Linea d'ombra - anno VIII - n. 50 - giugno 1990

Trecasi interessanti (Voltolini,lolli, De Luca) Luca Clerici Una intuizione metropolitana (Bollati Boringhieri, pp. 89, f. 15.000), la raccolta di Dario Voltolini - non -sono raccon:ti, forse solo "brani" di una prosa assai elaborata ma mai lirica né "d'arte"- è un libro scintillante, aderente alla lucida pellicola sintetica, leggermente increspata, che ormai si avvia a ricoprire con sempre maggiore omogeneità il nostro pianeta punteggiato da megalopoli sconfinanti l'una nell'altra-quando si è in città? quando si è fuori da quella città? e in che città ci si muove? "Una città? Ma quale? E fatta come? ComeMarsigliacomeTolosacomeSamarcanda o Manchester?" (p. 9). È lo stesso, è tutto uguale. Una città qualunque, qualunque città: l'odierna geografia urbana si espande procedendo per omologazione, e tende a imporre alla crosta terrestre un'assoluta uniformità. Viene a perdersi, allora, la consapevolezza di un passato e dell'esistenza altrove di una realtà naturale sostituita in tempo reale, azzerando la storia, da una seconda naturalità "cittadina"privadi punti di orientamento cui i suoi abitatori si possano aggrappare. È un appiattimento del passato schiacciato sotto a un paesaggio contemporaneo analogo a ulteriori infiniti paesaggi situati in qualunque altro punto del pianeta, rimodellato in una morfologia monotona e anonima. Senza soluzione di continuità, senza riuscire a immaginare luoghi diversi, come si fosse smemorati di questi nostri sintetici scenari quotidiani. Nessuno sembra infatti essersene accorto: tutti fingono di credere che la vita proceda come prima, che il dopo possa riservare qualcosa di differente. Basterebbe invece Una intuizione metropolitana: "Sviluppavamo forse in quell'ora un senso ulteriore, metropolit;mo e periferico, capace di accettare e riconoscere come esistente e naturale ciò che esulava dai letami di campagna e dal sartiame marittimo (...) e non fu banale capire che questo esistente esiste per davvero" (p. 16). All'origine ci fu un semplice atto di estrema presunzione intellettuale; bastò infatti L'idea del pensiero: "Nel carnevale degli esoschelètri neri in cui vivevano provando dolore forme biologiche approssimative, (...) persino l'apparizione di antilopi malformate disturbava il pensiero. L'uomo, non parliamone. Rappresentava il big bang della narrazione edificante, l'ingresso dell'uniformità morale in un sistema dinamico, l'impronta di un dito sullo specchio lucido. Dai Fenici a Dorando Pietri, da Annibale alla signora Curie, l'uomo ribadiva la propria identità conferendo a se stesso e alla propria storia una tale verosimiglianza che( ...) con tristezza coglievamo l'assurdità del Triassico e del Giurassico. Come se invece fosse stato credibiCONFRONTI le Tamerlano. Come se Savonarola e De Coubertin fossero stati distinguibili nella coglioneria più del carapace del granchio-scorpione dal brontosauro nel pastone iniziale" (p.18). Far correre lo sguardo nel cuore dei moderni panorami urbani è lo stesso che osservare fotografie; si percepisce la medesima estraneità che suscita l'immagine di quei due anonimi personaggi contornati da parenti ripresi in Una foto in bianco e nero; l'inquadratura fissa la situazione "come una traiettoria parabolica. La mia immaginazione è una curva di equazione diversa ~hy incontra quella parabola in un solo punto, rappresentato da una foto di lei che ho davanti, scattata in un momento che non so, in un luogo che non so" (pp. 31-32). Le nostre esistenze si sono trasformate in "traiettorie virtuali di corsi di eventi incrociate in un punto da traiettorie di altri corsi di eventi" (p. 32). Regnano la solitudine, l'anonimato: "Nel tuo punto preciso al centro della rete relazionale (...) della perpendicolare della ferrovia, della tangente dell'arcoseno del cavalcavia( ...) come sarai apparso all'abitatore dell'appartamento che sbalza dal corpo principale dell'edificio sovrastante la rete ferroviaria?" (Colpo d' occhio e lanostra stella, p. 30). Tagliando in treno prolifenu;iti periferie, molti sono gli uomini intravisti mentre si ritirano formicolando nelle proprie stanze, dietro a tende ingiallite di finestre di cucina, osservati senza scoprire nulla, solo ipotizzando destini, ragionando per esclusione di eventualità o attraverso casistiche di situazioni più o meno prevedibili. Qualunque interpretazione della nostra realtà si rivela praticabile e lecita, condotta però procedendo secondo un filo logico oper libere associ~oni, , divagando quasi per gioco, e non attraverso letture dei segni del_mondo; le differenze e le individualità dei luoghi, ridotti a spazi, sono appunto state smantellate. Il ragionare sul presente urbanizzato può però anche condurre a brillanti scoperte; per esempio, che i cortili sono gli unici spazi nei quali non sorgeranno nuove case, perché sono stati costruiti per non essere edificati. Gli uomini, immersi in un'incosciente sopore travestito da moderno efficientismo, solo a volte scorgono in sé, con sorpresa, moti istintivi e passionali ormai sopiti, e si stupiscono nel riscoprire un barlume di passionalità animalesca pre-moderna: così è per il produttore di Ragazza che si sporge, affascinato dall' attrazione erotica fantasticamente stimolata dalla vista di lei, dal basso del cortile, lei affacciata Dall'alto in basso: Dario Voltolini in una foto di BassaCannarsa, Erri De Luca in una foto di Giovanni Giovannetti e Claudio Lolli in una foto di Silvia LelliMasotti. 41

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