Linea d'ombra - anno VIII - n. 50 - giugno 1990

SAGGI/TADINI Dal tragico al comico. Forse, tra scossoni e frastuono, questo è il viaggio, forse questo è il percorso. zucchero che si scioglie nel cappuccino... Il Grande Modello Universale,a cui si uniforma ogni cosa - dalle tempeste solari alla lombaggine.Forse è nel succedersi a quel mododel "dopo" al "prima" che si apre lo spazio in cui è in gradodi funzionare il congegnodel comico. Questapotrebbe essere la tramaper una buonafarsa.Qualcuno crede di essere l'assoluto proprietario di qualcosa da cui, in realtà,è interamenteposseduto.Daqui, equivoci,scambi,sorprese... Due, i personaggi: la speciee il linguaggio. E se parlaredel comicofosse comico? (Scriverne,poi!)Ogni risata, a questo punto, è lecita. Note sulle comiche del muto Le comiche del muto mettono in scena una catastrofe dopo l'altra. Disgrazie. Disastri. Il protagonista di ognuna di quelle comichepotrebbe chiamarsi"il Tormentato".O anche "l'Eterno Profugo". Abbandonando la tradizionemillenariadella commedia degli errori e degli equivoci (errori corretti, equivoci risolti), le comiche del muto si collegano in qualche modo con certe situazioni della commedia dell'arte. Penso a certe bastonature periodiche- rimaste nel teatrodei burattini - a certemaschere fatalmentesfortunate... Che cosa portano di nuovo, nell'arte della rappresentazione, le comichedel muto - oltre alla cancellazionedella parola? La novità, semplicissima e fondamentale, consiste nell'entrata in scenadellospazio. Inquellospazioprecipitatuttoil tragicoe tutto il comico delle comiche del muto. Non c'è tanto posto, nel silenzio di quello spazio, per i fantasmi della psiche, con la coerenzadelle loro storie. I caratteri, in quello spazio,è come se svaporasserq_,come se lasciassero il postoal corpo: al corpopuro e semplice. E la specie che è in ballo. Da qui, le lunghe fughe possibiliattraversoquellospazio- di corsa, interminabilmente. Da qui, le cadute. Spazio, distanze. Una prossimità irraggiungibile... È lì che. sembra collocarsi l'altrove verso il quale tendonoqueste fughe. (Che sia lì che si colloca anche il senso? In modo che potremmo anche chiederci: quei personaggiche corrono nelle comiche del muto stanno solo fuggendoda qualcosa o approfittanodi quella fuga per cercare di andare verso qualcosa?Già che ci sono...) Le cadute, nelle comiche del muto, finisconoper determinare una speciedi ritmo. Ci sembradi assistere a una cerimoniama bassa, molto bassa. Qualcosa come una maestà cap0volta, che, nelbat,teredi quel ritmo,di quei capitomboli,prendapossesso - si fa per dire - del "suo" mondo. Perché l'accelerazione, nelle comiche del muto, fa ridere - come certo non fa mai ridere il rallentamento? Forse perché l'accelerazione consuma non solo lo spazio più in breve, ma anche il tempopiù in fretta.Forseperché così, in quellaspeciedi condensazione, è il niente che si svela. E ridere è nello stesso tempoun truccochenoimettiamoinattoper adeguarciinqualche modo al niente e insieme il nostro principale sistema di difesa contro il mostrarsidel niente.Pasticciamo un po' con il sublime, insomma. (E intanto, per strano che possa sembrare, nei nostri occhienellanostramente il nientepuò prendereunafigura-per provvisoriache sia). Conl'accelerazione, nellecomichedel muto,succedequalcosa di simile a quello che a quanto pare succede nei buchi neri. Condensazione,compattamento.Il Niente si maschera,per noi. Mette la maschera del famosoMangiadistanze. Se la proiezione si accelerasse all'infinito ... Forse il niente non è un vuoto, ma un pieno. E un pieno così mostruosamente densoda abolire, appunto,ogni distanza, per minimache sia. Se la proiezionesi accelerasseall'infinito, la fuga sarebbegià finita primadi incominciare.Si sarebbegiàpresi e spacciati- per bene e compiutamente.Totalità. Che te la raccomando. Le comiche del muto... Seguiamo le paroie. Prendiamole, questeparole, come se volesserodire: le comichedi uno che non può parlare. Se fossimo tutti costretti a fare a meno di parlare, a farea menodi qualsiasialfabeto,nonci resterebbeche sbracciarci per un po' e poi tagliare la corda: e, naturalmente,finiremmoper cadere- accecati da quel silenzio. Le parole dette- che, come sidice,volano- ci consentonodi evitare almenoqualchecaduta. Ci reggiamo,a quel sostegnoimpalpabile,a quel piccolovolo di fonemi. Nelle comiche del muto, le parole scritte, che appaionoogni tanto sulloschermobuio, sembranoparole incise su lapidi, in un cimitero.Una specie di segno,ma tetro, di quel che si chiama lo spirito.Un suo "a parte", piuttosto cavernoso. La condizione tecnica - l'incapacità della tecnica, in quel momento,di far parlare i personaggidel raccontoproiettatosullo schermo - non ha soltanto escluso qualcosa. Ha anche reso possibilequalcosa, in positivo.Ha reso possibile q~ella rappresentazione di un mondo eccitato e meccanico, dove i gesti appaionoenfatizzati e, per così dire, senza commenti,dove ogni rovina si produce in un attimo e in un attimo lascia il posto a qualcos'altro. Le mancanze funzionano sempre. In un certo senso, l'avvento del cinema parlato è come se arrivassea placare uno strazio, a medicare una ferita. O forse è addiritturacome se una specie di rivelazione venisse ritirata. E, naturalmente,i collegamenticon la tradizione teatralee narrativa sono subitoristabiliti. Le comiche del muto restanoun episodio isolato.L'accensione, improvvisa,di una luce capacedi arrivare lontano. Anche in certi angoli molto bui, raramente illuminati prima.Guardareanche il niente dal puntodi vistadelniente...Una luce piuttosto abbagliante. Luce,e una meccanicadi piccolidisastri.Eccoquelcheci resta 'in mente delle comiche del muto. Di come e di quanto ci hanno fattoridere, se ci pensate, ce ne siamoquasi dimenticati.Bisogna proprio che ogni tanto torniamoa vederne qualcuna. Per ridere ancora. Per ristabilire una piccola verità nella sua interezza. 81

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