grossa parte della prosa di Charms, il suo epistolario, i diari e le complesse, talvolta astruse, annotazioni degli scritti teorici. Non rientrano nell'edizione italiana i lavori per il teatro e le filastrocche rwnsense per bambini, uniche a non aver subito gli attacchi della censura sovietica e a essere in libera circolazione da molto tempo. La prosa di Charms è curiosa e coinvolgente, il suo stile rompe con i canorii tradizionali, i suoi personaggi partono dalla vita quotidiana per evolversi verso una realtà tutta particolare, straniata, dominata spesso dalla violenza, dal1' aggressività, da quella casualità, da cui il titolo aliaraccolta, che nulla ha di consueto e di logico, ma che trae l,infa vitale da collegamenti e associazioni di i~ee del tutto anomale, prese dalla vita della strada ma avulse dalla realtà ordinaria, proiettate in una dimensione spaziotemporale indefinibile, legate e sorrette da assurdi e grotteschi stati di cose in cui riesce nonostante tutto a rispecchiarsi la realtà sovietica del tempo. Citeremo, uno per tutti, il racconto lungo La vecchia, in cui si parte da una situazione ambientale quasi metafisica (una vecchia regge in un cortile un orologio a pendolo senza lancette), per proseguire con un' alternanza di quotidianità e colpi di scena, guardando il mondo con gli "occhi nudi", come da manifesto di Oberiu, e cercando con gli oggetti CONFRONTI e le persone il nuovo approccio di cui Charms tenterà una sistematizzazione nei suoi scritti teorici. La vicenda si evolve tra elementi fantasticheggianti, onirici e guignoleschi, sullo sfondo di una Leningrado apparentemente quotidiana, per concludersi, dopo alterne e intricate vicende, in una serie di puntini di sospensione {tempo e spazio hanno giocato fra di loro per tutta laduratadellanarrazione) e in un commiato dal lettore che ha la brusca è scanzonata aria di molti interventi charmsiani nel testo: "a questo punto pongo temporaneamente fine al mio manoscritto, poiché ritengo.di averlo tirato avanti già abbastanza". La lettura dei brevissimi racconti che costituiscono il ciclo Casi (trenta in tutto, indubbiamente ipiù interessanti della produzionecharmsiana), vere e proprie miniature letterarie, aperte sulla trivialità del mondo, sulla violenza e sulla volgarità (nuova variante della poslost' gogoliana, la.bassezza compiaciuta di se stessa), aprirà un orizzonte del tutto nuovo sulla letteratura sovietica di quel periodo. La fantasia, la bizzarria, la stravaganza, talvolta l'inconsueta poeticità delle trovate e delle uscite dei personaggi in quel mondo grossolano, non conoscono uguali e li collocano, con la prepotenza e l'aggressività della loro natura, fra i più significativi momenti della letteratura del Novecento. Talvoltaperfinosi rideva. Trentaepisodi della vita di ErichFried Roberto Menin Sono esistiti Tom Sawyer ebrei? Huckleberry Finn profughi? Alici nel paese delle disgrazie che, sfuggite alla deportazione, battono in Inghilterra? E Pinocchi della Hitlerjugend? Vienna, 1938. Papanek, un membro della Hitlerjugend, l'organizzazione giovanile nazista, scopre di essere ebreo. Anziché turbarsi, la cosa torna buona. Difatti era innamorato di una ragazza ebrea, e adesso potrà sposarla. Il problema è tutto dei giovani nazisti che ora perderanno un loro beniamino. Che fare? Il loro caporione del Liceo chiede consiglio al suo caro amico, che è ebreo, e di sinistra. Decide così di organizzare una colletta per permettere a Papanek l'espatrio. Non solo: metterà su una festad'addiodeigiovaninazistiall'arnicoebreo! Non potendo ormai sfruttare i locali dell 'organizzazione, i ragazzi scelgono una lontana osteria, che ancora non esponeva l'avviso: "Ospiti ebrei indesiderati". C'è di che entusiasmarsi in questo libroautobiografia (Talvolta perfirw si rideva di Erich Fried, Feltrinelli, pp. L. ), praticamente perfetto. È tutto avvenuto, nella storia. Poldi, giovane nazista, sogna di diventare ufficiale, inseguendo nobili ideali cavallereschi. Si macchierà subito di un ignobile pestaggio di ebrei inermi, poi morirà in guerra. Herd, il professore nipote del gran rabbino di Vienna, decide di "fare qualcosa di buono nella vita". 28 Foto di Cotherine Fried. Sostiene finanziariamente per anni la moglie di un nazista espatriato in Germania (prima dell'invasione dell'Austria da parte di Hitler, i movimenti socialisti, comunisti e nazisti erano parimenti vietati). In procinto di esser spedito in campo di concentramento, Herd verrà salvato dal marito della donna da lui accudita anonimamente. Cos'è che appassiona tanto in questo libro? Giovani liceali di destra e di sinistra si scambiano raccolte di volantini vietati, di tutti i colori. Un gruppo di resistenza di liceali smista libri sospetti, dalle case degli ebrei a quelle di possibili sostenitori. Il giovane protagonista si muove come un guitto tra la Gestapo che ha arrestato i suoi familiari, mobilitando e aiutando l'avvocato nazista finito pure lui in galera per futili motivi. In trenta episodi Fried ci racconta la storia della sua vita. Trenta aneddoti che affrontano con leggerezza temi pesantissimi. Verrebbe voglia di passare.questa scrittura al vaglio delle categorie critiche. Ma ci pensino i post-post strutturalisti, hanno di che lavorare. Troverebbero un'opera "apertissima", che ha la forza di parlare oltre la pagina, che rinuncia alla finzione letteraria pur restando un gioiello di scrittura. A noi basta ricordare che in questo libretto è racchiuso il nucleo dell'epica di Fried, e in un modo che sorprende non solo il lettore, ma l'autore stesso. Gli scrittori epici si fanno portatori di un sovrappiù di coscienza (critica) che agisce sul testo come un fastidioso lievito esterno ma che ha la forza risolutrice della chiarezza. Ci si è chiesti spesso, senza trovare soluzione, perché quei poeti ricorrano proprio al pericoloso pastiche ideologico che sovrappongono alla coscienza dei personaggi. In Fried la risposta è chiara. Perché senza la visione storica si finisce nelle camere a gas. Ma non per cecità, quanto per eccesso di humanitas. Le persone che hanno costellato la sua biografia sono inadeguate al compito della resistenza, ma solo perché il nazismo è un orrore che li trascende. E il giovane Erich Fried, più che di coscienza di classe, è dotato di scaltrezza, di quella furbizia che gli fa subodorare il peggio, o trovare in ogni frangente la soluzione giusta. La diversità di cui si fa portatore è la stessa che separa e unisce Tom Sawyer a zia Polly. Con la differenza, ovviamente, che l'inferno sta per abbattersi su tutti. Erich Fried, fuggito in Inghilterra nel '38, è rimasto sempre nel suo esilio volontario, nel "deserto londinese", come ha scritto in una poesia. Da lì ha combattuto gli orrori dello stalinismo a est e la restaurazione democraticoautoritaria a ovest. Non gradito a nessuna latitudine, ha cantato poesie d'amore di grande sensualità (e successo). È noto infatti che ipoeti epici sono i migliori lirici d'amore. La coscienza pretende di essere usata, una volta assunta. Ma in Talvolta perfino si rideva Fried torna alle origini simboliche delle sue scelte politiche: all'humus civile della Vienna degli anni Trenta, al pantano della sua famiglia, dove il singolo è sempre "inadeguato", ma per eccesso. Bellissima la traduzione di Margherita Belardinetti, che meriterebbe anch'essa un' attenzione critica. Non si lascia sedurre da nessuna delle poet'iche traduttive, né dalle furie filologiche che appiattiscono, né dai rischi dei coinvolgimenti creativi. Salva infatti una cosa, la voce dell'autore, sempre limpida, ironica e un po' malinconica. Ci pensino ora gli storici a fare ciò che Fried ha fatto in letteratura: a salvare non il comunismo, quanto la sua neces~ità.
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