Linea d'ombra - anno VIII - n. 49 - maggio 1990

(ivi, II, 347-362). Nonostante il pericolo si decise, dopo un aspro dissidio interiore, a un rapido rientro. A New York, con grande lucidità, aveva capito come dovesse condividere le lotte e le sofferenze dei suoi compagni nella Chiesa confessante e nella resistenza; che non poteva voltare le spalle a quella vita. Gli si prospettò così un amara alternativa: una vittoria di Hitler avrebbe significato la fine della civiltà occidentale e della tradizione cristiana che l'alimentava; per altro verso, una sconfitta avrebbe avuto conseguenze incalcolabili sulla Germania. Bonhoeffer decise di optare per il secondo caso, e di favorirne l'esito. E giustificò il suo rientro argomentando che, se non avesse condiviso le sofferenze dei suoi connazionali nella guerra, non avrebbe mantenuto l 'integritàdi tutte le sue forze spirituali, necessarie alla ricostruzione della cristianità evangelica dòpo il conflitto. E accettò anche il rischio della fucilazione, perché era deciso a rifiutare di prestare il servizio militare. In Germania, i suoi amici riuscirono comunque a fargli ottenere incarichi nel còntrospionaggio, alle dipendenze di Canaris, per conto di un gruppo della Resistenza. Non essendo incorporato nel servizio d'arma, non dovette dichiararsi e rischiare come obiettore. La Resistenza tedesca, a partire dal 1938, tentò di raggiungere un accordo con i circoli governativi inglesi sul trattamento del popolo tedesco dopo l'abbattimento di Hiùer. I generali tedeschi erano disposti a eliminare il governo hitleriano solo dopo aver ricevuto assicurazioni su soluzioni politicamente eque dùpo un armistizio. Uno dei molti che si sforzarono in questo senso fu proprio Bonhoeffer. Sfruttando la fiducia che godeva da parte del vescovo di Chichester, George Bell, riuscì a far arrivare . al governo inglese le richieste e le proposte del gruppo di Resistenza nel controspionaggio. I suoi tentativi non ebbero successo, troppo grande era la diffidenza da parte inglese. La mancanza di assicurazioni in merito fornì ai generali tedeschi una buona giustificazione per rimandare in continuazione l'abbattimento di Hitler, finché fu troppo tardi. Il generale Han Oster e Hans von Dohnanyi erano la mente e il motore del piaoo rivoltoso. Il disprezzo e la disperazione per la riluttanza e l'irresponsabilità dei generali tedeschi li accomunava entrambi. 7. Bonhoeffer condusse da allora una problematica doppia esistenza. Da un lato riceveva incarichi dal controspionaggio - senza per altro agire per conto loro - dall'altro il Consiglio dei fratelli della Chiesa confessante prussiana gli aveva affidato il compito di dedicarsi alla ricerca teologica, in particolare alla stesura di un'etica cristiana. I manoscritti che compongono l'Etica (trad. it. Bompiani, Milano I969), redatti tra il I940 e l'aprile del 1943-molti capitoli sono rimasti allo stato di frammentoaffrontano un ambito assai vasto. Da un lato si tratta di riflessioni sui principi teologici fondamentali, per altro verso si affronta molto concretamente la situazione in cui l'uomo, nella Resistenza, si trova di fronte al dilemma della decisione. Famoso è diventato il testo Dieci anni dopo. Bilancio sul limitare del 1943 (Nach zehn Jahren. Rechenschaft an der Wende zum Jahre, 1943), scritto per un ristretto gruppo di amici. Il testo è stato stampato in Resistenza e resa (Widerstand undErgebung, trad. it. Edizioni Paoline, Cinisello B. 1988), la raccolta dell'epistolario e degli scritti di Dietrich Bonhoeffer dal carcere. È la riproposizione, con alcune modifiche, di un capitolo del manoscritto Funzioneformativa dell'etica (Ethik als Gestaltung). Rischiando in ogni momento di cadere in mano alla Gestapo, i manoscritti SAGGI/BONHOEFFER sull'etica furono in buona parte redatti in un linguaggio cifrato. Al centro della riflessione c'è un interrogarsi sul tema della libera responsabilità del cristiano, e in specie del cittadino che vive in uno Stato corrotto. In una compagine statale nella qualeregninotoriamente l'arbitrio si pone ali 'individuo il compito di agire contro la corruzione del diritto e della legalità. Ma colui che si decide per l'azione non può far appoggio al naturale sostegno di un diritto positivo. L'azione sovvertitrice risulta quindi legittima soltanto se indirizzata alla ricostruzione di uno Stato di diritto. Rifiutarsi di agire nell'ambito della libera responsabilità, cioè rimanere muti spettatori, significherebbe macchiarsi di una gravissima colpa. Ma, allo stesso modo, anche un'azione sovvertitrice non sfuggirebbe all'ipoteca di una grave colpa. Ovviamente, se riuscisse ad accelerare la fine della guerra, verrebbero risparmiati milioni di vite umane. Ma un rovesciamento del regime, con la probabile conseguenza di una guerra civile, avverrebbe al prezzo di molte .vite umane, e l'esito sarebbe incerto. Bonhoeffer ha riflettuto più di chiunque altro sull'ineluttabilità della colpa connessa all'agire nella resistenza. La sua stessa doppia vita, la dissimulazione dei piani segreti dietro un comportamento ligio al regime, gli creò tensioni interiori quasi insopportabili. Bonhoeffer conclude il suo bilancio sui dieci anni trascorsi dalla presa del potere di Hitler con le frasi seguenti: "Non siamo stati muti testimoni di azioni malvagie ... abbiamo imparato l'arte della simulazione e della parola ambigua, siamo diventati ... diffidenti nei confronti degli altri uomini, rispetto ai quali eravamo debitori della verità e di una parola chiara; conflitti insopportabili ci hanno reso arrendevoli, cinici magari - siamo ancora utili? ... La nostra intima forza di resistenza sarà rimasta tanto salda, e tanto inflessibile rispetto a noi stessi la nostra onestà, per farci ritrovare il cammino della semplicità e della rettitudine?" Uccidere un uomo - e sia lo stesso Hitler, responsabile del genocidio -deve per un cristiano rimanere una trasgressione d,el comandamento divino "Non ammazzare". Su questo presupposto, Bonhoeffer si sentiva poi incalzato da quella colpa che avrebbe contrassegnato anche un cammino rivoltoso. Nei suoi manoscritti sull'etica ha esaminato, in forma dissimulata, la dimensione teologica di questi interrogati vi. Evitando ogni comoda rimozione, ogni auto-giustificazione, era in grado di riconoscere la colpa per ciò che essa era. E questa libertà nasceva dal suo rapporto con Dio. Chi si presenta a Dio con una confessione senza remore della propria colpa, chi non vuol ergersi a giudice di sé stesso ma lascia quel compito a Dio, godrà della promessa divina dell'assoluzione, per amore di Gesù Cristo che si è assunto il peso di tutti i peccati degli uomini. 8. L'arresto e gli interrogatori di Dohnanyi e di Bonhoeffer sono comprensibili soltanto all'interno del piano delle SS di incorporare il Controspionaggio militare nella direzione centrale della sicurezza del Reich, gestita dalle SS. Una lotta di potere si stava consumando tra i militari e le SS, che ne uscirono vittoriose. In prigione, Dohnanyi e Bonhoeffer dovettero battersi per mantenere la segretezza delle attività della resistenza e non pregiudicare la sorte dei loro amici- fin quando, dopo l'attentato a Hitler del 20 luglio 1944, vennero trovati documenti che rivelavano l'intera rete del complotto. Le reazioni di Bonhoeffer a quello shock, all'isolamento e alle sofferenze del carcere sono ricavabili dalle lettere e dagli appunti. Gli scritti dal carcere e le lettere dei condannati a morte costituiscono un genere a sé di letteratura. 77

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