IL CONTISTO rivoluzione e lo stato borghese, ma la maggioranza di quelli più vecchi aveva l'impressione che dovesse pur esistere da qualche parte lo spazio per un dissenso non catalogato. Le follie aumentavano. Ricordo che all'epoca del dibattito sull'aborto un notissimo leader della sinistra, e deputato al Parlamento, dichiarò che ogni donna doveva essere libera di abortire tranquillamente fino alla fine del nono mese; quando qualcuno gli fece notare che una simile idea conteneva una mostruosità, rispose che questa sua posizione era "più avanzata", e le altre "più arretrate". Grazie tante, era certamente così. Un amico dell' Autonomia nel 1977 mi disse: dobbiamo uscire da un'ottica minoritaria, abbiamo già battuto lo stato borghese, e non ce ne rendiamo conto. Nei covi delle Brigate Rosse la polizia non trovò mai Stato eRivoluzione né gli scritti di Mao: trovava manuali per l'uso delle armi e romanzi di fantascienza. Quando poi i deliri e le illusioni politiche non stavano più in piedi per niente, alcuni imboccavano la strada mistica: e in fondo non si può biasimarli perché erano spesso i più fragili. Adistanza di 15 o 20 anni, mi hanno fatto simpatia gli studenti della pantera, e anche un po' di tenerezza - se mi è permessa questa nota paternalistica - perché hanno dovuto scoprire di esser rimasti privi di munizioni ideologiche credibili. Pieni di ottimismo e privi di memoria, in fondo hanno provato a ripetere, fuori dalla storia dei grandi movimenti politici, una lèzione che ancora qualche anno prima ne faceva parte. Eppure può darsi che perfino i movimenti studenteschi del '90 contribuiscano a muovere la locomotiva, adesso che il treno della storia ha in vista molte stazioni importanti. Basta pensare, appunto, all'Europa, a tutti noi del vecchio continente. Qui il socialismo ha avuto il suo certificato ufficiale di morte nei mesi storici dell'89, ma non è stato ancora seppellito, e molte cose dipendono da come andranno i funerali. Si può dunque ancora sperare che le sue esequie siano officiate da Gorbaciov piuttosto che da Papa Woytila. E questo dipenderà anche da noi. Inoltre i funerali sono un'occasione di riflessione, perché se servono a seppellire servono anche a ricordare. Come è stato osservato più volte, per non aver capito il senso di una tragedia si rischia di mettere in scena non già una farsa, ma un'altra tragedia. Allora, direi, occupiamoci un po' della nostra memoria, perché gli ultimi venti anni sono dentro di noi. Come osserva il buon Freud, non è la cancellazione del nostro passato ma la sua assunzione ciò che ci può salvare dal cadere ogni volta nel pozzo. In piedie seduti Grazia Cherchi Al solito 1'8 - inteso come tram - è pieno zeppo. A malapena riesco ad alzare un braccio e ad aggrapparmi a una maniglia. Nel contempo all'altro braccio mi si è avvinghiata una vecchiarella che ad ogni scossone oscilla avanti e indietro. Di fronte a noi sono seduti, anzi stravaccati, quattro ragazzotti, con le gambe cosl divaricate da poterospitare una mezza dozzina di vecchiette. Li guardo corrucciata per un po•, quindi mi ~ido a dire: " Ma insomma, uno di voi 12 ~Ll(Si1 co~?01Ei-S SONO PERFt.2.1orvA1\ SSIM\, CE. ~'E. 01À QIJALLU~DCI-IE. l-1A f'A\JRAOEL,L,'11\li::E.R~O. Copyiighi Guipos. vuole alzarsi e far sedere questa signora?". "Che cazzo vuole questa secondo te?" chiede quello che ho proprio di fronte al coetaneo stravaccato accanto. "Minchia!", risponde il coetaneo, "Che cazzo te ne frega?". Furiosa mi rivolgo allora a un omone in piedi sulla mia destra, il quale, com 'è costume dei nostri maschi, ha finto di non sentire. "Vuole aiutarmi a far sedere questa signora?". "Lasci perdere, sc,iura", mi risponde benevolo. "Sono tutti così. Anche mio figlio ..." e contemporaneamente manovra per allontanarsi da me. Ma non si trattiene dal borbottare: "A una certa età, però, bisognerebbe starsene a casa". E scuote la testa, che ha com'è giusto piccolissima sul gran corpaccione. "Lei spero proprio che non ci arrivi", gli grido dietro: la situazione sta ormai degenerando. L'omone, che come tutti i nostri maschi, è superstizioso, vuole evidentemente toccar ferro o far le coma e così molla la maniglia, ma perde l'equilibrio per via di una brusca frenata e piomba addosso alla banda dei quattro. Mentre le imprecazioni frarnmisteabesteinmie assordano l'aere, "Ih, ih, ih!" scoppia a ridere tutta contenta la mia vecchina, che visto il varco improvvisamente apertosi, mi e si spinge in avanti con un'energia insospettabile. Guadagnamo così l'uscita e ci catapultiamo fuori come un sol corpo. "Ih, ih, ih!", continua a ridere, squassandosi e arruffandosi tutta:la vecchiarellla. Poi stacca l'artiglio dal mio braccio e se ne va lesta lesta. Lo sa 11diavolo E continuate a spedirmi lettere In cui scrivete sottolineando forte: "Signor Kastner, dove è andato a finire l'elemento positivo?" Mah, lo sa il diavolo dove è andato a finire! (Erich Kastner, 1930) Perderela faccia Tra le tante cose che colpiscono nello straordinario Decalogo del polacco Kieslowski non citerei per ultime le facce degli attori: facce credibili, autentiche, vere. Non sgualcite dall'uso come quelle di moltissimi attori italo-francesi-americani. Né prive di "segni particolari" e caratterizzanti come tante che si vedono in giro. Un'allarmante scomparsa questa delle facce: sembrano tutte uguali, tutte· truccate, nello stesso modo anonimo. Un 'unica istantanea moltiplicataall 'infinito. Ci si accorge ancor più del fenomeno se si sfogliano foto di gruppo degli anni Cinquanta, quando ancora i volti che ci guardano esprimono qualcosa: allegria, malinconia, pavidità, ardimento, tenerezza, sconforto. Se poi ne affianchiamo una italiana auna francese, capiamo subito, senza bisogno di didascalie, che quel tizio al bar è un francese e quell'operaia è un'italiana. C'erano ancora delle caratteristiche inconfondibili, frutto dell'una e dell; altra civiltà. Ricordo che negli anni sessantottini un amico aveva proposto di fare un album di foto: da una parte i volti della gente al potere - ministri, questori, politici, cardinali, ecc. - dall'altra "i nostri". Ne sarebbe venuto fuori un campionario delle due Itali e: da un lato la rapacità, la turpitudine, la disonestà, l'ipocrisia, dall'altro il disinteresse, la vitalità, la fantasia, la generosità. Attraverso i volti. E forse ancor oggi funziona questa distinzione-e segna i lineamenti - tra chi ha o brama il potere e chi lo abborisce e se ne tiene lontano. Il 2 maggio scorso ero a Palazzo di Giustizia di Milano in attesa del verdetto contro Lotta Continua in cui ingiustizia sarebbe stata fatta. E lì ho rivisto alcuni dei compagni che avevano animato i soli anni della mia vita in cui ho creduto in un futuro diverso, essendoci ideali collettivi e sogni comuni (Adesso è di moda vergognarsi di provare nostalgia: che vergogna!). Erano, come tutti, segnati dagli anni, dallo sconforto forse, e anche forse_dalla sconfitta. Ma hanno ancora delle gran belle facce Franco Bolis, Adriano e Gianni Sofri, Guido Viale. Vedendoli e pensando inevitabilmente a tanti altri compagni di quegli anni, mi sono venuti in mente - ero e sono nient'altro che una letterata- alcuni versi di Vittorio Sereni. Eccoli. È rimasta una chiazza una pozza di luce non convinta di sé un pozzo di •lavoro con attorno un girotondo di prigionieri (dicono) sulla parola: sanno di un bagliore che verrà con dentro, a catena, tutti i colori della vita - e sarà insostenibile. (da in Gli strumenti umaru)
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