Linea d'ombra - anno VIII - n. 51 - lug.-ago. 1990

È in effetti sin troppo facile vedere in queste conclusioni non pochi limiti intellettualistici e idealistici (e uno "spirito giuridico, logico, idealista" è proprio quanto Trockij, ospitato da Simone Weil alla fine del 1933, vorrà rimproverarle). Tanto più che a partire dal 1934 azione e riflessione si muovono in due sfere apparentemente separate: abbandonato il diretto impegno politico, gli si sostituisce da un lato l'esperienza massacrante del lavoro in fabbrica, condotto con spirito autosacrificale, e dall'altro una ricerca di altissimo rigore speculativo, ma anche - sul piano operativo - priva di praticabili sbocchi concreti. Quanto più l'agire verrà ricondotto nell'alveo di obiettivi immediati e minimali (e, francamente, un certo "riformismo" partecipativo weiliano può talvolta risultare irritante), tanto più il pensiero tenderà a divenire rarefatto e metafisico, inteso costantemente a commisurare l'infinita miseria della condizione umana rispetto al limite estremo, inconcepibile, del bene e di Dio. Ne nasce anzi una riflessione che male si presta a qualsiasi uso strumentale, politico SAGGI/GIOVANNETTI o religioso che sia (ha scritto Gaeta: "La ricerca di Simone Weil è uno scavo in profondità del tutto inadatto a condurci da qualche parte, tanto meno dove noi vorremmo andare"). Ma, restando agli anni coperti dal volume Sulla Germania totalitaria, sono forse possibili un altro paio di considerazioni. La prima ce la può offrire indirettamente un romanzo ristampato in Italia negli stessi giorni in cui usciva il volume Adelphi. Nell'Azzurrodel cielo di Georges Bataille, scritto nel 1935, Simone Weil viene trasfigurata nell '"uccello di malaugurio" Lazare, ed è così descritta: "Era sui venticinque anni, brutta e visibilmente sporca (le donne con le quali uscivo prima erano invece ben vestite e belle). Il cognome, Lazare, s'addiceva al suo aspetto macabro meglio del nome proprio. Era strana, anzi piuttosto ridicola". E le cattiverie _ sulla povera Weil sono profuse a piene mani in questo romanzo, che è insieme irritante e straordinario proprio per la sua esibita eGermania anni '30 (Archivio Giunti). 51

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