Linea d'ombra - anno VIII - n. 50 - giugno 1990

le illusionifannomarciarela storia,allora, illusioneper illusione, meglio il sogno di una solidarietà universale che la fantasia di poter donare a tutta l'umanità i livelli di consumi e di sperpero dell'americano di oggi. Ma quello che ci preoccupa di più, è qualcos'altro. È l'ipotesi che la finedei grandi idealipolitici lasci il passo a qualcosa di molto peggiore che il socialismo, e di peggioreche il consumismoopulento e selvaggio:cioè che lasci il passo ai settarismi più tradizionalie tribali, ai localismiregionalisticie nazionalistici,e soprattuttoalle grandie ciecheconvinzioni religiose. Il socialismoreale sarà stata unamostruosità,ma mi è sembratomolto più mostruosoquanto ho intravistostando qualche giorno a Gerusalemme, e con la sensazioneche in altri posti del mondo accadano cose simili. Ll ho intuitO'quanto il proiettareproblemipolitici inùncielo teologicopossarenderedel tutto vano ogni discorso di realtà e di buon senso. Insomma, ho molta paura del potere enorme dei rabbini e degli imam più fanatici, pur sapendo molto bene che la maggioranza di questi professionistidell'ultraterreno sonoinvecedegnissimeeumanissime persone. Non resta che sperare che nel cocktail di illusioni del nostro prossimo futuro ci sia la minor dose ssibile di verità con la '---, -~ maiuscola,e una maggior dose di buon senso. Unamicohaosservatorecentementeche negliultimivent'anni non è mancatala spinta soggettivaverso il futuro,mapiuttosto è mancato il raziocinio; e quindi ha suggerito come correttivo l'ottimismo della ragione e il pessimismo della volontà. Ha aggiuntoche cosl per lo meno si andrebbe più cauti. Parlandodi generazioni di fronte al cambiamento,credo che in fondo non si abbia nessun diritto di parlare delle generazioni altrui, e un limitato diritto di parlare della propria. Io appartengoa una generazioneche è già passataattraverso un buon numero di illusioni. La mia generazione ricorda molto beneleadunate fasciste, la guerrae le speranzedell'antifascismo, e poi l'amarezza enorme della caduta di queste speranze nel dopoguerra; e ancora, ricorda i messaggi che a quell'epoca sembravano provenire dal terzo mondo. Alla fine degli anni Cinquantasi facevano a Roma intensi seminari di studio sull'Africa, ed eravamo convintissimi che la imminente decolonizzazioneavrebbeportatonon soloil benesserein tempibreviaquelle ILCONTUTO popolazioni, ma anche un'alternativa di valori per la vecchia e stancaEuropa.Uno dei libriche leggevamosi chiamavaappunto L'Africa aspetta il 1960. Dovevaessere una speciedi primavera per tutti. · Però molto presto arrivò, per fortuna, un discorsopiù sottile e più intelligente.A chi a quell'epoca era meno che trentenne, il tenereper Stalin e per la Russia sembrava già, e giustamente,un discorsovecchio,di un'altra generazione:Per ipiù fortunati,c'era la possibilitàdi incontrarequalcos'altro, cioè le pagine di Adorno, talune pagine di Marx e, in carne ed ossa, persone come RanieroPanzieri. Queste persone insegnavanoche l'importante non è schierarsi per la Russia o per l'America, ma tenere in vita un discorso critico e una ricerca politica Nel nome di Marx, RanieroPanzieri insegnòesplicitamenteame eadaltria diffidare del leninismo.Eravamo agli inizi degli anni Sessantae quella·fu la nostrapoliticizzazione.Ritengoche non fu unapoliticizzazione settaria Quandopoi ci fu il '68 quellidella mia generazionenonerano più studentida un bel pezzo.Mao e il maoismoci affascinavano per il loro contenuto di moralità: ma i primi viaggi in Cina, all'inizio degli anni Settanta, non convinsero tutti. Diseg~odi Daniele Meloni ... ---------- La vera disillusione venne dunque nei primi anni Settanta. Troppi intornoa noi credevanodi aver già trovato la verità, sotto forma di formule semplificateche non sarebberopiaciute certamentenéadAdornoné aPanzieri. La ricerca criticalasciòil posto alla setta.Anche nel mio campo, che era quello dellapsichiatria, le tendenze dominanti semplificavano tutto e avevano un po' perso il sensodelle proporzioni.Nel 1973Cesare Cases prese in · giroquelliche findopo laguerra"si eranoannodati... il tovagliolo al collo in attesa delle ciambelle comuniste, e che ora, resi più duttili dalla necessità dei ·tempi, si lamentano di essere stati ingannatiperché nessuna è riuscitacol buco, e se ne stanno lì con la forchettaa mezz'aria". QuandoCases dicevaquestesanteparole eraappuntoil 1973, ed era già abbastanza chiaro che le ciambelle comuniste non riuscivano col buco. In realtà, malgrado le delusioni, eravamo ancora molti in quegli anni a tenere la forchetta a mezz'aria, perplessi.Ci veniva detto che gli schieramenti erano due soli, la 11

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