Linea d'ombra - anno VIII - n. 51 - lug.-ago. 1990

SAGGI/ ACHEBE Lafinzione che ci offre la letteratura non rende schiavi, bensì libera la mente dell'uomo. Inizia come un'avventura alla ricerca di sé e porta alla saggeua e alla consapevoleua umana. sostiene un proverbio ibo, un pezzo di legno, ma noi stessi. (A parte che, riflettendoci bene, quel proverbio di fatto non corrisponde all'atrocità che ho appena detto. Il cadavere di un altro uomo ci sembra un pezzo di legno, dice il proverbio-un'affermazione alquanto diversa e una riflessione tristissima sulla nostra immaginazione deteriorata, sulle nostre difettose capacità di identificazione con la condizione dei nostri simili.) La vita è breve e l'arte è lunga, dicevano gli antichi; possiamo rimediare alla brevità dell'una con la longevità dell'altra. È questo il motivo per cui le società umane hanno sempre cercato di proteggere i loro valori culturali per mezzo di lettèrature orali o scritte diligentemente conservate, che di tanto in tanto offrono loro e alla loro discendenza una scorciatoia per i vantaggi dell' esperienza reale. E la storia, potreste chiedermi, non garantisce forse lo stesso ammaestramento? Le lezioni della storia sono senz'altro importanti. Ma pensate a quanti millenni di storia occorrerebbero per distillare la saggezza del Re Lear di Shakespeare. E, comunque, quale grande sollazzò possono derivare molti di noi, coloniali di fresca data, da una storia che è così brutta, britannica e breve? Foto di Gianni Tortolì (G. Neril. Perché una società funzioni in modo tranquillo ed effidente, i suoi membri devono condividere certi principi e norme di comportamento fondamentali. Ci dev'essere un grado ragionevole di consenso su ciò che s'intende per virtù e vizio; ci dev'essere una qualche intesa sugli attributi di un eroe, su ciò che costituisce un atto eroico. Rispetto a questi problemi, società diverse non presenteranno le' stesse identiche opinioni in ogni parte del mondo e in ogni epoca storica. E tuttavia, nonostante le variazioni di tempo e di luogo, non siamo a conoscenza di società che siancrsopravvissùte e abbiano prosperato su nozioni del tutto arbitrarie di bene e di male, o di eroico e di vile. La nostra stessa umanità sembra essere vincolata a una distinzione fra queste coppie, per quanto confusa essa possa a volte apparire. Ma una società, come un individuo, può ammalarsi o venire mentalmente sconvolta, come nel ben noto fenomeno dell'isterismo di massa. Esistono ovviamente sintomi di patologia sociale meno eclatanti e drammatici. L'ostentazione volgare, l'indifferenza, la confusione, la corruzione e la mediocrità sono chiari indizi di malattia. Qual è la cura? Ulteriori esortazioni? Penso di no. Il grande pregio della finzione letteraria è che, avvalendosi della nostra immaginazione, sa condurci "alla scoperta e al riconoscimento attraverso un ìtinerario imprevisto e istruttivo", secondo le parole di Kermode (nell'opera citata). Ci aiuta a ridefinire il confine fra l'eroico e il vile quand'esso appare più indistinto ed elusivo, e lo fa obbligandoci a incontrare l'eroico e il vile nella nostra psiche. Quanto spesso sentiamo persone che dicono: "Oh, io non ho tempo di leggere romanzi", sottintendendo che la narrativa è frivola? In genere tendono ad aggiungere - per paura che le si consideri analfabete- che leggono testi di storia o biografie, che ritengono essere più adatti a degli adulti seri. Tali persone sono da compatire; sono come una macchina a sei cilindri che dice: Oh, me la cavo bene con tre candele, grazie tante. Beh, riuscirà in qualche modo a cavarsela, ma farà lo stesso rumore di una motocicletta asmatica! La vita dell'immaginazione è un elemento essenziale della nostra natura nel suo insieme. Se non la nutriamo o se la contaminiamo, la qualità della nostra vita ne risulta sminuita o insudiciata. Non dobbiamo tuttavia esaltare le bellezze dell' immaginazione e le finzioni benefiche che vengono intessute nei suoi telai dorati senza accennare al terribile pericolo a cui può essere esposta. La fede nell'esistenza di razze inferiori e superiori; la convinzione che alcuni popoli che vivono oltre le nostre frontiere o che parlano una lingua diversa dalla nostra sono la causa di tutti i guai del mondo, o che il nostro particolare gruppo, classe o casta ha diritto a certe cose che sono vietate agli altri; il credere che gli uomini sono superiori alle donne, e così via- sono tutte finzioni create dall'immaginazione. Che cosa dunque le rende diverse dalla finzione benefica per cui rivendico concessioni piuttosto ampie? Si potrebbe replicare: Dai loro frutti le riconoscerete. Da · un punto di vista logico potrebbe essere una buona risposta, ma strategicamente è insufficiente. Perché può anche sottintendere che Hitler dovrebbe prima perpetrare if suo genocidio per poter di conseguenza dedurre che il razzismo è un male spaventoso; o implicare che il Sudafrica dovrebbe andare a fuoco per conferma- . 71

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