SAGGI/PfiTREMENT seduzione della guerra è fin troppo reale, ma non ha nulla a che vedere con .tutte quelle vuote parole. Che sembrano peraltro ancora più vuote in questo paese, in mezzo a questo popolo. L'altro giorno, stando la sera a Fiesole, mentre .stavo per riprendere l'autobus un operaio ha attaccato discorso con me, e mi ha detto (vedendomi con dei libri in mano) che gli sarebbe piaciuto studiare ma che faceva un mestiere molto umile, il mestiere di muratore; che Fiesole era collocata in una splendida posizione e che la vita sarebbe stata bella, ma che davvero guadagnava troppo poco e faceva una vita troppo miserabile; il tutto sul tono più semplice e con un sorriso allegro. Gli ho chiesto se aveva famiglia; mi ha risposto che amava troppo la libertà per aver voglia di sposarsi, e che, essendo appassionato di musica, tutte le domeniche se ne andava di-qua e di là con degli amici e la chitarra (eccone uno che non deve pensare spesso alle cose che preoccupano così tanto il suo amico). Come si può non amare un simile popolo? ' Sono stata felice di sapere che legge Platone nello stato d'animo adatto, cioè nell'estasi. Quanto agli altri dialoghi, che consigliarle? In franéese, solo il Gorgia e il Teeteto sono tradotti all'incirca decentemente (all'incirca!). Per la Repubblica, il dialogo più sublime, non posso che proporle questo: le tradurrò da Parigi i passi più belli, e la traduzione potrà servirle da pietra di paragone per scoprire se c'è una buona traduzione in un'altra lingua. Se poi non esiste, impari il greco ... È una lingua facile. Potrebbe anche scrivere a Mario Maunier e supplicarlo, a nome di tutti gli infelici nella sua stessa situazione, di continuare la sua fatica. Mi sembra che lei attribuisca troppa importanza ai ragionamenti sull'immortalità. Io gliene attribuisco davyero poca. C'è in questo un problema di fatto eh~ nessun ragionamento può troncare in partenza. Ma che ce ne importa? Nessun vero problema della vita può cambiare in funzione di cosa ci sarà dopo la morte. È in questa vita che si tratta di elevarsi sul piano delle cose eterne (mens sentit experiturque se aeternam esse, diceva Spinoza), strappandosi all'influenza di ciò che continuamente nasce e perisce. E se tutto dovesse sparire con la morte, è ancor più importante non fallire la vita che ci è stata· data, aver salvato l'anima prima della sua fine. · Sono convinta che sia questo il vero pensiero di Socrate e di Platone (come del Vangelo) e che tutto il resto non sia che simboli e metafore. Il vero problema del Pedone è di sapere se l'anima è della natura delle cose che nascono e periscono o di un'altra natura. E su questo gli argomenti mi sembrano perfettamente conclusivi, e il più conclusivo di tutti è l'evocazione dell'uomo Socrate. Per l'Iliade le consiglio di aspettare il mio giudizio sulla traduzione di cui parlava. Non è mai stato fatto nulla di così bello come l'Iliade; una lettura da non perdere. La pena che mi dà la sua impossibilità ad affrontare direttamente una cosa così bella mi spinge a citargliene qui appressò qualche brano: ............................ ~ .................................................................. P.S. Non le ho detto niente di Roma: a parte il memorabile incontro con il suo amico, ne ho conservato soprattutto il ricordo di un'ubriacatura di statue greche (mi hanno fatto quest'effetto; ce ne sono di ancora più belle di quelle di Michelangelo, almeno quelle di stile perfettamente puro. Quando mai - salvo Bach - è stato più espresso dopo di allora questo perfetto, divino equilibrio tra l'uomo e l'universo?) e quello della messa di pentecoste 44 a San Pietro, con i cori degli uomini e dei bambini. Musica divina sotto una divina cupola, tra la folla inginocchiata in mezzo alla quale molti rozzi volti di uomini e donne del popolo. Poiché non esiste nulla di più bello dei testi della liturgia cattolica, è questa l'arte completa che Wagnerricercava. Anzi è meglio, perché ne partecipa anche il pubblico. UNA PAGINA FELICE NELLA VITA DI SIMONE WEIL Simone Pétrement Pubbliclùamo parte di un capitolo della grande biografia dedicata alla Weil dalla sua amica e studiosa Simone Pétrement (Fayard 1973), di prossima pubblicazione italiana presso la casa editrice Adelphi, che ringraziamo, nella traduzione di padre Efrem Cerlini. Questo viaggio in Italia doveva essere una delle pagine più felici della sua vita. Partì il 23 aprile. La prima tappa fu Pallanza. Camminò per parecchie ore lungo la riva del lago in direzione della Svizzera, poi, essendosi troppo allontanata per tornare a piedi, montò su un carretto che trasportava dei sacchi di farina. Non sapendo una parola d'italiano, le riuscì difficile conversare col conducente, "un ragazzotto dall'aspetto simpatico", ma riuscì a capire che non era fascista. Fu il suo primo contatto fraterno col popolo italiano. Prese il battello per andare da Pallanza a Stresa. Arrivata a Stresa, a sera tardi, fu invitata da una maestra italiana, conosciuta certamente in battello, a passare la notte a casa sua. Questa abitava in un paesino di montagna, a un'ora da Stresa. Là, Simone si trovò in una famiglia appassionatamente fascista dove le fecero una calorosa propaganda in favore del regime. Poté vedere "come vive, alloggia, mangia, pensa la gente di un villaggio, povera, ma un po' al di sopra dei contadini". Questo secondo contatto col popolo italiano fu meno simpatico del primo. Il 26 lasciò Stresa per Milano. Arrivata contemporaneamente al Re Imperatore venuto a chiudere la fiera, trovò tutti gli alberghi gremiti e temette, in un primo tempo, di non trovare una stanza. Finì poi per trovare "una camera simpatica a otto lire, fra la deliziosa piazza Beccaria e la non meno deliziosa piazza Fontana." A Milano si sentì quasi subito come se ci fosse nata. Scrive ai suoi: "So già tutto quel che è necessario sapere dove si trova il miglior caffè espresso con panna (a 80 cent.), dove è bello prendere un cappuccino all'aperto (questa parola mi ha fatto fantasticare a lungo, finché non ne ho coraggiosamente ordinato uno e mi son vista arrivare un caffè con latte al modo della Maison du Café), dòve si compra per una lira un ottimo gelato, dove il brodo e i maccheroni sono squisiti. Compiango profondamente gli infelici seduti ai tavolini dei ristoranti a venti lire, sotto la Galleria Vittorio Emanuele, che non conoscono il gusto della pasta al sugo a una lira la porzione". A Posternak scrive: "Milano è una città popolosa; di quelle che piacciono a me( ...). La gente qui è veramente simpatica. Ti scrivo da un delizibso caffè di piazza Beccaria; poco fa il cameriere guardava ciò che scrivevo da sopra la mia spalla e,
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