102 CINEMA troupe ... abbiamo dovuto essere estremamente selettivi per trovare luoghi adatti alla visione romantica dei protagonisti. L'anno scorso, con una lettera al "New York Times", lei ha preso una posizione molto dura rispetto al modo in cui gli Israeliani trattavano i Palestinesi. Può parlarcene? Sono sempre stato dalla parte di Israele e ancora lo sono, ma trovo che la reazione iniziale che Israele ha avuto di fronte alle rivolte palestinesi sia stata eccessiva, che non fosse nel loro interesse affrontare la rivolta in quel modo perché poi si sarebbero biasimati da soli. Non era una cosa buona in generale e per Israele in particolare, e ancora lo pènso. Ritengo che nell'affrontare il problema dei Palestinesi abbiano fatto errori gravissimi. A volte hanno affrontato delle situazioni che sembravano impossibili con molta intelligenza ma, in quel caso particolare, penso che abbiano sbagliato. Ritiene che la sua posizione possa essere di qualche rilievo presso gli ebrei d'America? Ho ricevuto molte critiche ... No, non penso che possa cambiare il corso delle cose in questo paese. Non credo di avere più influenza di qualsiasi altro cittadino che decida di farsi avanti e dire la sua su una situazione. L'unico vantaggio è che, se prendo una posizione, la cosa arriva sui giornali, ma non credo che la gente presti più attenzione perché sono io.. Lei ha una posizione molto negativa nei confronti dell' Apart-- heid e del Sudafrica, eppure spesso la si è accusata del fatto che i suoi film manifestano molto poco interesse nei confronti della popolazione nera di New York. È d'accordo? Nei miei film posso parlare di quello che conosco. Non potrei trasmettere nessuna forma di intensità se parlassi dei problemi dei neri a New York. Non conosco quella realtà. Io scrivo di quando ero bambino, delle mie esperienze, Brooklyn, le famiglie ebree ... è il meglio che posso fare. Penso che sia compito degli artisti neri parlare della loro gente ... non potrei rappresentare artisticamente i loro problemi se non in modo molto superficiale. Certamente sono dalla loro parte, penso che in questo paese siano stati trattati in modo terribile, li capisco, ma non sono in condizione di dipingere i loro problemi con spessore e autenticità. L' Aids sta diventando uno dei mali più spaventosi del nostro secoJo. Ha qualcosa da dire i(I-proposito? E certamente un orrore. E arrivato negli Stati Uniti in un momento caratterizzato da una disgrazia e da una fortuna. Una disgrazia perché è arrivato durante un'amministrazione conservatrice, molto anti-omosessuale e razzista, con altre priorità, e quindi si è propagato molto velocemente perché il Presidente e gli uomini intorno a lui non se ne sono mai preoccupati abbastanza. D'altra parte, l'attuale Ministro della Sanità è uno dei migliori che avremmo potuto avere in una situazione del genere, non favorevole a molte delle posizioni di Reagan e di idee molto più aperte. Siamo quindi fortunati che l'uomo che conduce la lotta contro l 'Aids negli Stati Uniti sia di mentalità progressista e illuminata. Ma si tratta certamente di una calamità che richiederà moltissimi anni prima di venire sradicata. Pensa che potrebbe scrivere una commedia, qualcosa, di divertente sul!' Aids? Penso che si possa scrivere qualcosa di divertente su qualsiasi soggetto, anche sulla vita n.elghetto di Varsavia o in un campo di concentramento. Si può, bisogna avere un'incredibile tecnica e molta sensibilità. Non credo che ci sia nessun soggetto su cui non si possa fare della commedia, si tratta di timing. Ci sono alcuni temi ai quali sembra istintivamente molto difficile associare una risata, ma si possono fare commedie sul cancro e sull' Aids, non
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