ANTOLOGIA Il sogno finito Hobsbawm e dfallimentodelcomunismo a cura di Paolo Bertinetti e Giusi Valent I giornali inglesi hanno dato ovviamente ampio spazio agli avvenimenti del 'Est europeo, cercando soprattutto di riportare testimonianze dirette, la viva voce di operai.funzionari, casalinghe, politici preoccupati e dimostranti festosi; ma senza dimenticare, tuttavia, di infilare tra le righe, e talvolta di sparare nei titoli, la proclamazione dellafine della "illusione comunista". Il neonato supplemento domenicale del/' "Independent" è andato quindi a cercare uno dei più autorevoli e illustri intellettuali marxisti, lo storico Eric Hobsbawm, iscritto al P .C. inglese, per sentire da lui cosa ancora sopravviveva di quella illusione. Alcune delle domande erano legate specificamente alla situazione inglese, ma le risposte che abbiamo qui raccolto ci sembra contengano un qualche insegnamento - in alcune occasioni anche in negativo-per il dibattito nostrano, sul 'Est e sui comunisti. Ricordiamo rapid~nte che Hobsbawm, cresciuto a Vienna e a Berlino, dove ali' età di 14 anni si iscrisse a un'associazione studentesca comunista, lasciò la Germania nel 1933 e si trasferì a Londra, dovefrequentò le medie superiori. Si laureò a Cambridge eper lunghi anni fu professore di storia al Birkbeck College del 'Università di Londra. la sua fama di $1,udioso è legata a molti studi storicoeconomici sulla nascita e l'affermazione della borghesia e sui movimenti di rivo/la del/'.era moderna. Diamo qui di seguito alcuni stralci del 'intervista concessa da Hobsbawm a Paul Barker per "The Independent" dal 4 febbraio scorso epubblicata col titolo Il risveglio del grande sogno della storia. Se saluto con piacere quello che sta succedendo nell'Europa dell'Est e in Unione Sovietica? Le cose stanno cambiando profondamente. "Salutare con piacere" mi sembra un'espressione poco adatta. Non si può discutere con un terremoto. Tuttavia sembra chiaramente "far piacere" ad alcuni paesi, anche senon a tutti. Senza dubbio ai cèchi. Poi ai tedeschi dell'est, che credo abbiano ora l'occasione per riguadagnare tempo perduto. Lo stesso, con lievi differenze, vale anche per gli ungheresi. Invece non so proprio cosa dire della Bulgaria e della Romania, tranne che in Romania il regime, come tutti sanno, era intollerabile. Tutti eccetto il governo di Sua Maestà che dieci anni fa - quando la situazione era altrettanto chiara di come lo è oggi-insistette per conferire a Ceausescu la nomina di cavaliere onorario, perché si pensava che stesse diventando antisovietico. E del 'Unione Sovietica stessa cosa pensa? Vorrei poter guardare al suo futuro con qualche ottimismo. lei pensa che stia facendo lafine di tutti gli imperi? Non si tratta di un impero come tutti gli altri. Dire questo è sbagliato, è un cliché. Una delle differenze tra questo impero e gli altri è che in generale tutti i paesi che compongono l'impero sovietico stanno meg !io della Russia stessa Tuttavia non ci sono dubbi che i russi abbiano dominato, soprattutto militarmente, questa area. Non sono sicuro che scongelare quelle forze che per settant'anni erano rimaste intrappolate sarà una cosa che il resto del mondo accoglierà con grande entusiasmo. Karl Kraus diceva che l'Impero austroungarico era un laborator,io sperimentale per la distruzione del genere umano. Si potrebbe dire lo stesso del crollo del 'Unione Sovietica? Direi di sì. Per quanto il crollo dell'Impero austroungarico abbia avuto quasi esclusivamente risultati negativi, la sua fine all'epoca venne salutata come \Dlagrande liberazione. Guardando al passato, però, quasi ILCONTESTO tutti quelli che sono vissuti sotto l'Impero austroungarico dicono: "Speravamo che in un modo o nell'altro quel maledetto affare si tenesse assieme". Ho il forte sospetto che la gente pensi altrettanto dell'Unione Sovietica Non necessariamente dell'impero sovietico - tranne che sotto \D1 certo aspetto. Credo che la pace in Europa sia stata preservata non tanto dalla minaccia delle armi nucleari, quanto dalla effettiva sparti1ione tra due grandi potenze che hanno imposto un ordine - giusto o ingiusto- che tira avanti da quarant'anni. Ora tutto questo è finito, nessuno sa quello che sta succedendo in gran parte dell'Europa. Eric J. Hobsbawm in uno loto di Tom Pilslon Ido "The lndependent"). Gli americani, che al momento sono l 'unicaeffettiva potenza mondiale, dovranno riflettere molto attentamente se e come agire per evitare che tutto finisca in un caos generale. Ritornando ali' Europa centrale e orientale, lei crede che per tutta quest'area del mondo il comunismo si sia dimostrato una strada senza uscite? Probabilmente sì. Però sarebbe meglio dire un detour, non una strada senza uscite, perché evidentemente nessuno di questi paesi si trova allo stesso punto di dove eraprima. Un certo numero di essi, specie nei Balcani, è avanzato di un bel po' rispetto al 1940, sia nell'economia che in tutto il resto . Tuttavia non era l'unica via di sviluppo possibile, e nemmeno, possiamo immaginare, quella più efficace. · E questo discorso vale anche per la Russia? È molto difficile saperlo. Fatte a posteriori, le valutazioni di costi e benefici sono piuttosto inutili. Quello che è stato, è stato. È perfettamente chiaro, con il senno di poi, che se uno avesse saputo di trovarsi davanti alla responsabilità di scegliere di fare la rivoluzione di Ottobre e poi di avviare un paese al socialismo, nella fattispecie la Russia, avrebbe agito altrimenti. Ci furono infatti dei marxisti - i menscevichi, Plekhanov e altri - persino in Russia che la pensarono così. Il vecchio Plekhanov, che era stato il padre del marxismo russo, suggerì a Lenin che tutto quello che si poteva ottenere in questo modo era una specie di versione socialista dell'Impero Cinese. Come previsione non era male.D'altra parte cosa avresti fatto se fossi stato un rivoluzionario? Potevi rinunciare, oppure decidere di andare avanti sperando in bene. Dopo tutto il resto dell'Europa sembrava andare a pezzi. Guardando al passato sarebbe stato meglio se avessero scelto un'altra strada. Ma a che serve riandare al passato? Loro presero quella direzione. Quello che adesso si sta verificando è la liquidazione finale dell'epoca di grande catastrofe che ha investito tutto il mondo con il fallimento del capitalismo liberale. Per circa mezzo secolo, dal 1914 fino al secondo dopoguerra, il mondo ha attraversato un periodo di cataclisma, che ha prodotto ogni genere di estrosità: la rivoluzione russa è probabilmente quella più duratura. A volte negli anni Cinquanta, per ragioni su cui gli storici stanno ancora discutendo, il mondo sembrò tornare all'equilibrio. Da allora in poi la situazione è completamente mutata 13
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