Linea d'ombra - anno VIII - n. 51 - lug.-ago. 1990

Europa - come - fortezza Cresce, nell'Europa di fine millennio - una parte ricca del mondo, con consplidate tradizioni e aspirazioni, culturali e politiche, di democrazia e di benessere - la percezione di essere assediata. Processi a scala planetaria (demografici, economici, ecologici, sociali), ne minacciano l'integrità e il livello di privilegio. La popolazione europea invecchia, e viceversa sono giovani, e con tassi di natalità due o tre volte superiori a quelli europei, i paesi che stanno intorno a noi, in particolare dal lato del Mediterraneo e dalla costa africana. Ci sono divaricazioni estreme tra indicatori di benessere come quelli relativi alla salute, al reddito, alla stessa possibilità di accedere alla vita e di viverla fino in fondo. Il salario minimo è 5.40 dollari in Francia, 3.80 negli Usa, e invece 41 cents in Tailandia, 45 in Messico, 11 in Kenia, 10 nello Zambia. La mortalità infantile nei paesi più sensibili ai problemi della salute è del due-quattro per mille (virtualmente zero), in Romania, nell'età intorno alla nascita, muoiono 22 bambini su mille. In Danimarca la durata media della vita è 75 anni, nel Chad 39. Una situazione di squilibri e di disuguaglianze conosciute, confrontabili, sottolineate, in particolare per la diffusione delle comunicazioni, in modi inimmaginabili in.un passato anche recente. Nella sindrome dell'Europa assediata il problema è come preservare in qualche modo i "diritti di cittadinanza", a base universalistica, affermati e acquisiti: un obbiettivo legittimo, attorno al quale c'è consenso, riferimento cruciale per i nostri sistemi democratici e di welfare. Prerequisito sembra debba essere una politica, che verrebbe motivata e giustificata con diversi toni e sfumature, e attuata in modi da definire, che isoli e protegga l'Europa cittadella o fortezza. Molti paesi europei hanno elaborato e attuato da diversi anni politiche in questo senso; recentissime sono le scelte in questa direzione in Francia, anche da parte di esponenti del partito socialista, che in passato sostenevano ben diverse posizioni. Questa è anche la linea del governo italiano, pur tra vistose contrapposizioni e litigiosità (3). Dall'ipotesi "fortezza" conseguirebbero una serie di elementi di organizzazione sociale e politica; 1)Come conseguenza della decisione (che sarebbe congiunta, a livello europeo) di chiudere o comunque controllare le frontiere, bisogna tener fuori, o ricacciare indietro, i potenziali immigrati; questo significa difendersi e armarsi, con modalità più o meno esplicite e dichiarate: ricorso all'esercito, potenziamento delle polizie di frontiera, doganieri e guardie di finanza e sul territorio nazionale, poliziotti e funzionari pubblici delle diverse categorie vanno indottrinati e addestrati a questo fine. Schedari computerizzati, "banche-dati" che contengono tutte le informazioni utili, funzionano a scala europea. I cittadini sono portati a dare consenso, o forse è in risposta a pressioni da parte dei cittadini-autoctoni che si attua questa politica, e a questo non può non accompagnarsi una ideologia della superiorità e del diritto al privilegio della "razza" o "etnia" alla quale si appartiene, della regione del mondo in cui si è nati e si vive. 2) Di fronte alla crescente pressione di immigrati e rifugiati politici da tutto il mondo, si fissano criteri rigidi ed estremamente selettivi di ammissione (per esempio, si accolgono soltanto coloro che provengono da paesi europei e da altri paesi occidentali; quelli che, da qualunque parte del mondo provengano, dimostrano di essere in grado di investire capitali e dunque di "comprarsi" il diritto di accesso; forse studenti, a numero chiuso e con criteri meritocratici; forse "quote" rispetto ad alcune categorie di cui si ha bisogno, in particolare donne, per svolgere il lavoro di servizio di cui una società avanzata e ricca ha crescente bisogno: domestiIL CONTESTO che, infermiere, assistenti domiciliari; forse, in circostanze particolari, ondate di rifugiati, ammessi peraltro con criteri di assoluta discrezionalità politica, e come concessione a carattere eccezionale. 3) Vengono stabiliti criteri di appartenenza e quindi di riconoscimento dei diritti di cittadinanza, secondo una gerarchia, differenziando, come già avviene in molte società (4), tra cittadinanza piena, cittadinanza parziale per coloro che sono solo residenti o comunque provvisori o "dipendenti" rispetto a immigrati "ufficiali" (mogli e figli); o gli incerti cittadini di seconda generazione (l'esempio più immediato sono i giovani maghrebini di seconda generazione in Francia). "Naturalmente" ci sarebbero comunque dei clandestini, perseguitati o tollerati di fatto, sempre soggetti a arbitrii, minacce, ricatti (5). Possiamo anche elaborare possibili varianti di questo scenario. Le previsioni di sviluppo economico per l'Europa del 1992 apparivano, prima dei cambiamenti nell'Est, molto promettenti, con ipotesi di aumento del prodotto interno lordo, nell'arco di 57 anni, tra il 2,6 e il 6,5% (queste sono cifre di una recente stima di un gruppo di ricerca della CEE). La disponibilità di forza lavoro qualificata e l'espansione del mercato che i cambiamenti nei paesi dell'Est comportano, e anche l'eventuale attuazione di un "piano Marshall", possono determinare condizioni complessive di sviluppo dell'economia ancora più favorevoli. Forse l'eredità comune di valori di cittadinanza (le elaborazioni legislative e politiche dei paesi di "socialismo reale" erano, inizialmente, segnate da obbiettivi di uguaglianza, di emancipazione femminile, di un forte stato assistenziale; e prima della guerra in Cecoslovacchia l'ideale dell'equità sociale era un valore radicato tanto quanto lo è stato, per fare un esempio a noi immediatamente comprensibile, nei paesi scandinavi), insieme a valutazioni economiche e di convenienza politica, potrebbero portare a realizzare un sistema di cittadinanza esteso all'intera Europa. I confini restano in ogni caso un problema aperto: sarà ammessa la Turchia che preme per entrare nella Cee; quali dei paesi dell'Europa dell'est; e che prevedere rispetto all'Urss, in particolare ai confini verso le repubbliche baltiche e la repubblica russa? ' Nell'ambitodiunsistemaeuropeocomplessivamenteprivilegiato, è possibile anche una diversa ipotesi, il "modello America Latina": pure all'interno di un sistema di scambi e di regole in parte comuni, la nuova Germania, o forse l'Europa dei 12, avrebbero verso i I resto dell'Europa centrale e dell'est il ruolo che 5

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