CONFRONTI 11 Ma non sono un eroe epico'' Auden, oltre l'ombra del· tempo Francesco Binni Inquesta finalepenombradelNovecentoniente è più chiarodi questo: un effetto perverso dell'ossessione di questo secolo per generazioni, epoche e decenni, per l'obsolescenza culturale e sociale, ci vuole tutti' all'apice di un punto di fuga politicocoscienziale,vittimedi unrestringimentodi visionecheatterrirebbe se non scattasse continuamentela memoria del nostro tempo, del nessocospirativo con i massimi testimoni di questoprocesso. La ricerca di questi ultimi incontra spessissimo un poeta che amiamo,vittima dello stessoprocesso e suo implacabileanalista: W.H.Auden. A dispetto delle varianti in quella che potremmo definire l'allegoria o la favola morale della vicenda Auden - tuttora così poconotainItalia-si è generalmenteavvertita, fra icritici,quella che Auden, parlando delle rivoluzioni politiche del suo tempo, chiamò"una rara discontinuità" nel suo progresso- fra Primo e Tardo, Socialista e Cristiano, Inglese e Americano, Sinistro e Destro,Rivoluzionarioe.Conservatore,Populistae El~tista.Quasi tutteleallegoriedipendonodall'esistenza di dueAuden,Auden.fi/s e Auden père, per dirla così (un acuto critico americano,Randall Jarrell li chiama l'Originale InconscioAuden Internoe il Moralistico Conscio Auden Esterno). A parte l'attinenza discutibile di questi schematismi allegorici a quello che resta uno sviluppo poetico da sempre problematico, sta di fatto che l' Auden che percepiamocoìne figura storica è anche il prodottodi discorsi che lo attraversano e lo travalicano. Il grosso rilievo dell'esperienza "Auden" sta proprio nel fatto di situarsi nel nostro secolo come puntod'intersezione di più lineedel testo socialecontemporaneo. Che ci sia stato un poeta chiamatoW. H. Auden, nessundubbio a riguardo,così come sul fattoche abbia fatto certe cose, sia vissuto in certi luoghi e abbia scritto certi testi. Ma è anche sempre più accertabile, soprattutto nel caso di Auden, che il significato di quegli eventi,come i significatidi quei testi, non occupaun posto storicofisso per sempre, nonha un'iscrizione cronachisticaimmutabile.Chiariamo:quandoci mettiamoa leggereAuden- e andrà dettocheuna vera letturadelle suepoesie è a malapenainiziatasi dovrà anche realizzare che si può, in realtà, solo rileggerlo: le poesieda lui scrittesono intantostateriscritte dal processostorico, comeluistessointuitivamentericonobbequandocercò,lungotutto l'arco maturodella sua carriera,di modificareretrospettivamente, censuraree epurare alcune di esse (Spain resta tra le vittime più risonanti di questo processo). Col che non si vuole sottoscrivere alcuna apertura del canone audeniano in chiave di "testualità" - solo suggerire un nesso fra la vita privata di Auden e quella pubblica,fral' AudenIntroversoe l' AudenEstroversoe rivendicare un'uguale politicità ad ambedue,riflessi complessi della storia contemporanea. Il fatto è che la riluttanza generale a rispondere agli elementi"privati" nelle sue lirichepersonali puòavere accentuato il senso audeniano di distacco da esse, che a sua volta autorizza il poeta a recidere ogni legame fra.la propria storia e la loro. Se esse infatti sono ormai proprietà pubblica le liriche personali sembranoaver perso il valore sentimentaleche avevano per lui;di qui la sua decisionedi ritoccaregli originali,aggiungendo o togliendo, con dediche arbitrarie e una disinvolta scelta di titoli, una costante frivolizzazionepostuma di contenuti avvertiti· dai lettori coetanei come serissime ingiunzioni storiche.L'autocensura audeniana arriva, nel 1945,a pubblicare la raccolta delle poesie fin lì scritte, meno quelle bandite dal canone e con quelle 20 espurgate, fuori di ogni cronologia o di un ordine tematico o generico,ma secondo un ordine alfabetico della prima parola del primo verso delle poesie che hanno superato il severo vaglio del poeta:un procedimentocosì non solo rende impossibileseguirelo sviluppostilistico audenianoma impedisce al lettore di collocare una poesiaparticolare in un qualsiasi segmentodel tempo storico. Lèggiamo qui una strategiavendicativa del poeta: sebbene abbia perso le poesie private egli sembra determinato a mantenere un controllosullepoesiepubblicheche esse sono diventate-distaccato comunque da quello che esse hanno detto, come non essere altrettantodistaccato da qualunque idiosincraticaalterazioneegli decidadi apportarvi?Certo è che sarebbedifficile trovareun altro corpuspoetico che sembri essere stato così palpabilmentesottratto al suoautore,ma che, pezzoper pezzo, questi si sia interamente ripreso. Di qui uno dei primi dati da ricordare della poesia audeniana: la divisionedel pubblico dal privato. In questa distinzionesta per lui la fondazione della moralità letteraria, e per tutta la sua vita Audencerca senza successodi darle una consistenzaassoluta. La sua poesia tenta di mostrare un volto pubblico: perfino le liriche d'amore evitanoquell'aria di misteroche rimandaa un'interpretazione privata - i loro significati sono tutti lì, sulla superficie: il mistero è nascosto, sta in regioni più profonde. Allo stessomodo ciòche è più idiosincraticoepiù personale in questapoesia sembra esserea prima vista una questione di tecnica, una parte dell' ingegno creativo.La maestria tecnica ha come una delle sue funzioni quelladi erigereunabarriera.Manessunapoesiapuòmaidiventare completame1;1tepubblica per Auden, che rifiuta - si è detto - la natura pubblica della pubblicazione: le sue poesie rimarranno sempresua proprietà privata di cui poter disporre inpiena libertà. Nessuno più di Auden arriva ad avere una visione così etica del copyright! Fatta questa distinzione apparentemente assoluta, Auden si sente libero di giocare a cuor leggero con il rapporto fra pubblico eprivato.Verso la finedellavitadiventa chiaroche-sonogli aspetti privati,proibitidella vitadi uno scrittoreche lo interessanodi più: di qui le sue straordinarie recensioni di epistolari e diari in cui la domanda "Mi sarebbe piaciuto?" è quella che s'impone prima di ogni altra su poeti e autori del passato. Mai questa fondamentaleambiguità è più importanteche nel suoatteggiamentoversola sua tarda,brillantepoesiapornografica, The Platonic Blow. Auden reagisce con sdegnoalla suapubblicazione clandestina, nel 1965, negli Stati Uniti e la chiama "quella poesia a me ascritta", salvo poi a discuterla di lì a poco con giustificato orgoglio come sua propria creazione. The P/atonic B /ow, a differenzadellapoesiadi questogenerenelcanonedi poeti di prima grandezza, non è né satirica né comica, ma diretta e "operativa"come i disegnileonardeschidel rapportosessuale,solo che inpiù è designata francamentea eccitare il propriolettore. The Platonic Blow nasce privata, non certo intesa a essere pubblicata; tuttaviasi presenta comepubblica, una narrativa in primapersona di completaimpersonalitàecompletadiscrezione-niente, senon il suo stile virtuosistico, la farebbe attribuire a Auden, e solo il realismostraordinariamentedettagliatocrea l'illusione-come in Defoe - che l'autore era lì. Auden era compiaciuto di essere stato il primo (non solo in questapoesiama anche in alcune recensioni firmate)a introdurre
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