Linea d'ombra - anno VIII - n. 51 - lug.-ago. 1990

de la vita contemporanea è che, in quanto specie, possiamo perdere l"'apriti sesamo" che dà accesso al munda della finzione - la capacità di pronunciare quel "Facciamo finta" come un'invocazione prima di ogni nostro atto; e di dire "I nostri giochi ora son finiti" come una benedizione quando abbiamo concluso - e tuttavia trarre da questa messinscena illusoria concetti e giudizi fondamentali per costruire la nostra strada nel mondo reale. Purtroppo l'articolazione flessibile della nostra immaginazione sembra rapidamente irrigidirsi nell'inflessibilità sclerotica della prosaicità e delle preoccupazioni materiali. Un mio amico inglese, straordinario narratore di aneddoti conviviali, aveva appena raccontato ad alcuni di noi di un volo angoscioso che lui e sua moglie avevano fatto di recente dal lontano Oriente quando a sua moglie venne in mente di domandargli se, a proposito, avesse fatto un'assicurazione di volo per quel viaggio. "Oh sì," rispose lui con allegria, "se l'aereo si fosse schiantato al suolo saremmo stati la coppia più ricca di tutto il cimitero." Alcuni giorni dopo ripetei la freddura a un amico dottore, il quale replicò prontamente e senza sorridere che il denaro dell'assicurazione sarebbe stato_pagatoal loro parente più prossimo. Pensai: O mio Dio, quale fortuna sarebbe toccata ai discendenti di quegli impareggiabili favolatori che hanno dato vita alle nostre grandi tradizioni orali! E mi venne da pensare a un'altra esperienza, molto più seria, che avevo fatto. Anni addietro scrissi una satira sociale dal titolo Un uomo del popolo, che fu pubblicata nel gennaio 1966, guarda caso due giorni dopo il primo colpo di stato militare in Nigeria. Poiché anche il romanzo finiva con un colpo di stato militare, fra i miei lettori si diffusero inevitabilmente una certa sorpresa, supposizioni e, posso anche aggiungere, ammirazione. Non altrettanto inevitabile era comunque la teoria, che a quanto pare si fece strada in certi ambienti durante la guerra civile, che poiché avevo scritto il romanzo dovevo essere stato uno degli ideatori del colpo di stato. Molto tempo dopo la guerra civile, al termine di una lezione che avevo tenuto in una delle nostre università, mi furono poste domande abbastanza precise e insistenti su questa faccenda. Piuttosto infastidito, domandai al mio inquisitore se avesse letto il libro e mi rispose vagamente di sì. Si ricordava, gli chiesi allora, che nella mia storia prima del colpo di stato si raccontava di un clamoroso broglio elettorale, sommosse popolari nel paese, assassini e incendi che caso voleva coincidessero anch'essi con fatti simili avvenuti in Nigeria prima del colpo di stato di gennaio? Voleva forse insinuare che avevo pianificato anche quei disordini a Ibadan e altrove? Si ricordava che la mia storia accennava in particolare a un secondo colpo di stato, un'altra profezia che, ahimè, si avverò in Nigeria nel luglio 1966. Intendeva suggerire che mi fossi messo a tavolino per programmare anche quello? Riteneva che, normalmente, un gruppo di ufficiali dissidenti che complottano per rovesciare il loro governo avrebbe invitato un romanziere ad assistere alla loro congiura, sarebbero ritornati alla loro caserma e avrebbero aspettato per due anni, mentre il romanziere scriveva il libro, lo faceva rivedere e pubblicare dalla sua casa editrice, e solo allora sarebbero·passati all'azione e avrebbero portato a termine il loro complotto facendolo coincidere con la pubblicazione del libro? Tale ipotesi avrebbe potuto essere plauSAGGI/ ACHEBE sibile nel 1966 per quei soldati armati che mi erano venuti a cercare dapprima nel mio ufficio e poi in una casa che, fortunatamente, aveva già sgomberato. Come avrebbero potuto sapere che c'erano voluti due anni per scrivere e pubblicare quel libro offensivo? Ma per un docente universitario nel 1977! Questo lungo aneddoto personale serve solo a mostrare, più chiaramente di qualsiasi altra cosa che ho sperimentato personalmente, quanto ci sia facile mettere in corto circuito il potere della nostra immaginazione con un atto di volontà. Perché quando un uomo disperato desidera credere in qualcosa, per quanto stravagante o stupido, nessuno lo può fermare. Scoprirà che la sua immaginazione è un complice disponibile ed entusiasta. Insieme tesseranno la finzione necessaria che poi lo ancorerà saldamente alla sua intenzione del cuore. La finzione che la letteratura d'invenzione ci offre non è così. Non rende schiavi, bensì libera la mente dell'uomo. La sua verità non è come le norme di un'ortodossia o l'irrazionalità del pregiudizio e della superstizione. Inizia come un'avventura alla ricerca di sé e porta alla saggezza e alla consapevolezza umana. A·P·E·R·T·U·R·E LACOLLANADI LINEAD'OMBRA NOVITA LASTRANAVICENDADI UNAMA· CELLAIADALVOLTOSFREGIATO• NELLAGERMANIADELLADISFATTA,UNARICOSTRUZIONE-INCHIE• STASUGLIANNI DELLAPERSECU, ZIONEDEGLI EBREI • UNA TESTIMONE SENZA STORIAE SENZA CULTURA•COMEREAGIREI• PRIMA DI BOll, UNO DEI RACCONTI PIÙALTIETERRIBILSI ULPASSATO TEDESCO• NELLATRADUZIONE DI RUTHLEISERFORTINI AlbrecGhtoes Lo vittima Undoeirocconptiiùaltieterribisluil passaltoedescea la persecuzione degleibrei. pp.80L 12.000 APROPOSITO DEICOMUNISTI INVITO Al PCI PfRCHt SAGGIA• MENTE.SI SCIOLGA• I COMUNl- ~11Jr~ ~T~i11.S~~~~l~N~ DEGLI INTELLETTUAL•I PfRCHi SOLOIl PCIDOVREBBE CAMBIARENOMEf • BOTTEGHEOSCURE EPALAllO • Il ROSSOE Il VER• DE• MILITANZAEVOLONTARIA• TO • APPENDICE, ELSAMORANTE, PfCCOlOMANIFESTODEICO- lfl~~WtJtZA CLASSEE SENA proposidtoeicomunisti intervendti:Berardinelli, BettinR,obbiFo,lores, Fofi,GiacchLé,erner, MoncoSni,nibaldi. pp.128L 12.000 Distribuzione Giunti - Firenze 73

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