J ordan Radickov L'uovo di gennaio A cura di Danilo Manera Un surreale caleidoscopio dalla voce più autorevole della nuova Bulgaria. Manés Sperber Gli acquaioli di Dio Nel flusso del ricordo, il percorso di una vita, di un'epoca. Paolo Flores d 'Arcais · Oltre il Pci Per un partito libertario e riformista Un'istantanea dalle ultime elezioni: il manifesto per la costituente del nuovo partito dell'a sinistra. «I Rombi» HEFTI EDIZIONI Milano BREVIARIO MEDITERRANEO LAMORTEDJ RUBERNUBENOVIC Davìc!Albahari ' HEFTIEDIZIONI RankGMari'1'<'1( MANI Vi propone una selezione di opere dei maggiori scrittori jugoslavi contemporanei tradotte in italiano per la prima volta 20122 Milano - via Podgora 12b - tel. (02) 48008625 - fax (02) 4984814 Promozione e distribuzione Consorzio Distributori Associati, 40050 Bologna - (051) 969312 14 IL CONTESTO Allora si combatteva nel marxismo un'ideologia certamente chiusa e carente, ma tuttavia relativamente più attrezzata a fare i conti con la r~altà. Oggi che questa teoria è manifestamente e dichiaratamente impotente, si usa di questa impotenza per pretendere di avere avuto ragione nel passato e garantirsi l'impunità per la miseria presente. Lamaggiorparte degli intervenuti in questo dibattito non si è domandata quale fu la caratteristica più importante della cultura di allora, e ai più è sfuggito quali fossero le impronte, diverse e non univoche, che essa lasciò sul terreno e che solo a vent'anni dalla fine della guerra cominciarono a essere cancellate e sostituite. Troppo diverso, intanto, era il contesto che aveva segnato gli anni Trenta e che aveva profondamente influenzato, condizionato, suggestionato, esasperato gli ambienti intellettuali tra le due guerre. Non era più l'antifascismo il punto di riferimento, e neppure la discussione sui caratteri del socialismo, sul suo successo o sul suo fallimento (in Urss), sulla possibilità di riproporre la rivoluzione mondiale o ripiegare su un fronte progressista, sull'imperativodi unadifesa-comunqueecon chiunque- contro il nazismo. Il contesto del secondo dopoguerra si segnalava ormai per il definitivo esaurirsi della centralità europea, per i blocchi contrapposti, per l'affermarsi esplicito e arrogante delle due superpotenze, le- .gittimate entrambe da una vittoria che, per quanto rigÙardava l'Europa, solo una Inghilterra sulla via di un autoridimensionamento poteva condividere. Per il resto esistevano solo scinfitti che cercavano sotto l'altrui protezione, o l'altrui minaccia, di risorgere a vita normale. In questo contesto, il carattere dominante del mondo della cui tura fu, nella sua parte largamente maggioritaria, l'impotenza e la subalternità verso i nuovi padroni del mondo. Solo in pochi, derisi e sempre più emarginati, insistettero a domandarsi cosa potesse significare il fallimento del socialismo e quale strada potesse imboccare il capitalismo che non fosse il neoco- . lorualismo o il neoimperialismo. Mutò, in quegli anni, la nozione di impegno, e cambiò pure il rapporto della cultura con la politica, sempre più piegato, ormai, a legittimare gli interessi e le posizioni delle superpotenze, a offrirsi come supporto funzionale alle grandi ideologie dominanti, a favorire l'espulsione e l'emarginazione di ogni voce critica, autonoma, anticonformista. In Italia l'egemonia dei due fronti che si richiamavapo alle superpotenze, quello cattolico-liberale e quello social-comunis ta, non fu assoluta, perlomeno in campo culturale: nel primo caso per incapacità e indifferenza, nel secondo . per cinismo e lungimiranza.Si trattò, comunque, di un'egemonia corposa ed estesa, impastata di pressioni e censure, di ricatti e corruzione (morale, in prevalenza). Entro questa egemorua potevano trovar spazio modelli e proposte non omologabili, non fosse altro per il vuoto e l'arretratezza lasciati dal fascismo. Non molto, .adire il vero, ma certamente più ampio di quello effettivamente coperto dalle varie tèndenze di quella cultura derugrata come "terzaforzista". Prevalse, nella realtà, l'attrazione magnetica per i due poli opposti, per il manichesimo semplice, per la contrapposizione a.strattae riduttiva. La libertà della cultura, non a caso, divenne la bandiera tanto di chi esaltava Stalin per poter combattere il maccartismo che di chi giµstificavaMcCarthyperpotersconfiggere il comunismo. Il drarruna vero di quegli anni non fu una inesistente dittatura: fu un' egerrwnia congiunta di due culture diversamente obsòlete e diff erentemente incapaci di interpretare la realtà e proporne una positiva trasformazione. Un'egemonia congiunta ma nello stesso tempo conflittuale, a volte molto aspramente: proprio questa conflittualità favorì la polarizzazione, accentuò la semplificazione, spinse al1' autocensura e all'automutilazione. Oggi quell'egemonia congiunta si ripropone con forza (e uno dei suoi esiti grotteschi è la riscoperta di Croce degli idealisti reazionari e di quelli marxisti), ma senza la conflittualità e anche la passione di allora. Questo brutto dibattito è stato un segnale dell'intolleranza e dell'arroganza che è rirnast!I comune agli eredi di quelle culture contendenti e speculari. C'è tuttavia una speranza: finché il passato susciterà conflitti, finchélamemoriacree- ,rà contrapposizioni e lacerazioni, neppure l'omologazione allo stato di cose presenti potrà dirsi compiuta. E gli intellettuali avranno sempre la possibilità di riscattarsi, riacquistando, insieme con l'indipendenza di giudizio, un po' di digrutà.
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