CONFRONTI Più che un poeta L'ultimo Boll e il trionfo del capitalismo · Lucia Borghese Composto negli ultimi anni di vita di Boli, negli intervalli delle frequenti degenze ospedaliere, e uscito postumo nell'autunno del 19851 il romanzo Donneconpaesaggiofluviale (traduzione italiana di Silvia Bbrtoli ,Einaudi,pp.166,L. 18.000) rappresenta l'ultima faticae il testamento morale dello scrittore. Accolta con imbarazzo dalla critica, l'ultima opera dell'impenitente rompiscatole coloniense è stata frettolosamente liquidata sia dachi, attaccandosi al contenuto, l'ha considerata un ennesimo pretesto da parte di Boli persputare veleno sull'attuale classe dirigente bundesrepubblicana, sia da chi, stigmatizzandone la forma, ha tutt'al più cercato di motivarne la fiacchezza stilistica e la scarsa appetibilità con la malattia, la mancanza di tempo e di energie dello scrittore. Ma per rendere giustizia a Boli, al di là del bene e del male, occorre capire il senso dell'opera con cui si è voluto accomiatare dal mondo, il significato del suo ritorno alla narrativa, dopo anni di impegno militante nel sociale in veste di.polemista e pubblicista. Come annuncia il sottotitolo, "Romanzo in dialoghi e m0nologhi", l'opera è un quadro (Donneconpaesaggiofluviale) che programmaticamente nega due generi letterari (il romanzo e il teatro), armandoli l'uno contro l'altro, ovvero facendoli - con uno straniamento speculare - terroristicamente coincidere. L'autore non si limita infatti a scomparire dietro i personaggi, che entrano ed escono di scena autonomamente, ma mette in scena anche il proprio gesto di rinuncia, ovvero esibisce la vuota spettacolarità del proprio ruolo, provocatoriamente indossando i panni del "presentatore": il quale delinea con tautologica gratuità, rivelandosi pesantemente superfluo, ambienti del tutto anonimi e intercambiabili all'inizio di ciascuno dei dodici capitoli che compongono l'opera, oppure annota, tra parentesi ma pleonasticamente, ossia palesando la dittatoriale e vuota eccedenza del proprio ruolo, le sfumature di colore dell'abito dei personaggi, del tono di voce o del gesto dei manichini _cheinesorabilmente all'abito si conformano. Cosicché lo spettacolo che il romanzo rappresenta - il miserabile teatro, la farsa indegna che si svolge negli ambienti del potere nella Repubblica federale, governata da un inutile, intercambiabile e tuttavia invadente burattinaio - .rappresenta al tempo stesso la negazione del romanzo in quanto spettacolo. Con Donneconpaesaggiofluviale Boli ha voluto accomiatarsi dalla letteratura, esprimere cioè la propria rinuncia al progetto che da sempre aveva alimentato la sua scrittura-quello di coniugare insieme etica ed estetica, arte e vita-, implicitamente ili uminando anche le ragioni del fallimento di Assediopreventivo (il romanzo uscito nel 1979 e quasi universalmente ritenuto occasione di sbadiglio) e di una crisi, avvertibile fino dagli anni Sessanta, da cui non sarebbe più uscito. Con un quadro antiestetico proprio perché esclusivamente "estetico" (nonpiù, come in Terminediunviaggio diservizio, con un "cioccolatino avvelenato", ma con un.proiettile implosivo), offrendo inpasto al pubblico un'immagine ripugnante che mentre si offre si decompone, .Boll esplicita il proprio addio ali' arte mediante una mortale amputazione - scegliendo l'etica. E lo fa attraverso un duplice "omicidio", una doppia negazione, provocando un black-out totale. Dopo avere tante volte rappresentato, nei suoiromanzi e racconti, il "rifiuto di rendimento" di personaggi che, non sapendo o non volendo stare al passo coi 26 tempi, disertano ogni milizia o ruolo sociale implicitamente denunciando la violenza strutturale della società del profitto, Boll radicalizza il proprio "rifiuto di rendimento estetico" mettendo in gioco tutto se stesso, rappresentando cioè, con beffarda e autolesionistica coerenza, il suicidio dello scrittore. Teatro dell'azione è la Germania degli anni Ottanta, ovvero, come annuncia il titolo dell'opera, il Reno, sporco di storia e di residui industriali ("Solo il luogo è innocente, non può sentirsi chiamato in causa", preciserà Boli sul risvolto del frontespizio, richiamando tutti alle proprie responsabilità). Le figure che si muovono su questo sfondo - finanzieri e politici, banchieri e ministri, i rappresentanti, insomma, della classe dirigente-sono, in misura maggiore o minore, servi, sudditi di un imperatore barbarico e sanguinario - il capitalismo, ovvero l'economia borghese -, adoratori di un Moloch che tanto più si accresce quanto più si pasce della loro linfa vitale. Il denaro, l'entità metafisica cui sono indiscriminatamente asserviti, sembra non potersi più riconvertire, come per un sinistro maleficio, nella sostanza umana- "lacrime, lavoro, sudore, merda, sangue" -di cui rappresenta l'essenza alienata. Per l' anticapitalista Boll (come già per i suoi precursori ottocenteschi, dai poeti del romanticismo tedesco a Marx, ma soprattutto come per il renano Heine, di cui si è più di una volta dichiarato lettore e debitore) il denaro, che - come dirà alla fine del romanzo l'ex outsider divenuto giurista Karl von Kreyl - "non ha cuore", è l'assoluto negativo che vampirizza l'umanità, fagocitandone la vita. Non la giustizia dunque, ma il denaro, l'ottuso e brutale dominio dell'economiaovvero l'imprenditoria che si fa Stato, l'industria padrona delle istituzioni democratiche (dalla magistratura all'informazione) e delle coscienze - governa le sorti del paese. Banchieri che operano nella "legalità dell'illegale" e politici cristiano-democraticigià compromessi col nazismo,amministratori della cosa pubblica privi di scrupoli e tirapiedi da strapazzo, convinti di essere esonerati, per il ruolo subalterno che occupano, dalle decisioni e da ogni responsabilità: di tutti costoro viene descritta, nella premessa dell'opera, con una perentorietà e un'esaustività che negano ogni spazio all'immaginazione, lanatura esteriore, sulla quale-insinua sarcastico l'autore- "potrebbero nascere idee sbagliate"; la loro natura interiore - prosegùe l'autore- , "i loro pensieri, le loro vite, le loro azioni, emergono dai dialoghi e dai monologhi che tengono". Sulla natura esteriore dello spettacolo, ovvero sulla stia forma, l'autoritario e pleonastico present-autore non ammette che sorgano dubbi: perciò illustra dettagliatamente di ciascun personaggio-come fosse uno stilista che pre,sentauna collezione di abiti - i tratti somatici e la foggia del vestire (soffermandosi in particolare sui tessuti e i colori), l'età e la statura, i tic e l'andatura, e mentre con mortale serietà cosl ne definisce il look, sottolinea la differenza fra "un'eleganza assolutamente discreta", una "eleganza più naturale" e un "abbigliamento un tantino troppo dimostrativo". Sulla natura interiore di questi manichini, sul loro contenuto, non possono invece sorgere dubbi, poiché esistono solo nell'atto di esibirsi, agìti come il burattinaio-burattino, apparentemente diversi ma sostanzialmente uguali, livellati dall'identica condizione di morti viventi. La loro interiorità si manifesta infatti come assoluta
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