MUSICA RITORNO AL FUTURO? TERENCE TRENT D'ARBYEQUINCYJONES FeliceLiperi In tutta la sua storia, per rinnovarsi e andare avanti, il rock ha dovuto ricorrere periodicamente all'utilizzo di suoni, ritmi e novità provenienti dal mondo della Black-Music. È successo negli anni Sessanta con il R&b e il Blues, poi nei Settanta con il Soul e il Reggae, e più recentemente con il suono urbano del Funk e del Rap. Ovviamente il panorama ricchissimo della Black Music non deve essere appiattito dietro sigle e generi, ma rivelato attraverso i suoi protagonisti: i vari Otis Redding, James Brown, Stevie Wonder fino a Prince e Terence Trent D'Arby. Recentemente proprio Terence Trent D' Arby ha scatenato una discussione molto accesa fra critici e addetti ai lavori sul suo ultimo Lp.11 secondo dopo il gran successo di lntroducing the Hardline According to Terence Treni D 'Arby (se si esclude l'interlocutorio e semiufficiale Early Works) programmaticamente intitolato Neither Fishnor Flesh; è un disco molto interessante prima di tutto perché pròpone una riflessione sul rapporto con le nuove generazioni di artisti pop/soul. Sotto certi aspetti D' Arby è il tipico prodotto dello star-system anni Ottanta, cioè di quel mondo musicale che riesce a creare, forse ancor più del cinema, una stella da un giorno all'altro perché perfettamente consapevole e interno alla logica dei media moderni. Ciò significa che il pop/rock è prima di tutto un medium e che Terence TrentD' Arby è stato coinvolto e manipolato da tutto questo. Con il suo primo Lp si è imposto come il nuovo interprete del soul e del R&b;inluiimenogiovanihannovisto,omeglio rivisto, ~am Cooke, Smokey Robinson, e i più giovani un protagonista della nuova scena soul. In più, come spesso accade a ogni star degna di questo nome, è diventato uno dei nuovi sex symbols giovanili, con la tipica dose di antipatia e boria dei divi. A distanza di tre anni da quell'incredibile successo, D'Arby, al contrario di ciò che tutti avrebbero fatto o si aspettavano, ha realizzato un prodotto che cancella quasi totalmente il ricordo del suo primo Lp. E questo ovviamente ha scatenato una fortissima discussione sul gesto anomalo ma anche sul contenuto del nuovo disco, che in effetti spesso si presenta come uno shock per l'orecchio. Tanto lntroducing ... era suadente e sensuale, altrettantoNeithe; Fish nor Flesh è un prodòtto strano e ostico all'ascolto. "Né pesce né carne" appunto, perché è un lavoro indefinibile se non attraverso !'.assemblaggio dei frammenti sonori che lo compongono e la decodificazione dei messaggi musicali provenienti dai mondi più diversi che evoca. Vi troviamo compressi insieme, quasi senza logica, l'erotismo vocale più spinto alla Prince, o il soul-funk d'avanguardia di Sly Stone, o ancora la forza di interpreti del R&b come Joe Tex, James Brown o Otis Redding. E poi, quasi ovunque, la struttura/canzone è Foto di Paola Bensi. completamente stravolta, non si può più neanche parlare di sequenza di brani ma di lin corpo unico con minori o maggiori accenti su questo ritmo o su quel motivo. Talvolta è addirittura la musica a scomparire sotto le "interpretazioni" verbali e le evocazioni dal tono mistico. Attorno e insieme: archi, rumori e suoni psichedelici, ritmi campionati, perfettamente in linea con le tendenze più moderne del soul urbana, quello di Soul II Soul e De la Soul per intenderci. Ma forse c'è un'altra chiave di lettura oltre a quella tecnica, forse l'intenta di D' Arby è semplicemente una verifica "dell'intimità dell'anima e del sentimento", come richiede esplicitamente nella copertina: A Sou.nd!rack of Love, Faith, H ope & Destruction. O con il brano d'apertura/ H ave Faith in These Desolate Times, che si presenta proprio come un gospel eseguito però da uno speaker/predicatore delirante, o ancora, con la dissociazione fra testo e musica che regna nel secondo brano lt Feels Good to Love Someone Like You.11 resto è soul insieme con funk e R&b cioè una miscela dei suoni e dei ritmi che hanno reso grande la storia della Black Music e che anche in questo caso raggiungono livelli altissimi di tensione e sensibilità interpretativa. Forse per commentare il lavoro di D 'Arby si può dire che non sempre è possibile usare il successo secondo logica, talvolta bisogna scardinarlo. Più recente ma non meno discusso èBackon the Blockil nuovo lavoro, dopo quasi dieci anni, di Quincy Jones, uno dei più prestigiosi autori e produttori di questo dopoguerra. Davanti a un nome del genere si rischia di restare in silenzio, tanto più se il lavoro è complesso e raffinato come è Back on the Block. Forse è ovvio, se pensiamo alle profonde diversità dei due personaggi, ma si potrebbe dire che Quincy Jones ha lavorato inmodo opposto aquella di D•Arby. Se quest'ultimo ha aperto verso l'esterno ogni stimolo proveniente dalla sua ispirazione musicale, Quincy Jones ha fatto opera di sintesi, ha liofilizzato e ridotto in pillole interi decenni ed esperienze di Black Music. Ritroviamo infatti "assemblati" nel disco personaggi del calibro di Miles Davis, George Benson, Dizzy Gillespie, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Al Jarreau, Bobby McFerrin, Herbie Hancock, Joe Zawinul, Ray Charles, Chaka Khan, Kool Moe Dee, GrandMaster Melle Me!, Ice-T. L•elenco è impressionante ma, come ha già fatto Spike Lee attraverso la voce di un d.j. in Fa' la cosa giusta, è evidente il bisogno per Quincy Jones di recuperare ricordi e riferimenti quando, come ha fatto anche Spike Lee, si deve "narrare" in qualche modo la propria storia. E Quincy Jones ha voluto in effetti portare con sé nel progetto tutti i suoi amici, cioè la culturadegliartistipiùstimatidellaBlackMusic. Troviamo, proprio nel brano che dà il titolo all 'Lp, l'abbraccio fra Rape il souVfunk. /' Il Be Good f or You si propone invece come sintesi di alcuni decenni di musica soul e infine il classico di Zawinul Birdlandvede l'incontro fra Be Bop e Hip Hop. È quindi chiaro che l'intento di Quincy Jones era quello di realizzare, dopo essere stato assente per dieci anni come solista dalla scena discografica, un'opera "definita" e mastodontica che riassumesse in un solo disco un po• tutte le esperienze della musica nera moderna. Un•operazione animata da un desiderio neanche tanto nascosto di onnipotenza. Ed è proprio questo il suo limite, non averne alcuno, ma anzi citare ogni testimone di riguardo, coinvolgere ogni star in un puzzle un po• glaciale di geni. Ecco perché la sensazione che dà Back on the Block è quella di subire uno stress auricolare di suoni e un bombardamento di ritmi. Non ci sono forse tanti collaboratori e tecnici altrettanto altisonanti neanche nella monumentale raccolta Atlantic di Soul e R&b 19471974. Inoltre il disco di Quincy Jones fa pensare ad un Jàvoro basato più su obiettivi tecnici e sul virtuosismo dei collaboratori che sulla bontà e l'originalità delle idee. Naturalmente trattandosi di Quincy Jones siamo pur sempre di fronte a un lavoro di grande fattura e raffinatezza anche se, come è noto, pure la sintesi ha bisogno di respiro, altrimenti diventa solo riassunto sintetico. 93
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