Linea d'ombra - anno VIII - n. 50 - giugno 1990

Glianni u disordinati" nelle opinionidi SidneyTarrow SantinaMobiglia Sidney Tarrow, politologo americano già noto in Italia per analisi sulle realtà del nostro paese (Partitocomunistae contadini, Einaudi 1972; Tra centroeperiferia. li ruolodegli amministratorilocaliinItalia e inFrancia, Il Mulino 1979) ci offre, con il suo ultimo saggio (Democraziae disordine. Movimenti di protestaepolitica in Italia 1965-1975, Laterza 1990) un contributo interessante ai fini della storicizzazione e di una lettura in termini processuali del decennio caldo italiano. Significativa la periodizzazione: dalla metà degli anni Sessanta alla metà degli anni Settanta; non già dal movimento degli studenti a, per esempio, il caso Moro, tipica delle ricorrenti ricostruzioni giornalistiche o televisive (anche le più pregevoli, come La notte della repubblica di Sergio Zavoli) immancabilmente portate a isolare un segmento di storia dell'estremismo. Muovendo dalla "idea che la storia di una società si rispecchi nelle azioni collettive della sua popolazione" e che "le ondate di protesta scuotono una società non perché gli intellettuali agitino le acque dello scontento, ma quando la gente osa esigere diritti e benefici che ritiene le appartengano", Tarrow guarda al decennio in questione con una netta presa di distanza dalle ideologie o dall'autorappresentazione soggettiva degli attori di allora, tracciando un bilancio in termini quantitativi e qualitativi (forme di azione, forme di violenz.a, obiettivi, presenza di organizzazioni, settori sociali coinvolti) della mobilitazione che vi ebbe corso, per analizzarne le dinamiche alla luce del modello dei cicli di protesta, sulla scorta di Hirschman e, più in generale, degli studi sui movimenti e l'azione collettiva di E. P. Thompson edi Ch. Tilly, cui dichiara ripetutamente il suo debito. Contrapponendosi programmaticamente sia a coloro che dei nuovi movimenti hanno inteso esaltare la novità epocale sia a quanti vi hanno visto i segni di un'oscura minaccia al sistema democratico, l'ottica adottata consente all'autore di evitare sensatamente la narcisistica antinomia, molto frequentata a sinistra, per la quale, nell'efficace formulazione di Pizzorno, "ad ogni nuovo insorgere di un'ondata di conflitto saremo indotti a ritenere di essere alle soglie di una rivoluzione, e quando l'ondata comincia a calare prediremo la fine del conflitto di classe". Nel titolo del libro, Democraziae disordine, è contenuta la tesi teorica forte, che l'indagine si propone di dimostrare applicandola al caso italiano: gli anni del disordine sono stati per Tarrow "uno dei periodi di crescita democratica più ricchi e fecondi della repubblica". Nell'arco di questi anni si è realizzato un ampliamento dell'arena politica con l'ingresso di nuovi soggetti, si è sperimentato un vasto repertorio di forme di azione collettiva, molte delle quali si sono trasformate in forme di partecipazione legittime e permanenti, sono state attuate riforme e leggi (dallo Statuto dei lavoratori alle pensioni e al divorzio, per non citarne che alcune) improbabiU senza le pressioni indotte dal ciclo di protesta. "Il caso italiano" si sostiene nella conclusione "dimostra che la democrazia si amplia non perché le élites concedono delle riforme o reprimono il dissenso, ma attraverso l'espansione della partecipazione che si verifica come risultato dei cicli di protesta". E l'assunto della dimensione fisiologica, e non patologica, del disordine, perché "la democrazia è sempre un ILCONTISTO esito contingente del conflitto e non è mai progredita senza lotta" non è cosa da poco in tempi in cui ha gran voga l'idea che la democrazia si identifichi con la stabilità e il puro rispetto formale delle regole del gioco. Per fortuna ogni tanto qualche liberalde- . mocratico di cultura anglosassone si prende la briga di ricordarci il suo complemento dinamico dei movimenti sociali. Altro risultato conoscitivo non scontato della ricerca riguarda il peso della violenza nel "decennio di follia". Le dinamiche della mobilitazione collettiva, cui è dedicata la parte più corposa del lavoro, mostrano una logica interna che configura la parabola, storicamente ricorrente, tipica dei-cicli di protesta: dopo i primi fermenti, la fase dirompente e alta dei movimenti (il '68 studentesco e il '69 operaio) caratterizzata dalla massima carica perturbativa per la rottura con le forme tradizionali dell'agire politico e daila sfida dichiarata ali' ordine esistente, sfida che acquista forza e visibilità proprio dall'assenza di limiti prevedibili (come nel romanzo di Calvino Il baronerampante "è l'assurdità dell'atto" spropositato del protagonista che va a vivere sugli alberi "a conferire potere alla sua protesta"). Segue la fase centrale in cui "l'insolito si fa abituale", l'onda lunga di propagazione fra molteplici altri settori sociali, che conduce al picco quantitativo delle lotte (1971-1972), più convenzionali nelle forme d'azione e più segnate dalla presenza di forze organizzate (vecchie e nuove), preludio alla fase calante, in cui si delinea una netta biforcazione fra istituzionalizzazione crescente da un lato, con una trasfusione di militanza nelle strutture politiche preesistenti, -e radicalizzazione violenta dall'altro. La diffusione della violenza organizzata si verificò solo nel declino del ciclo ed esplose in reazione al calo della mobilitazione, non corrispose alla sua massima estensione e non ne espresse la continuità. Lo sbocco infine nel terrorismo, nel giudizio di Tarrow, "non fu il culmine del movimento nato nel Sessantotto; fu il segno del fallimento della strategia di movimento in un periodo di mobilitazione in declino". I capitoli centrali del libro mettono a fuoco il disegno interpretativo generale dell'intero ciclo per tagli trasversali, che ripercorrono le vicende del movimento degli studenti, dei lavoratori dell'industria, del dissenso religioso (esemplare il caso della comunità dell'Isolotto di Firenze, ricostruita attraverso una cronaca viva e puntuale, che testimonia le omologie e la pervasività dei fermenti dell'epoca), della sinistra extraparlamentare e, in particolare, di Lotta continua. Oltre a fornire materia di riflessione sugli esiti del ciclo italiano - individuati nell'intreccio di istituzionalizzazione, violenza e crescita democratica- lo studio di Tarrow ,allargando il campo d'osservazione agli anni precedenti il divampare dei Gli scontri di Valle Giulia !foto D'Aco). 9

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