Fotodi Osvaldo Solos. cordo,manel casodei minorile si vorrebbevedereaccoppiate.Se i giudici avessero tolto Serena ai Giubergia dopo 20 giorni-un mese, al primo sospetto che egli non fosse il padrenaturaledella bambina,nessuno avrebbegridatoalla malvagitàdei giudici,ma alla loromancanzadi garantismosì. La lungaduratadelle vita di Serenapresso i Giubergia è stataproprio il frutto delle garanzie che si concedono anche a chi si suppone vada contro la legge, e che si vorrebberoperò a senso unico. Avvisati immediatamente che se avevanodetto il falso avrebberopotuto compromettereil loro futuroinsiemea Serena, i Giubergiahannopreferito rischiare, contando sul fatto che le lungagginidei dispositivigarantisti avrebberogiocatoa favoredel "fattocompiuto",comeinoccasione di abusi edilizi e amministrativi.Ma da che parte sta allora, se mai ve n'è alcuna, la malvagità? . Se non si vuole più, perlomenoin campo minorile, il giudice ÌLCONTESTO garantedeldiritto, ma il ritornoa una sorta di giustiziamedievale amministratada un giudice-padre-padronediscrezionalee assoluto,che stabilisca tempi e modi di acquisizionedella verità, che si basi sulle proprie impressioni e sui propri valori e anche (in sintonia con tanta nostalgia premodema di tipo comunitario) sull'opinionepubblicae sul giudiziodella comunitàdi riferimento, qualunqueessa sia, lo si proponga apertamente, con tutte le conseguenze. Non si può pretenderlo solo in qualche caso, facendone il pretestoper unacrociatasimbolicacontrounmondo "tiepido" e burocraticamenteottuso. Ipocrita,infine, la gente, anche se in apparenza il suocomportamentopotevaassum~re il segnodel risvegliodi unanuovae più matura culturade/tinfanzia, che si sarebbe ormai diffusa a tal puntodapoterassumerelaformadi unsalutarecontrollopubblico sullesceltedi chi è prepostoa decidere. Essa si è identificatanon tantocon la bambina,ma con i genitori, sentendosimi';l<lcciatian quantocorporazionedegliadulti,inquella libertàchelaborghesia si è semprearrogata rispettoal modo con cui allevare la propria prole. Può l'amore riscattare un comportamento illegale? Come discerneretra il senso di amore e il senso di proprietà? Basta la sceltadei genitori a costruire un rapporto filiale?Nella famiglia naturalequesti dilemmi non vengonomai alla luce, tranneche in casirarie sfortunatidi abbandoni,maltrattamenti,vessazioni.Ma ci si può stupire che nel caso della famiglia adottiva essi si pongano in anticipo sull~c9struzione reale del nuovo rapporto filiale?Certo, i criteri di verificasipossonoe sidevonocambiare-, come è auspicabile che muti l'atteggiamento dei giudici e la culturadei servizi sociali,ma un criterio di selezionee controllo preventivo non può venire men<;>e, neppure essere ridotto ai minimi termini. A meno di non volere, in tempi di manchesterismoe familismotrionfante,privatizzare il mercatodei bambinie delle adozioni. Anche l'egoismo più ottuso ha la sua parte di ragione, non lo si può negare, ed esso non nascondenecessariamente malafede e malvagità. Ma avere una o più ragioni non significa avere ragione. I Giubergia avevano tutto il diritto di far valere i loro sentimenti.Ma solo loro e i giudici dovevano schierarsi, sia pure in base a contrapposti principi e motivazioni. Nessun altro vi era costretto,né allorané adesso.Se lo si è fattoè statoper unbisogno di autoassoluzioneversolacontinuae profondarimozionecollettivanei confrontidei problemidell'infanzia, in nomedella facile e ipocritaidea che basti l'amore e sia sufficienteevitare i maltrattamenti fisici. Chi fa demagogia sui bambini, utilizzando facili argomenti strappacuore, è comunque colpevole, pur se non tutte le sue osservazioni sono necessariamentesbagliato. Non sempre ci si rende conto che quando sui minori interviene qualche autorità esternagià vuol dire che la sceltaè ristretta tra il malee il peggio. Ma forse l'ipocrisia di fondodella vicenda di Serenaè che tutti i protagonisti sono partecipi di un gioco delle parti che nessuno vuole mettere in discussione. Forse si è tutti d'accordo che i giudicisi comportinosenzacuore, che l'opinione pubblicainsorga, che la stampa ci "inzuppi il pane", che la scrittrice-Mamma piangapubblicamenteper tuttinoicontro il mondodei tiepidi:ma anche che si stia bene attenti a non individuare e correggere le causedi queste situazioni,che si eviti con ferreadeterminazione di interveniredove è possibile,che ci si combatta-ogni tantoinformeche la societàdellospettacoloha codificatoda tempoper tutti i diversiprotagonisti sociali.La società, indignandosi,scarica le sue colpe e si assolve. La grande sceneggiataè finita, con l'aggiuntadi una firmaprestigiosa.I bambinicontinuanoa essere soli. Ma che sia questa, forse, la loro salvezza? 19
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