faceva l'arte di Rubin (in Il mercato d'inverno, uno dei racconti più belli di La notte che bruciammo Chrome, Mondadori, "Urania"n.111 O, trad. di D. Zinoni), "maestro dei rifiuti", che dal "mare di merci gettate via su cui galleggia la nostra civiltà" (p. 85) recuperava meccanismi abbandonati, riasseqiblandoli, concedendo loro di nuovo diritto all'esistenza. L'organicità del progetto letterariodiGibson è testimoniata anche dall'efficacia espressiva della scrittura. Nel suo stile la densità delle immagini (che spesso usano metafore e sinestesie) come il procedere rapido, a scatti appaiono pienamente in sintonia con il contesto percettivo del mondo raffigurato. CONFRONTI Le sue sono narrazioni affascinanti (Giù nel ci berspazio forse meno ricco di Neuromante ma ancora felice); dense e veloci come il futuro che delineano, possono essere lette in due modi: abbandonandosi passivamente al fascino della trama e del flusso di immagini, oppure sforzandosi di ricostruire il suo mondo in tutta la rete di cose e significati che lo attraversano. La fantascienza di Gibson fonde la tensione "realistica" dell'estrapolazione sociologica con il gusto del meraviglioso: in questo impasto sta la\Suaforza e anche il suo margine di ambiguità. Disegno di Pietro Spica. 11Sanshiro" verso la solitudine. Natsume Soseki e il romanzo della gioventù Luisa Bienati La collana "Mille gru", della Letteratura universale Marsilio, che si prefigge di offrire un itinerario di lettura attraverso mille anni di produzione· letteraria giapponese, presenta questa volta (ed_èil sesto volume della serie) un romanzo di Natsume Soseki (secondo l'uso giapponese il cognome precede il nome proprio): Sanshiro (Marsilio 1990, pp. 336, L. 18.000, traduzione dal giapponese di Maria Teresa Orsi). Insieme a Mori Ogai e Nagai Kafu, Natsume Soseki è l'autore più rappresentativo del periodo Meiji (1868-1912), cioè degli anni dell'apertura del paese -all'occidente e della modernizzazione. Sanshiro, apparso nel 1908, è la prima parte della trilogia che prosegue con Sorekara (E dopo, 1909) e si conclude conMon (TIportale, 1910). L'apparato critico, a cura della stessa M.T. Orsi, offre inoltre un quadro completo sui temi e sulle problematiche delle opere dell'autore. Il lettore vi ritroverà romanzi già noti, apparsi in traduzione italiana negli scorsi anni: Kokoro (Anima, tr. di Nicoletta Spadavecchia, Milano, Editoriale Nuova, 1981) e Kusamakura (Guanciale d'erba, tr. di Lydia Origlia, Milano, Editoriale Nuova, 1983). Sul treno che lo porta dal remoto paese del sud fino a Tokyo, Sanshiro incontra per la prima volta la realtà. Inevitabile, e violento, è 26 Natsume Soseki. l'impatto tra il suo provincialismo e il "mondo vero" della modernità. Non è solo l'ingenuo, attonito stupore di un ventitreenne inesperto, ma piuttosto il divario, sottolineato con insistenza da Soseki tra due epoche e due diversi modi di essere: quello tradizionale di Sanshiro e della provincia, rimasto al "primo anno del- ' l'era Meiji", cioè a prima della modernizzazione, e quello attuale della capitale (siamo all'inizio del '900), specchio del rinnovamento, jove il pensiero dell'era Meiji stava ripercorrendo "nel giro di quarant'anni tutta la strada che la storia dell'occidente aveva fatto in tre secoli". Questo contrasto e questo anacronismo sono rilevabili ovunque, nèll' architettura della città come nel comportamento degli individui, sempre in bilico tra il pesante e opprimente fardello del passato e il luminoso futuro promesso dalla civiltà moderna. Anche nei romanzi successivi Soseki confermerà ciò come una delle cause del disagio dell'uomo; della solitudine che egli deve pagare per essere nato "in questa epoca moderna, così piena di libertà, di indipendenza ed egoistica affermazi_oneindividuale". Se l'esito dei romanzi di Soseki è pessimistico, Sanshiro rappresenta tuttavia un'eccezione. È il romanzo della gioventù, momento cruciale della formazione di un individuo. Si tratta però di una gioventù che non si traduce in maturità: non sappiamo quale sarà il futuro destino di Sanshiro perché l'autore ci presenta solo pochi mesi della sua vita, dalla partenza per Tokyo fino alla prima delusione d'amore. Sanshiro è come un flash su un momento, quello più denso di significato, nella gioventù del protagonista; nel secondo volume della trilogia, intitolato non caso E dopo, Io scrittore sposta la sua visuale su un altro scorcio, quello dellà maturità dell'individuo, di una maturità però già raggiunta. Manca il nesso, J.' anello di congiunzione: il passaggio da un'età ali' altra, essenziale alla comprensione del processo formativo, non viene descritto, resta una zona d'ombra. La gioventù, così come ci appare nell' esperienza di Sanshiro e dei suoi ventitré anni, è il momento dell'ottimismo, dell'innocenza, delle idealità, della speranza. Il suo mondo è quello che vediamo ritratto attraverso i suoi occhi (suo è il punto di vista della.narrazione) e il suo sguardo è quello di chi ancora non è in grado di capire appieno come va il mondo. Ecco perché ha un senso parlare di idealità, perché manca quell'accumulo di esperienze negative che fa da preludio ali' età delladisillusione. Non a caso il romanzo si conclude con il primo fallimento d'amore, proprio perché la fine dell'illusione è l'inevitabile passo verso la maturità. La gioventù del protagonista vient; simbolicamente abbinata da Soseki al concetto di modernità: entrambi sono infatti sinonimo. di trasformazione, di mutamento continuò. Il conflitto interiore di Sanshiro tra movimento e quiete, dinamismo e staticità, riflette, come sottolinea anche la curatrice, il dilemma· del Giappone e dj tutte le società moderne. Se nell'esperienza letteraria delB ildungsroman la gioventù ha rappresentato "la forma simbolica della modernità", lo stesso abbinamento concettuale sembra essere valido anche nella narrativa di Soseki. Tuttavia, al di là delle più evidenti similitudini, molte sono le differenze con la forma più classica del "romanzo di
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