canalisi alla mano, ci sarebbe da trovare più narcisismo che stile. Poco importa: non potrebbe, anzi, importarcene meno. La cosa che conta, l'unica, è che l'uomo Miles Davis trionfa sul musicista lasciando, paradossalmente, che sia il musicista a partorire l'essere umano. Il fenomeno scompare cancellato da quell 'imbattibilé evidenziatore che è la sincerità. Pochi "mostri sacri" hanno accettato in vita di mettersi sul tavolo anatomico fino a questo punto: l'autobiografia fa l'effetto di una dissezione senza anestetici e, alla fine, non si sa chi soffra di più: se il lettore, che forse si aspettava la verità altezzosa del re dei re, o l'autore che, nessuno, se non un doloroso se ~tesso, ha forzato a raccontare fino a questo punto. Altre volte si era ripetuto questo fenomeno. Lo si percepiva in lady sings the blues della Holiday,ma un sottile "vellutato" d' altra generazione lo rendeva meno scabro; lo si sentiva anche in Beneath the Underdog ma Mingus aveva in mente una denuncia politica prima ancora che persoDa lungo tempo interessato a promuovere quella che oggi si usa chiamare world music, con una dedizione che dalla fine degli anni Settantaha preso corpo nella creazione della fondazione W omad e nell'organizzazione dei festival omonimi (in ottobre a Catania se ne è avuta una prima edizione italiana), Peter Gabriel cura oggi artisticamente l'etichetta Realworldche ha esordito la primavera dello scorso anno come prolungamento e rilancio sul piano discografico deJl' attività del Womad. Mentre "sponsorizza" Youssou N'Dour, nell'ambito della musica africana moderna la rock-star ha fin qui operato per la sua collana scelte che lodevolmente valorizzano artisti assai meno à la page del cantante di Dakar, protagonisti· di filoni molto più difficilmente imponibili nel consumo occidentale epoco presi in considerazione dalla critica banalmente interessata alla "novità". Con la pubblicazione dell'album Babeti Soukous di Tabu Ley Rochereau, la Realworld ha il merito di spingere la conoscenza di un musicista la cui fama, fuori dal mercato africano, si estende sostanzialmente solo tra appassionati e specialisti. Dopo la scom92 MUSICA nale. In Miles si va oltre: Davis parla della determinazione che ha costruito la sua carriera (una determinazione che a volte si scopre ferocia) con la stessa sincerità con cui altrove racconta il suo narcisismo. Porge i propri meriti con l'arroganza di chi non ha bisogno della modestia per essere un "Maestro". E, allo stesso modo, porge i propri difetti con la tranquillità che ben coflOscechi sa che un "Maestro" lo si· diventa solo sbagliando sinceramente. È per questo motivo che la lettura porta a cancellare spesso il musicista per scoprire l'essere umano. È per questo che Miles dovrebbe essere ricordato come testo di grande letteratura prima ancora che come documento storiografico sul jazz. Miles Davis ha suonato la sua musica in un altro modo ma ha continuato a suonarla come fa da cinquanta anni: con la carta e non con la tromba, ma sempre continuando a bussare perché lo lasciassimo tornare a casa. Percy Heath, Miles Davis e LesterYoung in. una loto di Jean·Pierre Leloir (Parigi 1956). REALWORLD Marcello Lorrai parsa, nell'ottobre scorso, di Franco, il cinquantenne Tabu Ley è da considerare il più importante musicista zairese vivente mentre da decenni è uno dei più influenti . personaggi dell'intera scena musicale del continente nero. Un'idea della sua popolarità presso il pubblico africano può essere data dal numero di album, da aggiungere a quello dellaRealworld, che, tutti con il marchio della sua casa di produzione, la Genidia, ha sfornato anche in compact disc solo nell'ultimo anno: oltre la mezza dozzina. Da Franco Tabu Ley si è differenziato innanzitutto per lo spirito innovatoreconcuihamesso la rumba congo-zairese al passo coi tempi, facendo intelligentemente tesoro degli stimoli provenienti dal panorama musicale internazionale. Attento ad allargare la gamma strumentale, pronto ad approfittare delle nuove risorse tecnologiche, primo in Africa centrale a dare alle sue esibizioni il carattere di vero e proprio show, Tabu Ley si è distinto anche per contenuti di notevole sensibilità. Molto significativi, con una dichiarata volontà di impegno, sono anche i testi di Remmy Ongala, di cui l'album della Realworld,SongsforthePoorMan (primo disco europeo a proporlo), inciso con la sua Orchestre Super Matimila, fornisce una traccia. Quarantatreenne, Ongala è nato nello Zaire e si è trasferito aDar Es Salaam nel 1978: notissimo in Tanzania, rimane un illustre sconosciuto per il grosso pubblico occidentale (il Womad catanese lo ha presentato per la prima volta in Italia). Il suo stile, l' ubongo, che affonda leproprie radici nel medesimo universo di riferimento di Tabu Ley, la rumba congo-zairese, che colora di diversi influssi, ci si presenta di una finezza straordinaria e di una estrema sobrietà. Otto, finora, le uscite della Realworld. Sotto il titolo di lavorazione del film, a rimarcare la ·non coincidenza dell'album con la colonna sonora, Passion raccoglie il materiale concepito daPeter Gabriel elaborando le musiche destinate a l'ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese; lo accompagna Passion Sourcgs, florilegio di musica "mondiale" da ·cui Gabriel è stato appunto sollecitato nella realizzazione del soundtrack: vi figurano fra gli altri il pachistano Nusrat Fateh Ali Khan, il senegalesè Baaba Maal, i marocchini Nass El Ghiwane, i Musicisti del Nilo. Nustat Fateh Ali Khan, di cui Linea d'ombra ha avuto occasione di occuparsi in precedenza, e i Musicisti del Nilo sono già presenti nella serie con ,album propri (Nusrat Fateh Ali Khan, Shahen Shah; The Musicians of the Nile, Luxor to Jsna). Nei primi numeri della colonna è contemplata anche musica cubana, con l'Orquesta Revé, La explosion del momento, e indiana, con K. Sridhar (sarod) e K. Shivakumar (violino), Shringar.
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