formazione" europeo. Diverso è il rapporto tra libertà individuale e integrazione sociale, e diverso è dunque l'esito finale. Formazione in occidente equivale a socializzazione: il passaggio dalla gioventù alla maturità è nel superare e nell'interiorizzare le contraddizioni, nell'equilibrio tra le proprie ambizioni e le regole della società, nell'armonia tra libertà e felici~à. La maturità è il compimento dell' autosviluppo e il raggiungimento dell'integrazione (spesso attraverso il matrimonio). Questo presuppone la rinuncia cosciente, e senza fratture, all'essere "diversi" da ciò che si "deve" essere. Del tutto opposto il percorso dei protagonisti di Soseki. Come per Julien di Il rosso e il nero, o come Evgenij Onegin, l'autonomia individuale diventa incompatibile con l'integrazione sociale. In questo senso l'autore di Sanshiro si avvicina di più agli sviluppi successivi del "romanzo di formazione europeo". Per i personaggi di Soseki la maturità è un dato anagrafico che non corrisponde all'acquisizione di nuovi valori, ma alla perdita definitiva di uno status che nella sua indeterminatezza lasciava almeno spazio all'illusorietà del futuro. "Dopo vent'anni di vita - afferma il protagonista di Guanciale d'erba (Kusamakura, 1906)- ho capito che vale la pena di abitare sulla terra. A venticinque anni ho intuito che la luce e l' ombra sono i lati opposti della medesima cosa, che il luogo illuminato dal sole viene sempre raggiunto dall'ombra. Ecco ciò che penso ora a trent'anni: più profonda è la gioia, più intensa è la tristezza, più grande è il piacere, più acuta è anche la sofferenza. Se si tenta di separarli si perde se stessi. Se si prova a disfarsene crolla il mondo". Assurdecasualità. La maturità è rassegnazione e il senso della gioventù è dunque nella sua transitorietà, è la luce che subito diventa oscurità, la primavera cui segue inevitabilmente l'inverno. La differenza tra un uomo di trent'anni e uno di ventitré, osserva il protagonista di Erba sulla via (Michikusa, 1915),è"cheperquest'ultimo"sarà sempre primavera". È il sogno prima della disillusione. È la possibilità della scelta. Sanshiro vedeva di fronte a sé tre mondi div.ersi: quello facile, rassicurante e tranquillo, del passato, della madre, di quel "posto da selvaggi" che era il suo villaggio d'origine, dove tuttavia rton avrebbe mai più voluto tornare. Il "mondo numero due" era l'universo del sapere: chi vi apparteneva faceva una vita mis~ra, ma serena. "Coloro che facevano parte di questo gruppo avevano la fortuna di non conoscere il vero mondo, ma erano privilegiati perché ne potevano evitare l'angoscia bruciante". Il "mondo numero tre" era quello luminoso della primavera,· felice e gioioso, pieno di donne bellissime e, tuttavia, il più difficile daraggiungere. Dato che la scelta di uno avrebbe significato l'esclusione degli altri due, Sanshiro nelle sue fantasticherie ipotizza una sintesi: " ...far · venire a Tokyo la mamma, sposare una bella ragazza e dedicarsi interamente allo studio''.. Una soluzione del tutto mediocre, commenta. Soseki, e comunque riduttiva, conclude Sanshiro, perché il vasto orizzonte del "numero tre" si ridurrebbe alla piccola dimensione di una moglie e il matrimonio sarebbe comunque un ostacolo al completo sviluppo del proprio io. Noi già sappiamo, perché Soseki ce lo suggerisce, che questo vasto orizzonte è solo nelle potenzialità della mente, e che nella realtà, I 11casi" di DaniilCharms GianPiero Piretto Immaginiamo che l'uno sia il primo numero. D. Charms, III Affermazione Il nome di Daniil Charms, uno dei tanti pseudonimi, il più ricorrente e ufficiale, di Daniil lvanovic Juvacev (1905-1942) riporta all'atmosfera creativa ed entusiastica degli anni Venti e a quella più difficile e tormentata degli anni Trenta nella Russia postrivoluzionaria. I primi racconti.di Charms, pietroburghese, figlio di un membro_del gruppo rivoluzionario "Narodnaja Volja" (Volontà Popolare), apparvero intorno al '25 su riviste per bambini. Nel '28 fu rappresentata con rumore la sua commedia Elizaveta Bam, che gli conferì immediatamente la reputazione ciiautore alogico ed eccentrico. La sua attività ufficiale si concentrò, per necessità economiche, sulla collaborazione alle riviste leningradesi per l'infanzia "Ez" (Il Riccio) e "Ciz" (Il Lucherino). La sua fama in vita fu legata quasi essenzialmente a questa produzione; il suo nome, già negli anni pericolosa e ostile come già Sanshiro la avverte, il "numero tre" sarà l'irrealizzabile utopia. Il sogno di una integrazione impossibile. Sanshiro può al massimo ambire al secondo mondo, diventare cioè come il professor Hirota, o lo scienziato Nonomiya. Su questa strada sembra infatti indirizzato. Ma se nella maturità diventerà come loro, o anche come il Daisuke di E dopo, dovrà rassegnarsi all'isolamento, accettare il divario tra il reale e l'artificiosità di un mondo affascinante ma avulso dalla realtà. La solitudine è una costante dell'uomo moderno, ci dice Soseki attraverso i suoi personaggi. Da essa non si sfugge se si vuole affermare la propria individualità e libertà. L' individualismo è una scoperta e una conquista, l'unica vera filosofia di vita. Con questo termine Soseki intende la libera espressione di se stesso, il coraggio di trovare la propria strada. L'alternativa è la schiavitù della mente, la dipendenza dagli altri, in definitiva la perdita dell'identità. Per sviluppare la propria personalità il centro del mondo deve esserei 'io, non gli altri, né il gruppo cui si appartiene. È semplice intuire che nella vita reale tali propositi non possano non venire a collisione con le regole sociali. Anche per questo i personaggi di Sose- . ki sono degli isolati, dei "diversi" che cercano una soluzione a questo conflitto. L'esito finale · però non sarà mai uguale per tutti, perché Soseki fino all'ultimo non riuscirà a. trovare una risposta univoca, che coniughi libertà e felicità. Non c'è proprio una risposta, non c'è modo di trovarla se non, come ha suggerito un critico, nei capitoli finali del suo ultimo romanzo, Meian, "Luce e oscurità". Ma nori furono mai scritti. Quaranta, non era più ufficialmente ricordato in Unione Sovietica, le sue opere, a eccezione di quelle per bambini, non circolavano regolarmente. Fu il fondatore del circolo degli "Oberiuty" che si autodefinivano "pensatori naturali", combattevano la pietrificazione, l'immobilità del gusto, l'ipocrisia del mondo che li circondava. Vedevano l'ironia intorno a sé e la manifestavano nelle proprie opere. Si dichiaravano avversari degli scrittori proletari del Rapp (Associazione Russa degli Scrittori Proletari), i cui libri si ammassavano nei magazzini e non sarebbero mai stati letti dal popolo sovietico. Il clima letterario dal '27 ·al '35 fu estremamente contrario a queste tendenze e Charms fu violentemente attaccato dalla stampa: la profanazionè é la dissacrazione che operava sulla tematica e sullo stesso genere letterario erano troppo per la censura. Nel '41 venne arrestato assieme ali' amico e collega Aleksandr Vvedenskij e nel 1942, alla moglie che lo andava a visitare in ·carcere, ne fu annunciata la morte. Finalmente anche in Italia esce oggi, per i tipi.di Adelphi, finemente curata e tradotta da Rosanna Giaquinta, una raccolta dei suoi scritti (Casi, pp. 320, L. 25.000) con notevole ritardo su operazioni analoghe effettuate in altri paesi, ma più che mai preziosa e interessante. Il volume prende il titolo da un ciclo di brevi racconti dell'autore russo, Slucai (Casi), e raccoglie una 27
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