Linea d'ombra - anno VIII - n. 50 - giugno 1990

CONFRONTI Il futuronel presente. Etica,politicae tecnica nel pensiercpdi HansJonas Fabio Terragni Di tanto in tanto, la nostra civiltà tecnologica, abitualmente suadente e rassicurante, ci procura un brivido. Cosa succede? È un attimo di gelo, come una percezione subliminale: un senso di pericolo, un attimo di paura. L'impressione che tutto possa .finire o che il nostro piacere sia finito, drogato, indifferente. Ma dura poco. La televisione, le auto, le nostre comodità ci strappano presto a questa sgradevole sensazione, ridonandoci il piacevole torpore e la beatitudine di una vita tranquilla, al sicuro, al caldo. Forse è sempre stato così; oppure è tipico deinostrigiomi.Machiharagione?L'incubodi un momento o la serenità di tutti i giorni? È davvero successo qualcosa. Abbiamo oltrepassato un limite? E quale? E adesso come ci dobbiamo comportare, come dobbiamo sentire? Fortunatamente, l'angoscia di un momento a volte si traduce in consapevolezza, diventando fonte di lucidità. La fiflessione allora può prendere strade diverse; spesso giunge a occuparsi di momenti singoli all'origine del pericolo, ma raramente riesce a cogliere l'intera sfera dei problemi, le cause, le implicazioni, le possibili soluzioni. Per questo, quando capita di trovarsi di fronte a un pensiero sistematico, non si può rimanere impassibili, ma si deve cogliere la preziosa occasione per andare avanti. L'opportunità di riflettere a fondo sull'inquietudine che accompagna l'era moderna (e post-moderna) questa volta è offerta dal filosofo tedesco Hans Jonas con il suo recente li principio responsabilità.Un'eticaper la civiltà tecnologica (Einaudi, pp. 291, lire45.000). Non mi era ancora capitato di incontrare un'opera che dicesse, scrivesse, ben c1ùare,nero su bianco, analisi, idee, concetti, soluzioni, balenate solo per un secondo, intraviste, ma sfuggite nel loro insieme. I problemi affrontati nori vengono esauriti (sarebbe possibile?), ma.certamente trovano ne. li principioresponsabilità una più che soddisfacente definizione.Il volume di Jonas (l'originale è del 1979) propone una visione panoramica e sintetica dei rapporti Ira scienza, tecnica, etica e politica, visione che può venire solo da una lung1ùssima storia intellettuale, da un impegno teorico di primo piano, da un reale sforzo multidisciplinare. Hans Jonas (1903) ha vissuto la filosofia tedesca degli anni venti, è stato allievo di Heidegger, amico di Harinah Arendt; ebreo, è emigrato nel 1933, girando l'Inghllterra, Israele, gli Stati Uniti. Dopo essersi occupato di gnosticismo e di filosofia della natura, si dedica oggi alla filosofia della tecnica e ali' etica della responsabilità. Jonas è c1ùaro: qualcosa ha cambiato il mondo e i nostri riferimenti etici. Dove sia la 30 soglia, la discontinuità, lo si deve ricercare nella potenza della tecnica (dinamica quasi autonoma), che ha esteso i confini di intervento dell'uomo, nel tempo e nello spazio, al punto da rendere piccolo questo nostro pianeta. "Il Prometeo irresistibilmente scatenato, al quale la scienza conferisce una forza senza precedenti e l'economia imprime un impulso incessante, esige un'etica che mediante autorestrizioni impedisca alla sua potenza di diventare sventura per l'uomo. La consapevolezza che le promesse della tecnica moderna si sono trasformate in minacci a, o che questa si è indissolubilmente congiunta a quelle, costituisce la tesi da cui prende le mosse questo volume". Sono le prime paroie della prefazione e tracciano le premesse di un proficuo sentiero di ricerca. La spontanea tendenza tecnica dell'umanità (che ci distingue dagli altri animali) nel corso del XX secolo ha raggiunto traguardi limite, risultati con cui ora dobbiamo confrontarci. I segni concreti di questa potenza sono sotto gli occhi di tutti: dagli arsenali atomici (che possono distruggere fisicamente e in un istante il ·mondo intero) alle tecnologie industriali, dalle nuove tecniche di manipolazione del vivente alle sfide ambientali per il pianeta.L'etica tradizionale è completamente inadeguata; è stata creata in un altro contesto, quello della "città", dei rapporti tra umani, interni a una sfera immutabile e indifferente: la natura. "La natura non era oggetto di tale responsabilità; essa provvedeva a se stessa e, se adeguatamente sollecitata e incalzata, ànche all'uomo. Non l'etica, ma Hans Jonas !foto Sferlazzo da "L'Espresso"). l'intelligenza e lo spirito inventivo le erano appropriati ... In.breve, l'incidenza sugli oggetti non umani non costituiva un ambito di rilevanza etica". L'etica era limitata al qui e ora, all'ambia to civile; oggi la tecnica ha esteso il raggio d'azione dell'uomo al punto di rendere vulnerabile la natura e insufficiente l'etica tradizionale. A quella vanno dunque aggiunti nuovi precetti, nuove capacità di giudizio: nuove modalità del sapere e nuovi ambiti di applicazione dcll' etica. Per quanto riguarda le nuove forme della conoscenza, più adatte a fronteggiare e controllare la potenza della tecnica, Jonas indica la necessità di dar vita a un saperepredittivo, che rivesta il ruolo di "rappresentare il futuro nel presente", introducendo elementi valutativi a priori. Tale scienza nuova dovrà permettere il giudizio delle conseguenze innescate dalle scelte attuali e quindi la valutazione retroattiva delle azioni che stiamo per compiere. "Questo sapere fattuale, reale e probabilistico si inserisce quindi tra il sapere ideale della dottrina dei principi.etici e il sapere pratico concernente l'applicazione politica ... Si dovrà elaborare perciò una scienza delle previsioni ipotetiche, unafuturologiacomparata". Il riferimento non è solo a discipline scientifiche già presenti (e assai poco praticate), come la valutazione dell'impatto di una tecnologia (technology assessment) o la valutazione dell'impatto ambientaie•di un'opera, e neppure aquelleformediforecastingpraticateneglianni Sessanta, ma anche a contributi immaginativi che sconfinano nella fantasia applicata, nella fantascienza. "Si parla di una casistica immaginaria che non serve ... a dimostrare principi già noti, ma a rintracciare e a scoprire principi ancora sconosciuti. Il lato serio della science fiction consiste appunto nell'apprestare tali !!Sperimenticoncettuali ricchi di informazioni, ai cui plastici risultati può essere attribuita una funzione euristica". Viene citato Il mondo nuovo di Aldous Huxley, ma migliaia potrebbero essere i titoli degni di menzione, che hanno esercitato una reale anticipazione. È chiaro, prosegue Jonas anticipando i suoi probabili critici, che tale nuovo sapere non potrà godere della

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