Linea d'ombra - anno VIII - n. 51 - lug.-ago. 1990

IL CONTESTO Scenari futuri: un'Europa possibile Laura Balbo Ecco come si delineano alcuni possibili scenarifuturi per l'Europa: quel che li caratterizza è che sono costruiti con attenzione particolare a dati della vita quotidiana. Nella misura in cui fare politica è scegliere tra futuri possibili, e da queste scelte essere orientati nel presente, ragionareper scenari mi sembra molto importante. Naturalmente qui si tratta di un primo tentativo che va approfondito e reso più sistematico. Biade Runner Sb continueranno i pro- Folo di Uliano lucas. cessi attuali, di divaricazione fortissima e irreversibile tra le regioni del nord e del sud del mondo, per accesso a risorse economiche e tecnologiche, per peso del debito, per tassi di crescita della popolazione; e se si accentueranno anche (non solo) in rapporto a queste condizioni, fenomeni di mobilità mondiale senza la possibilità, o la volontà, di gover- ~arli, si consoliderà, a scala planetaria, un sistema sociale duale, che si esprimerà in molte forme, dando origine in ogni caso a uno scenario di radicale stratificazione o polarizzazione: tra élites estremamente privilegiate, e tutti gli altri; tra bianchi (non solo, e non tutti i bianchi) e la grandissima maggioranza di appartenenti ad altre razze ed etnie; tra uomini e donne (anche qui, non tutte - ma certo la maggioranza delle donne); tra regioni ricche ed ecologicamente "pulite" e quelle ridotte a discariche di rifiuti tossici e nocivi; tra stili di vita caratterizzati da agio e lusso e opzioni pressoché illimitate, e quelli segnati da disagio e profondo malessere. L'immagine che cerco di evocare riflette ciò che conosciamo delle tirannidi del passato, costruite sulla schiavitù e l 'oppressione, qualcosa di quel che Orwell ha anticipato, e soprattutto,Blade Runner: una società urbana estremamente degradata, estremamente tecnologizzata, un ambiente invivibile di imbarbarimento e di oppressione poliziesca, di violenza e conflitti, in cui una minoranza ha un totale controllo, e gli altri, masse di uomini e di donne di diverse razze e funzioni sociali e collocazioni, sono frammentati, anomici, degradati, sottomessi. I dati del rapporto dell'Onu presentato nel maggio scorso prevedono che la popolazione si concentrerà in grandissime città (venticinque avranno tra i 7 e i 24 milioni di abitanti; di queste, una soltanto, Parigi, sarà in Europa). Già oggi il 40% della popolazione urbana delle città del terzo mondo non usufruisce di alcuna fonte di rifornimento idrico. 1.750 milioni non hanno accesso a strutture sanitarie minimamente adeguate, 890 milioni sono 4 analfabeti, un miliardo vivono in condizioni di estrema povertà (1). Claude Julien ha descritto su "Le monde diplomatique" di maggio (2) la struttura attuale dei paesi occidentali come un sistema a "gironi": attorno ai privilegiati, una cerchia di classe media; poi la classe operaia dei paesi ricchi, poi ancora le "avanguardie del terzo mondo", coloro che sono giunti nel corso di alcuni decenni, esclusi e poveri ma ben insediati nel1'occidente: quaranta milioni di persone in Europa occidentale, trentacinque milioni negli Stati Uniti. Restano fuori, altrove, quattro miliardi di esseri umani, che tra cinquanta o sessant'anni saranno otto e mezzo." ... La popolazione europea, che pure è quadruplicata in due secoli, non è che una minuscola isola (anche se ci si aggiunge quella dell'America del nord, del Giappone, dell'Australia), nell'oceano della popolazione mondiale, che dal 1950 a oggi è raddoppiata e che raddoppierà ancora entro il 2050 ..." Non è forzato ipotizzare l'acuirsi di espressioni di violenza e, in parallelo, lo sviluppo di forme molteplici di controllo sociale: narcoguerre internazionali, politiche anti-Aids coordinate tra stati, polizie mondiali a tutela degli interessi delle minoranze privilegiate; ma anche una cultura quotidiana segnata da valori punitivi e repressivi, dal pregiudizio e dalla demonizzazione del diverso: la cultura della pena di morte ha già oggi molto maggiore legittimazione di quanto pensassimo possibile anche pochi anni fa. Si diffonderà l'indifferenza nei confronti di aggressività e di arbitrii, pubblici e privati, si svilupperanno meccanismi di rimozione e presa di distanza di fronte a catastrofi di dimensioni drammaliche, di tragedie senza soluzione. E pene dure e deterrenti per prevenire comportamenti trasgressivi o ritenuti tali, e articolate e capillari misure di controllo: sulle abitudini dei giovani (il sabato notte); sulle scelte delle donne (aborto); sui costumi sessuali; sull'uso di "droghe", comunque definite. L'Europa, che farebbe certo parte dell 'areariccae privilegiata del mondo, sarebbe al suo interno attraversata da fattori e istituzioni che determinano e riproducono processi di dualizzazione. In essa convivrebbero punte estreme sia di benessere e di potere, sia di abiezione e impotenza. Irriconoscibili, cancellati, sarebbero principi e codici di comportamento delle forme passate di civiltà e di organizzazione sociale: fine del "patto sociale" sul quale i nostri sistemi sono stati, per secoli, costruiti. Non è uno scenario del tutto implausibile.

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