Linea d'ombra - anno VIII - n. 50 - giugno 1990

Grande Russia continuerà a portare con sé lo stigma storico dell'era di Lenin, Stalin, Breznev. La forma dipende da come verranno giudicate e corrette le inefficienze del sistema-di pianificazione centralizzato. Se lo si farà con un ingresso affrettato nel libero mercato il risultato sarà piuttosto disastroso, come è probabilmente il caso della Polonia. Il mercato libero non'è una soluzione. Temo che, piaccia o no, ci dovrà essere una regressione verso una economia molto più burocratizzata condotta dallo stato o promossa dallo ,stato, che si chiami o meno marxista. Almeno in Russia. Sono convinto che una delle cause dei problemi di Gorbaciov è il voler piombare in una lqgica di libero mercato per il quale semplicemente non esistono le condizioni. Cosa significherà il collasso del sistema comunista dei Soviet per il resto del mondo? . Potrebbe indebolire la spinta verso la giustizia e l'equità sociale. D'altra parte ho}' impressione che i grandi giorni della pura priv atizzazione e dell 'idealizzazionedel mercato siano passati. Negli anni Novanta credo che reaganismo e thatcherismo non saranno più i grandi slogan internazionali, tranne ovviamente in posti come l'Europa dell'Est dove non sanno quanto sia inadeguato il libero mercato per l'organizzazione dell'economia, lasciandola in pratica in balia di se stessa. Tuttavia la paura del bolscevismo fu indubbiamente qualcosa che spiega come mai viviamo tutti in paesi assistenziali. Dato che gli stati assistenziali oggi sono messi in discussione, si potrebbe sperare che nascano altre paure del genere per far sentire giustamente in colpa_ i nostri ricchi e i nostri governanti. Lei lasciò Berlino poco prima che Hitler premi.esse il potere. L'idea di una Germania unita oggi la terrorizza? No, direi di no. Quello che mi terrorizza è una cosa che q~asi certamente succederà: una gara traladestramoderatae l'estrema destra per il ripristino delle vecchie frontiere tedesche del 1937. Questo mi terrorizza, perché significa lo smembramento della Polonia e un diretto attacco all'Unione Sovietica. Non crede che dopo l'utopia rossa sia la volta di una utopia verde? Le utopie sono importanti. Qualcuno come me ha dedicato gran parte della propria vita a un grande sogno. Non necessariamente di creare uno stato come l'Unione Sovietica, ma di liberare l'umanità. In sostanza il sogno di creare una società che non sia moralmente inaccettabile, come quella attuale. · Il pianto di un operaio milanese per la inorte di Stalin (foto Farabola). A destra: la Cina della Rivoluzione culturale (foto Ansai. IL CONTESTO Ma questa è adesso la parola d'ordine dei verdi, da un punto di vista post-imiustriale. Sembra anche aver influenzato i dissidenti sovietici, che vogliono ami.are_oltre il socialismo. Non oltre il socialismo. È una utopia che non ha niente a che spartire con il socialismo, nonostante siano entrambe incompatibili con il capitalismo. I verdi in Unione Sovietica tendono a essere di estrema destra: _nazionalismo, ripristino della religione, idealizzazione dei contadini, la Chiesa ortodossa e cose del genere. Quando l'Unione Sovietica era considerata un'utopia, all'estero la gente non era realmente al corrente di quello che vi succedeva. Era un 'utopia nel senso che il concetto di uno stato, che era lo stato dei lavoratori, diventò parte della coscienza dei lavoratori degli altri paesi. Non vedo un'utopia verde. Quello che vedo è la necessità di risolvere i problemi che i verdi hanno sollevato. Ma credo che la soluzione debba venire daHa sinistra, perché è incompatibile con il libero mercato. · Perché, dopo tutto questo, lei continua a essere comunista? Questa soprattutto è una domanda biografica. Ai tempi dei fatti di Ungheria del 1956 ero tra quelli che protestavano. Aquell 'epocagiunsi alla conclusione che se avessi fatto qu,alcosa in futuro sarebbe stato di giocare me stesso come simpatizzante della sinistra piuttosto che come militante devoto alla disciplina e alla linea di partito. Penso che il sogno che noi abbiamo vissuto sia un grande sogno, che lo si voglia chiamare il sogno socialista o, come quando iniziai io, il sogno di una liberazione universale, la liberazionedell 'umanità, la liberazione dei poveri. Penso che quelli che dedicarono la loro vita a questo fossero bravissima gente. C'è più abnegazione disinteressata ed eroismo in questo movimento che in tutti gli altri che ho conosciuto. Il fatto che alcune di queste persone stesse siano diventate o esecutori o vittime di esecutori non fa che aggiungere un tassello alla tragedia del ventesimo secolo. Penso che questo movimento abbia raggiunto quanto meno un grandissimo risultato -e questo grazie anche all'Unione Sovietica: la sconfitta del fascismo. Se non fosse stato per l'Unione Sovietica, e la resistenza e il recupero della dignità della persona in molte parti dell'Europa, grazie al Partito Comunista, non vivremmo in un mondo progredito di democratici governi liberali, bensì in una serie di regimi dispotici di destra. _Non mi fa piacere la compagnia di gente come quella che ho visto lasciare il Partito Comunista e diventare anticomunista. Ci sono alcuni club di cui non desidero far parte. Non voglio tradire il mio passato o miei amici o compagni, molti dei quali morti, alcuni uccisi da altri compagni. Sono persone che ho ammirato e che ognuno a suo modo h considerato model] ida seguire, per il loro altruismo eia loro devozione. Questo è un punto di vista soggettivo, di uno che si è politicizzato nel 1931 e 1932 a Berlino, e non l'ha mai dimenticato. 15

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