CONFRONTI Bestie e zie. , le storie per bambini di led Hughes Giuseppe Pontremoli Forse verrà un giorno - e sarà un grande giorno - in cui potremo, finalmente, sapere quante siano. E sarà un grande giorno non tanto perché quel sapere possa sedare ansie classificatorie e appagare perversioni statistiche, ma piuttosto perché potrebbe essere un'ottima occasione pér mettere in moto mirati e robusti interventi di contrapposizione radicale. È delle zie che parlo, sulla cui entità numerica per ora abbiamo solamente indizi vaghi, anche se consistenti perché provenienti dall'esperienza di ognuno, senza eccezione alcuna. Di ognuno, perché tutti, da bambini, hanno o hanno avuto qualcosa a che fare con loro; anche le stesse zie, e il fatto che molte di loro riproducano poi in attivo il miasma subìto altro non è che una prova delle possibilità di articolazione degenerativa dei meccanismi della memoria e della vendetta: ma se è vero che la memoria è quanto di maggiormente necessario e vitale, è altrettanto vero che c'è vendetta e vendetta. Di mio, sulle zie, non voglio dire nulla, perché più che il ricordo delle mie zie a preoccuparmi è il fatto che ho due sorelle, ed entrambe hanno figli, e così preferisco stendere vigliaccamente il mio non disinteressato pietoso velo. Voglio però dire d'una cosa che ho visto - qualche tempo fa. In una libreria c'era un bambino con una "zia" e ·guardavano insieme i libri per bambini. Lui aveva un magone gigantesco e sussurrava-con quei sussurri che sono più rintronanti di un urlo - che quel libro proprio non lo voleva, ne preferiva un altro, o anche un altro, un altro o un altro ancora. E lei, inflessibile, a dire che quello era un regalo che gli faceva, e quindi la smettesse, aveva scelto lei, basta così, ci pensasse sua madre a comprargliene altri. Poi, mentre pagava Cuore di De Amicis, rivolta alla libraia disse che lei su quel libro aveva fatto un numero infinito di pianti, e ora era "arrivato il suo turno". Memoria e vendetta, appunto. E così, oltre alla conferma di quanto De Amicis aveva profetizzato in una iettera del 16 febbraio 1886 all'editore Treves ("Ah! Lo vedranno i fabbricanti di libri scolastici come si parla ai ragazzi poveri e come si spreme il pianto dai cuori di dieci anni, sacro Dio!"), abbiamo anche la conferma dell'affermazione di Peter Bichsel che ha dato il titolo alla raccolta di saggi pubblicata l'anno scorso da Marcos y Marcos: Al mando ci so,w più zie che lettori. Le zie di cui parla Bichsel, però, preferiscono in genere altri libri, quelli dove c'è "tutto un brulichìo di topolini e orsetti, di scimmiette e pesciolini, e gli orsetti dormono obbedienti nei loro lettini e hanno delle bellissime animucce e fanno alle loro mammine degli scherzettini e poi tornano ancora tanto obbedienti". Preferiscono questi anche perché è molto più facile trovarne, essendo anch'essi, come le "zie", 44 perlomeno della stessa quantità delle salamandre di cui parla Melville in Le Encantadas: "sconosciuta e innumerevole". Le storie di animali sono infatti tra quelle cui più spesso autori e editori di libri per bambini ricorrono, ,.-· / ;-~, . .-\ -~J-jre= ., r ,, i.tj>--\ b~?~ f Disegno di Claudio Benzoni per la balena e altrestorie !Emme19811. convinti-giustamente-che ai bambini piacciano. Sì, ai bambini le storie di animali piacciono davvero, però non si dovrebbe mai dimenticare quello che sostiene Astrid Lindgren: "Ci sono quattro tipi di libri. Buoni libri che i bambini amano leggere. Buoni libri che i bambini non amano leggere. Cattivi libri che i bambini amano leggere. Cattivi libri che i bambini non amano leggere". È un po' come con il cibo, ma bisogna davvero avere una testa da "zia" a darsi da fare soltanto perché si mangino solo merendine di plastica. Esistono prove, tra l'altro, del fatto che è possibile scrivere buoni libri di storie·di animali, e che è possibile scriverne addirittura di ottimi. Che altro sono, infatti, storie come Il richiamo della foresta di London, L'orso di Faulkner, Storie di animali di De La Mare, Storia del gallo Sebastia,w di Ada Gobetti, Il vento nei salici di Kenneth Grahame, Racconti dellaforesta di Quiroga, Platero di Jimenez, Il pingui,w senza frac e Tobby in prigione di Silvio D' Arzo, La conferenza degli animali di Kastner, Il libro della giungla di Kipling? Per non parlare di un numero grande - "d'autore" o "popolari" che siano -di fiabe, di favole, di leggende. Kipling, per esempio, bellissime storie ne hascritte tante. UnadiquesteèQualcosadime, Einaudi 1986, la sua autobiografia, dove racconta anche di certe "zie" che lo hanno tormentato con meticolosa determinazione; come la zia Rosa di Bee bee, pecora Nera (racconto contenuto in Racconti dell'India, della vendetta, della memoria, Mondadori 1987), dalla quale Punch - personaggio che in tutta evidenza altri non è che l'autore stesso - "in seguito imparò ad apprendere che il Signore era l'unica cosa al mondo più tremenda di zia Rosa, e lo vide come una Creatura che stava sullo sfondo, a contare i colpi di canna". Ebbene, Kipling, evidentemente bell saldo nella memoria, contro le varie "zie" ha congegnato numerose vendette. La migliore di queste, amio parere, è ·un bellissimo libro per bambìni, Storie proprio così (tr. A.M. Clerici Bagozzi, Mursia, 1975; tr. B. Oddera, Mondadori, 1988). È la migliore perché, come scrisse Silvio D' Arzo in un saggio che ora si può leggere in Conlea inglese (Sellerio 1987) vi si ritrova "in tutto e per tutto il vecchio Kipling", però "senza turbante ed elmo bianco", "senza trombe". Si tratta di dodici storie delle origini del mondo, dieci delle quali sono storie di animali, e vi si racconta' di come fu che l'elefante èbbe la proboscide, il rinoceronte la pelle grinzosa che ha, il dromedario la gobba, il leopardo le macchie, il gatto la libertà, e così via. E tutto questo in modo assolutamente libero, inventivo, divertito, imprevedibile; con grazia tanto intensa quanto lieve, e senza una parola di troppo ma con tante parole e espressioni ripetutamente insistite, in un incantato incantevole narrare che stacca dalla pagina la voce. Sì, sono storie da leggere ad alta voce, e da leggere a qualunque persona- bambina o adulta che sia - cui si voglia davvero un gran bene. Le Storie proprio così sono del 1902 ma, proprio per le straordinarie libertà e felicità inventive e per il linguaggio che ne costituisce una-tessitura essenziale, potrebbero essere state scritte in qualunque tempo. Non è certo possibile dire la stessa cosa per i libri di orsetti e coniglietti delle famigerate "zie"; la si potrebbe dire invece, e per le stesse ragioni che per Kipling, a proposito delle Storie del mondo primitivo di Ted Hughes, pubblicate nel 1989 daMondadori nella bella traduzione di Francesca Lazzarato. Anche queste sono storie delle origini del mondo e sono storie di animali - dieci bellissime storie; altre undici erano state pubblicate dalla Emme nel 1981 con il titolo La balena e altre storie, ma ben pochi le lessero e c'è da augurarsi soltanto che il libro venga ripubblicato al più presto. Nelle Storie del mondoprimitivo Dio, tanto fantasioso e inventivo quanto sbrindellato, lavora nel suo laboratorio modellando i nuovi abitatori del mondo: uomo, cavallo, passero, pavone, elefante, gatto, e così via. Certe "creazioni" sono piuttosto semplici, come quella dell'Uomo; per altre invece, la faccenda è un po' più complessa e fitta di imprevisti, come quella, ad esempio, del pavone. In una storia succede che l'Uomo veda Dio frugare ostinatamente in un buco ed estrarne un piccolo essere: " - Un Tritone - disse Dio. - Molto divertente. Me lo sentivo. Lo sapevo che doveva esserci qualcosa, laggiù, ma non credevo ... Bene, bene, benissimo!" E alla domanda dell'Uomo se si tratti della sua ultima creàtura: "- Difficile a dirsi - rispose Dio, guardando - negli occhi il Tritone. - Forse è qui già da un
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