Linea d'ombra - anno VIII - n. 51 - lug.-ago. 1990

Giuseppe Anceschi Deliolessa profilo diunpoeta pp. 216,lire18.000 GIANNITURCHEnA Dino Campana biografiadi un poeta MarcoWeiss Il calciatore pp. 96,lire12.000 GIUSEPPEANCESCHI Delio Tessa profilodi unpoeta GianniTurchetto DinoCampana biografia diunpoeta pp. 256,lire18.000 MARCOWEISS li calciatore RAYMONDCHANDLE,tt-~------~ La polverina del professor Bingo KaymondOiandler la polverina delprofessor Bingo pp. l04,lire13.000 A SEffEMBRE IN LIBRERIA ErichHackl IlcasoAurora pp. 160,lire15.000 GaetanoNeri Conversazione conunbranzino pp. 128,lire12.000 MARCOSYMARCOS Via Settala 78 - 20124 Milano tel. 02/29517420 - 29517422 CONFRONTI mento: la sorella è la figura materna, una madre vicaria dopo la morte della madre vera). Erano storie di solitudine, di isolamento, di estraneità, di assenza di rapporti al di là di quelli esistenti all'interno di un tipo di nucleo familiare di cui l 'antipsichiatria ci ha spiegato tutta la miseria. Cortesie per gli ospiti ci aveva proposto una scrittura decisamente mutata, in cui gli echi letterari (James) erano decisivi per la costruzione stessa della situazione, mentre in precedenza echi assai diversi (Miller e Ballard,per esempio) agivano più che altro sulla forma, sullo stile della narrazione. Ma non era difficile ritrovare certi punti fermi, certe costanti, certe preoccupazioni ricorrenti: l'infanzia, l'educazione repressiva e deformante, la degenerazione delle pulsioni erotiche e, nella scrittura, la freddezza di fronte all'orrore. E anche Bambini nel tempo, seppure nuovamente diverso per certi aspetti stilistici, ci aveva in buona parte riproposto i temi e il mondo narrativo del primo McEwan. Con Lettera a Berlino siamo in tutt'altro mondo. L'ultimo McEwan si colloca nell'ambito della miglior tradizione inglese del romanzo di spionaggio: non tanto quella di Le Carré (che tuttavia non può non essere presente a McEwan per la desolata e raggelante Berlino della Spia che venne dal freddo), quanto piuttosto quella di Maugham e di Greene, maestri nel!' offrirci un ritratto antieroico, ordinario, impiegatizio, dell'apparato dei servizi segreti. E pure alla migliore tradizione antipatriottarda di certa intellettualità inglese ("tra tradire la patria e tradire un amico non avrei dubbi: salverei l'amico") appartiene la decisione del protagonista, Leonard, di svelare ai russi l'operazione segreta a cui lavora ''per salvare se stesso" e Maria, la donna che ama. È vero che "dentro di sé non la pensava proprio così", ma è anche vero che comunque si sentiva innocente, innocente non solo rispetto all'uccisione di Otto, l'ex-marito di Maria, ma anche rispetto al tradimento, "un inconveniente ineluttabile, dato ciò che era successo". Per la verità McEwan mette cautamente il suo personaggio al riparo da troppa spregiudicatezza e lo fa partire da Berlino davvero "innocente" del tradimento: infatti quasi subito Leonard si rende conto che l'operazione segreta era stata rivelata ai russi da qualcun altro (da chi, lo sapremo solo alla fine del libro) perché l 'irruzioneera avvenuta alle 12e 58,mentrelui all'una e dieci doveva ancora fare la sua spiata. La vicenda di Lettera a Berlino si svolge nel 1955, in piena guerra fredda, con una contrapposizione tra le due superpotenze in cui la Gran Bretagna (sebbene non ci sia ancora stata la crisi di Suez) non può che avere un posto di secondo piano, come ben esemplifica il ruolo di Leonard e più in generale dell 'Intelligence britannica all'interno dell'operazione spionistica. È in questa luce, e lo conferma la frase di Churchill nella citazione messa a mo' di epigrafe, che vanno letti i sentimenti americani così presenti nella prima parte del libro. Leonard ne è più che altro testimone, anche se lui stesso si ritrova a riflettere sulla sua estraneità, o sulla sua diversità, rispetto ai colleghi d'oltre oceano. Per lui, come per tanti della sua generazione, l'avvicinamento passerà attraverso la musica, il rock di Little Richard e di Bili Haley, più che attraverso i rapporti personali, che resteranno pur sempre frenati dal senso della diversità. Ben più drammatica è la contrapposizione con la Germania dei vinti: i nascosti atteggiamenti di superiorità di Leonard, il compiacimento per l'efficacia distruttiva dei bombardamenti messo a tacere con vergogna, riesplodono nel rapporto con Maria, nella fantasia erotica in cui immagina di possederla con la forza, perché "appartiene al mondo dei vinti: era stata conquistata, era sua di diritto, doveva dargli quel che gli spettava". Quando la fantasia si tradurrà in atti, Leonard dovrà confrontarsi con la miseria che la guerra ha prodotto in qualche angolo riposto della sua mente. Questo resterà uno dei temi centrali del libro e ritornerà nuovamente con l 'irnmagine di Leonard in giro per Berlino con due valigie contenenti il corpo squartato di Otto. Lo stesso McEwan ne ha suggerito la valenza metaforica, definendole come il sanguinoso bagaglio della storia europea, la nostra memoria collettiva di genocidi e guerre mondiali. Come noi, Leonard non sa come liberarsene e non riesce a guardarvi dentro perché lo spettacolo è troppo orribile. Anche se questo non risultasse così chiaramente dal romanzo, c'è però un finale (in particolare le ultime pagine) che apertamente insiste sul senso, e sulla mancanza di senso, dell'eredità della guerra sulla storia europea degli ultimi quarant'anni; e sulla necessità di superarla. È comunque ovvio che McEwan ha voluto raccontarci, come in certi romanzi di Greene, una storia avventurosa che ci consenta di riflettere sulla Storia. Una proposta, dunque, assai diversa da quelle precedenti, e comunicata con un linguaggio decisamente diverso (anche se nelle pagine dello squartamento del cadavere di Otto è fin troppo facile ritrovare la freddezza di fronte all'orrore dei primi libri; facile, ma inesatto, perché qui il personaggio, se non il narratore, sente tutto l'orrore del gesto che compie). Con Lettera a Berlirw McEwan ha lasciato i territori più impervi dell 'iper-realismo per scendere nelle più facili piane del tradizionale racconto realistico, ricorrendo per di più alla popolarissima struttura della spy story. Lo ha fatto in modo brillante, con una sottigliezza di costruzione e una fluidità di narrazione davvero eccellenti, che non mancheranno di procurargli coorti di nuovi lettori. E non è grave se essi si appassioneranno soprattutto alla storia d'amore dei due protagonisti e alla loro possibilità di farla franca. McEwan ha scritto un romanzo a misura dell'industria editoriale, destinato a un pubblico relativamente di massa: a chi apprezza di più/l giardirw di cemento non dispiacerà se a questo più vasto pubblico, insieme al lieto fine, giungeranno i riflessi di una meditazione accorata sugli odi, i veleni e le fragili speranze che percorrono la nostra vecchia Europa.

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