo impressionato; come se lo avesse accompagnato per tutta la sua vita. Si colpisce lievemente la fronte con la palma della mano e poi la fa scivolare lentamente sino a sostenere con quella il mento tra il pollice e l'indice; rimane così per un lungo momento, guardando fissamente chi gli sta parlando. lo ero assorto a osservare tutti i suoi gesti quando mi ha fatto una domanda, interrompendo bruscamente una lunga spiegazione del capitano relativa al suo itinerario verso l'Europa: '-Colonnello Napierski, mi dicono che voi avete servito agli ordini del maresciallo Poniatowski e che avete combattuto con lui nel disastro di Leipzig. - Sì, Eccellenza - ho risposto turbato dall'essermi lasciato cogliere di sorpresa - , ho avuto l'onore di combattere ai suoi ordini nel corpo dei lanceri della guardia e ho avuto anche il terribile dolore di essere presente alla sua eroica fine nelle acque dell'Elster. lo sono stato tra i pochi che riuscirono a raggiungere l'altra riva. - Provo un'ammirazione molto grande per la Polonia e per il suo popolo-mi ha risposto Bolivar-, sono i soli veri patrioti che restano in Europa. Peccato che lei sia giunto così tardi. Mi avrebbe fatto molto piacere averla nel mio Stato Maggiore - è rimasto un istante in silenzio, con lo sguardo perduto sul tranquillo fogliame degli aranci - .Ho conosciuto il principe Poniatowski nel salotto della contessa Potocka, a Parigi. Era un giovane arrogante e simpatico, ma con idee politiche un po' vaghe. Aveva un debole per le mode e le usanze degli inglesi e spesso lo metteva in evidenza, dimenticando che si trattava dei più acerrimi nemici della libertà della sua patria. Lo ricordo come un misto di uomo valoroso sino alla temerarietà ma ingenuo sino al candore: Mistura pericolosa sui sentieri impervi che portano al potere. E morto da gran soldato. Quante volte nell'attraversare un fiume (ne ho attraversati molti nella mia vita, colonnello) ho pensato a lui, al suo invidiabile sangue freddo, alla sua splendida audacia. È così che si deve morire e non in questo pellegrinaggio umiliante e penoso attraverso un paese che non mi ama né pensa che io lo abbia servito in cosa alcuna che valesse la pena. Un giovane generale dalle folte basette rossicce, si è affrettato rispettosamente a interrompere il malato con voce un po' rotta da sentimenti contrastanti: - Un gruppo di rancorosi vigliacchi rion sono tutta la Colombia, Eccellenza. Lei sa quanto amore e quanta gratitudine le serbino i colombiani per quanto ha fatto per loro. -Sì-ha risposto Bolivar con un'aria ancora un po' assorta - forse lei ha ragione, Carrefio, ma nessuno di questi che lei menziona era presente alla mia partenza da Bogotà, .né quando abbiamo attraversato Mariquita. Mi è sfuggito il senso delle sue parole, ma ho notato nei presenti un'improvvisa espressione di vergogna e di fastidio quasi fisico. Bolivar si è rivolto nuovamente a me, con rinnovato interesse: __:.E_ ora che sa che qui è ormai tutto finito, cosa pensa di fare colonnello? · - Ritornare in Europa - ho risposto - il più presto possibile. Devo mettere ordine negli affari della mia famiglia e vedere di salvare, almeno in parte, il mio scarso patrimonio. STORIE/MUTI$ Rilrallo di Simon Bolivar. - Forse viaggeremo insieme- mi ha detto, guardando anche il capitano. · Questi ha spiegato al malato che per il momento avrebbe dovuto navigare sino alla Guaira e che, da lì, sarebbe dovuto tornare a Santa Marta per partire alla volta dell'Europa. Ha specificato che soltanto al suo ritorno avrebbe potuto imbarc~e nuovi passeggeri. Tutto questo gli avrebbe preso due o tre mes~~l massimo, poiché alla Guaira aspettava un carico che provemva dall'interno del Venezuela. Il capitano ha dichiarato che, al ritorno eia Santa Marta, sarebbe stato per lui un onore poterlo annoverare tra gli ospiti dello "Shanon" e che, sin da ora: andav~ a disporre quanto necessario per provvedere alle comodità che 11 suo stato di salute esigeva. Il Libertador ha accolto la spiegazione del marinaio con un amabile gesto di ironia e ha commentato: -Ahimé, capitano, sembra stia scritto che io debba morire tra coloro che mi scacciano. Non merito la consolazione del cieco EdiJ?Oche potè abbandonare la terra che lo odiava. . . . E rimasto a lungo in silenz~o; si sentiva solamente Il s1b1lo faticoso della sua respirazione e qualche timido tintinnio di un~ sciabola o lo scricchiolare di una delle sedie sgangherate su cm , eravamo seduti. Nessuno si è azzardato a interrompere il suo assorto meditare, evidente dallo sguardo perduto nella quie~ atmosfera del patio. Infine, l'agente consolare di Sua Maesta britannica si è alzato in piedi. Noi lo ~bbiamo imitato e ci siamo · avvicinati al malato per congedarci. E riemerso appena dal suo . amaro fantasticare a vuoto e ci ha guardati come se fossimo ombre di un mondo da cui si trovava completamente assente. Nello stringermi la mano, tuttavia, mi ha detto: · ' - Colonnello Napierski, se lo desiderasse, venga ~ far~ compagnia a questo malato. Chiacchiereremo un po' d1 altn giorni e di altre terre. Credo che farà molto bene a entrambi. Le sue parole mi hanno commosso. Gli ho risposto: 79

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