Linea d'ombra - anno VIII - n. 51 - lug.-ago. 1990

CONFRONTI là nel ciberspazio. WilliamGibsone la nuova fantascienza Bruno Falcetto L'inizio di Count 'Zero-secondo romanzo di William Gibson (pubblicato ora da Mondadori nella traduzione di Delio Zinoni come Giù nel ciberspazio, pp. 237, f,_ 18000)-è diretto, come lo era quello di Neuromante: anche se l'immersione nel mondo del racconto non avviene nella stessa maniera. Qui l'attacco è quello tipico del romanzo d'azione. È il rapido susseguirsi dei fatti a catturare l'interesse di chi legge: prima il segugio esplosivo che colpisce Turner lasciando poco intatto del suo corpo, e poi la sua conservazione psichica artificiale ("tre mesi nella riproduzione ROM simstim di un'infanzia idealizzata nel New England nel secolo passato", p. 7) e la sua ricostruzione fisica, tutto nella prima pagina. Neuromante si apriva invece su un paesaggio: "Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto" (Editrice Nord, 1986, trad. di G. Cossato e S. Sandrelli, p.3) che nella sua rapidità sintetica suggeriva subito l'atmosfera visiva del libro: era lo scenario, fitto di immagini originali e corpose, ad affascinare il lettore. In tutti e due i casi, comunque, l'immediatezza dell'avvio rafforza l'impressione di densità del mondo raffigurato: il lettore è gettato in un'azione in corso e in un mondo inmovimento che dovrà ricostruire poco alla volta avanzando per le pagine. Un mondo pieno e omogeneo. L'immagine del futuro proposta da Gibson infatti non poggia sulla felicità delle singole invenzioni, ma sull'organicità dell'insieme. Gli enormi complessi urbani affollati da numerose e varie categorie umane, il ciberspazio e il simstim, le biotecnologie e la neuroelettronica, le multinazionali anonime e le compagniefarniglie,l'onnipresenza degli oggetti-merci sono l'intelaiatura sociale e tecnica di un'acuta rappresentazione dell'esperienza individuale e collettiva. Elementi che non valgono tanto in sé quanto nella loro interazione reciproca e, soprattutto per la loro incidenza sulla vita degli uomini. Nel domani di Gibson la crescita di complessità di un corpo sociale sempre più frantumato, che ha smesso ormai di esprimere valori o ideologie collettive, comporta un progressivo allontanamento dei centri decisionali dall 'esperienza e dal controllo individuale. Il potere ha forza e presenza inequivocabili, ma è lontano e opaco, chiuso in una logica di autoperpetuazione e rafforzamento sia quando hai] volto anonimo delle multinazionali, sia se mostra quello eccentrico della dinastia famigliare o del magnate (il Virekdi quest'ultimo romanzo). Avere una visione d'assieme, raggiungere "il bordo della folla" (p. 105) diventa sempre più difficile. In questa realtà la presenza della tecnologia è capillare e altera radicalmente l'esistenza quotidiana di ognuno: corpo e psiche sono sottoposti a trasformazioni e deformazioni continue, che rendono la loro stessa identità sempre più mutevole e sfuggente. Il corpo è un vestito da cambiare o modificare nello sforzo di esprimere una personalità propria, che sovente si capovolge nell'adesione a identità prefabbricate e massificate. La possibilità di manipolare il corpo umano gli estende le leggi del consumo, rendendolo oggetto fra gli altri oggetti. L' evoluzione tecnolÒgicamuta con altrettanta profondità il contesto percettivo: innanzi tutto rendendo labili i confini che separano esperienza concreta ed esperienza fittizia, e poi investendo l'individuo con un costante flusso di sollecitazioni sensoriali sempre più intense. Così lo 'spettacolo' offerto dai media attraverso il simstim è in tutto analogo all'esperienza vissuta: l'illusione è completa, dà la stessa pienezza di coinvolgimento (vista-udito-odorato-tatto-gusto) della realtà; mentre i mezzi della neuroelettronica consentono anche accesso diretto alle emozioni e all'inconscio altrui. La simulazione del ciberspazio (rappresentazione grafica integrata del flusso di dati conservati nei vari sistemi informatici del pianeta), invece, non duplica la realtà materiale (quanto il simstim è un '.'giocattolo carnale" - Neuromante, p. 56 -, il ciberspazio consente una sorta di IÌberazione dal peso della corporeità), piuttosto sembra rendere visibile la struttura profonda di questa società, il nesso di economia e informazione su cui si regge. E non solo. La matrice, "l'allucinazione consensuale e incredibilmente complessa dell'umanità", spazio che non è spazio "dove i grandi nuclei dati delle società bruciavano come nove fluorescenti", è "un intero universo" (Giù nel ciberspazio, p. 44 e 122). Realtà seconda, schematica, si rivela più ricca di quella oggettiva, meno prevedibile e controllata. Non a caso la serie dei romanzi gibsoniani racconta di come poco a poco questo spazio mentale ed elettronico si popoli di presenze nuove, estranee ai progetti dell'uomo. Il ciberspazio è un luogo complesso: ambiente eminentemente tecnologico è altrettanto spazio dell'avventura e del mistero, strutturato geometricamente si apre volentieri alla fantasia visiva. In questo mondo i personaggi di Gibson non sono a loro agio. I protagonisti delle sue storie sono degli inquieti e degli isolati, mal sopportano gli inquadramenti ("He was a perpetuai outsider" si dicedi Turner), ma non sono dei ribelli, non contestano la realtà. Ne sono presi. Vi si adattano, la subiscono e insieme ne sono affascinati. Hanno il gusto dell'avventura e insieme il senso del mestiere: nel loro "professionismo" si esprime forse lo sforzo (tutto individuale) di sottrarsi alle logiche dominanti del profitto e della passività attraverso un'azione che lascia una traccia innanzi tutto perché ben fatta, appropriata e coerente (che risponde a un progetto eha unasuaeleganza, enon si consuma nel suo obiettivo). L'uomo di Gibson è insomma un ospite affascinato e sofferente del suo mondo. La ricchezza e l'intensità degli stimoli sensoriali ed emozionali a cui è sottoposto, la velocitàdell' esperienza sono attraenti ma insieme dolorose (e i protagonisti sono comunque figure privilegiate che si staccano dal destino massificato di ottundimento e angoscia della gente comune). In tutti i suoi personaggi è vivo il motivo del ricordo: alla loro tipica immersione nel presente dell'azione si accompagna spesso il senso dello smarrireedellosmairirsi. L'attenzionediGibson per quello che si è per9uto - per quanto viene lasciato aimargini, scartato -emerge con forza in alcune figure notevoli e particolari. In quest'ultimo lavoro è quella del Fabbricante di scatole che in mezzo a un "turbinio di detriti", "un lento uragano di cose perdute" ("un guanto da bambino ingiallito, il tappo in cristallo di una boccetta di profumo svanito, una bambola senza braccia con la faccia di porcellana francese", p. 213-14) pesca frarnmei:itidi oggetti richiamandoli, nelle sue scatole, a una nuova vita e a un nuovo significato. Non diversamente da quanto i--.. «Bei tempi» Lo sterminio degli ebrei raccontato da chi l'ha eseguito e da chi stava a guardare pp. 236, L. 35.000 Elie Wiesel La città della fortuna Un viaggio ai confini della follia pp. 181, L. 20.000 EditriceLa Giuntina ViaRicasoli26. Firenze 25

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