Linea d'ombra - anno VIII - n. 51 - lug.-ago. 1990

SAGGI/POREMENT che sarebbe andato presto a Parigi. Gli ho dato il mio indirizzo. Risultato: un'ora dopo mi ha proposto di sposarmi non appena rientrato in Francia. Gli ho detto che non lo conoscevo da abbastanza tempo". Ciò che vede in Umbria cancella tutto quello che aveva visto sino allora in Italia e che pure era tanto bello. Scrive ai suoi: "Quando ho visto Perugia e Assisi, tutto il resto d'Italia si è cancellato per me. Mai avrei immaginato una simile campagna, una razza di uomini così splendida, e degli oratori così commoventi. Avete rischiato per poco di perdermi per sempre, perché sopra a Assisi, a un'ora e un quarto di strada c'è un oratorio sulla montagna, antico eremitaggio di san Francesco, dove un giovane francescano, raggiante di fede, fa da guida. Quando ha notato l'impressione che mi faceva il luogo, mi ha raccontato la storia di una donna che nel XV secolo vi era salita vestita da uomo, s'era fatta ammettere come francescano e vi era vissuta per vent'anni. Solo dopo la morte si era scoperto che si trattava di una donna. La chiesa l'ha beatificata. Se avessi saputo questa storia prima di salire, chissà se non l'avrei rivissuta io? San Francesco sapeva scegliere i luoghi delle sue dimore. Non ho mai visto nulla di così dolce, così sereno, così felice come la campagna umbra vista di lassù." Anche a Posternak dirà: "Ad Assisi, Milano, Firenze, Roma e il resto sono scomparsi dal mio ricordo, tanto sono rimasta abbagliata da queste campagne così soavi, così miracolosamente evangeliche e francescane( ...) e da questi nobili esemplari della specie umana che sono i contadini umbri, questa razza così bella, così sana, così vigorosa, così gioiosa e dolce.( ...) Un problema: tutto è francescano ad Assisi e nei dintorni, tutto, salvo ciò che è stato fatto in onore di san Francesco (eccettuati i begli affreschi giotteschi). È francescano tutto ciò che ha preceduto Francesco. C'è da credere che la provvidenza abbia creato questi campi felici e questi umili e commoventi oratori per preparare la sua venuta. Ha notato che la piccola cappella dove pregava, a Santa Maria degli Angeli (al diavolo la grande chiesa che la racchiude!) è una piccola meraviglia dell'architettura! Ed è tanto superiore alle opere della maggior parte dei famosi architetti, quanto una canzone popolare lo è rispetto a quelle della maggior parte dei famosi musicisti". Fu in questa piccola cappella che Simone ebbe il secondo dei tre contatti col cattolicesimo che più tardi ricordò come veramente significativi. Di ciò che accadde là non parla, né nelle lettere ai suoi né in quelle aPosternak, ma lo dirà nel 1942 al P. Perrin: "Ero sola nella piccola cappella romanica del XII secolo di Santa Maria degli Angeli, meraviglia incomparabile di purezza, dove san Francesco ha pregato molto spesso. Qualche cosa di più forte di me mi ha obbligato, per la prima volta in vita mia, a mettermi in ginocchio". Ritorna poi a Firenze per assistere al Maggio musicale fiorentino. Qualunque sia stata la sua pena nel lasciare l'Umbria, questo ritorno a Firenze è per lei piacevolissimo. "M'è sembrato di ritrovare la mia città natale dopo un breve viaggio. In nessun luogo sono a casa mia come qui. Va almeno due volte a rivedere, san Miniato, "la più bella delle chiese fiorentine, a mio parere"; rivede "la Vecchia sacrestia di san Lorenzo, i Donatello, i basso48 rilievi del campanile, gli affreschi di Giotto a Santa Croce, il • Concerto del Giorgione, David, l'Alba e la Notte"; rivede la chiesa del Carmine ("quanto sono belli gli affreschi di Masaccio! "). Sale a Fiesole. Durante le sue passeggiate legge vérsi di Dante, di Petrarca, di Michelangelo, di Lorenzo il Magnifico. Legge anche Machiavelli e Galileo. Compra le opere complete di quest'ultimo e dice: "Ho trascorso un luminoso pomeriggio a ripercorrere le sue straordinarie scoperte sul movimento uniformemente accelerato; ciò procura un ineguagliabile piacere estetico, soprattutto letto qui." Frequenta la Casa del Fascio, dove l'ha condotta "uno dei fondatori del fascio fiorentino, ferroviere di mestiere ed ex sindacalista", col quale è entrata per caso in conversazione in un caffè ali' aperto. Cerca di conoscere e di giudicare imparzialmente il fascismo. Dice a Posternak: "Alla casa del Fascio, c'è un ufficio informazioni per stranieri con ùn giovane intellettuale aperto, intelligente e, si capisce, simpatico (li scelgono così). Incontrato nel suo ufficio un marchese di una delle più antiche famiglie fiorentine, molto ricco e molto fascista e assai interessante. Fra le cose che mi ha raccontato (noti che non ho mascherato le mie idee) alcune mi son simpatiche, altre meno." E più sotto: "Senza quest'esaltazione della guerra, molte cose del sistema mi attirerebbero, ma -credo di averle spiegato il perché- il sistema ha, credo, essenzialmente bisogno di questa esaltazione. La cosa mi colpisce non tanto per umanitarismo, quanto perché suona falso. La vita e la morte non sono così. La seduzione della guerra è fin troppo reale, ma non ha niente a che vedere con tutte queste parole vuote, che, in questo paese e fra questa gente, sembrano ancora più vuote ..." Racconta a Posternak che, il giorno in cui è andata a Fiesole, un operaio fiesolano si è messo a parlare con lei mentre aspettava l'autobus per rientrare. "Mi ha detto (vedendomi con i libri in mano) che gli sarebbe piaciuto studiare, ma che faceva un mestiere molto umile, era muratore; che Fiesole era in una posizione splendida e che la vita .sarebbe bella, ma che lui guadagnava troppo poco e che la sua era una vita miserabile; il tutto con il tono più semplice e con un sorriso gioioso. Gli ho chiesto se aveva famiglia; mi ha risposto che amava troppo la libertà per desiderare di sposare e che, essendo appassionato di musica, se ne andava tutte le domeniche lungo le strade con degli amici e la sua chitarra (ecco uno che non deve pensare spesso alle cose che preoccupano tanto il suo amico). Come non amare un popolo così?". Fu la sera del giorno in cui salì a Fiesole che ascoltò Le Nozze di Figaro direte da Bruno Walter. Era la penultima opera di questo "Maggio musicale", che si prolungava fino a giugno. ·scrive ai suoi: "Le Nozze di Figaro con Bruno Walter sono state al di sopra di tutti gli aggettivi possibili e proprio nel posto giusto: a Firenze! (...) Mi è venuta una gran voglia di ridere quando Cherubino getta per terra cdn rabbia la divisa militare: come fanno a permettere che si recitino queste cose, qui?". Ma l'impressione lasciata da Mozart impallidisce quando ascolta l'ultima opera del "Maggio": l'Incoronazione di Poppea di Monteverdi, "eseguita nell'anfiteatro del giardino di Boboli, sotto un cielo stellato, col Palazzo Pitti come sfondo della scena". È questa "una di quelle meraviglie il cui ricordo rimane per tutta

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