Linea d'ombra - anno VIII - n. 49 - maggio 1990

SAGGI/BONHOEFFIR a partire dall'uomo e per l'uomo stesso assumerà sempre un duplice carattere di bene e male. Il rapporto di fiducia tra l'uomo e Dio è andato compromesso, l'uomo si è sostituito a Dio. Il rapporto con l'altro, col proprio simile, si è infranto. Nella Creazione paradisiaca, l'altro costituiva, nella sua alterità, un limite apportatore di salvezza.L'uomo autistico postosi al centro d~l creato oltrepassa ora quel limite per impossessarsi dell'altro. Ciò che ora lo sospinge è un bisogno insaziabile di farsi uno. Nella Cr~ione paradisiaca, il singolo uomo era correlato all'altro, costituendone il sostegno e l'arricchimento; il limite rappresentato dall'altro e la comunione con lui si condizionavano in una reciprocità vitale. Questa comunione di amore si corromperà, a partire dal peccato originale, in uno smisurato e perciò inappagabile desiderio di farsi unità. Analoghi pervertimenti si verificano in rapporto al resto del ~reato. In p~ncipio, l'uomo aveva ricevuto il compito di reggere Il mondo esistente nel suo ordine scaturito dalla Creazione come nel ruolo di un garante. Ora l'uomo, preda di una autistica ~ete di dominio, si appropria del mondo animato e inanimato e Io depreda. L'uomo non è più in grado di riconoscere come l'intero creato debba coesistere nell'interazione di tutti gli elementi fra loro. La Creazione, l'insieme del creato si trasforma in Natura agli occhi dell'uomo-con tutti i conflitti insiti nei fenomeni naturali che ci vengono inesorabilmente dimostrati ad es. dalla teoria d~ll'evoluzione. L'usurpazione del centro della realtà significa, dietro a un apparente potenziamento delle forze umane, una fondamentale frantumazione della realtà stessa nei suoi caratteri costitutivi. Però, ponendosi al seguito del Cristo, l'uomo si fa consapevole del suo vivere in un mondo lacerato, e prende al conte~po- parte attiva alla riconciliazione che coincide in Cristp e ,da_lm vie~e annunciata. Ciò significa che il credente può ora lasciare a D10 fattosi uomo in Gesù Cristo il centro della realtà e vedere in altra luce i propri limiti, la propria finitezza, ma anche quei legami che lo interrelano all'altro e al mondo. Il Discorso della montagna conduce proprio a questa visione. Nella quale, ad e~.•la forza che dall'io scaturisce viene impegnata nel duro sforzo di sospenderequell 'annientamento del nemico che è frutto dell 'odio, e di superare il male attraverso il bene. 3. Da questa visione dell'uomo immerso nella sua realtà deriva inevitabilmente il giudizio di Bonhoeffer sul movimento hitleriano: il nazismo si presenta come una mitica autodeificazione d~!.l 'u_omo_arian?che si sorregge sulla demonizzazione "degli ebrei , ndotll a qumtessenza del principio distruttivo. A ciò va 74 aggiunto il culto del capo, l'estensione chiliastica del momento politico nella proclaJllazione del "regno millenaristico", la sfrenata tendenza alla negazione di ogni limite che pregiudica l' esistenza del diritto stesso, stravolgendolo in strumento di potere usato arbitrariamente. In Dietrich Bonhoeffer, al rifiuto politico del nazismo, che univa tutta la sua famiglia vicina fino al 1933 ai partiti liberaldemocratici, viene ad aggiungersi un rifiuto teologiceu, A 27 anni, il giovane Bonhoeffer sostiene pubblicamente il suo primo grande scontro col regime, pubblicando il saggio La chiesa di fronte al problema degli ebrei (Die Kirche vor der Judenfrage, in Gesammelte Schtiften II, p. 44, trad. it. in Scritti, Queriniana, Brescia 1979, pp. 366-374). La Chiesa, afferma Bonhoeffer, non deve assecondare l'equivoca definizione biologica degli ebrei come razza, bensì esigere dallo Stato l' appl icazione del diritto per tutti. Una legislazione speciale per gli ebrei equivarrebbe alla reintroduzione della servitù della gleba, sarebbe espressione di uno "stato dell'arbitrio". Bonhoeffer affronta e avanza la proposta di tre livelli di intervento della Chiesa: 1) richiamare pubblicamente lo Stato alle proprie responsabilità di rispetto del diritto; 2) dare un sostegno alle vittime di ogni discriminazione compiuta dallo Stato; 3) non fermarsi al soccorso delle vittime di una violenza illegale ma, se necessario, agire in maniera immediatamente politica con una decisione conciliare della Chiesa contro l'arbitrio statale. Queste asserzioni del marzo-aprile 1933 contrassegnano le tappe, o i diversi livelli, del cammino personale seguito da Bonhoeffer: il suo aperto dissenso di fronte all'abolizione del diritto fin quando ciò sarà praticabile; la solidarietà offerta ai discriminati e agli esclusi, specialmente ai concittadini e ai cristiani di origine ebraica; l'azione politica contro uno Stato che, senza remore di sorta, calpesta sfacciatamente il diritto. Malgrado diversi interventi, Bonhoeffer non riuscì a impedire che la Chiesa di Prussia adottasse il cosiddetto "paragrafo sugli ariani''.. Questo paragrafo escludeva i cristiani di origine ebrea dal ministero pastorale e da ogni incarico ecclesiale. Bonhoeffer ne tirò le conseguenze anche a livello personale. Rifiutò di diventare pastore in questa Chiesa divenuta eretica e partì per assumere tale incarico in una comunità a Londra. Là riuscì a ottenere che le comunità evangeliche tedesche in Inghilterra si dissociassero dalla Chiesa tedesca del Reich. In Germania, i mezzi disponibili per attività d'opposizione erano molto limitati. I giornali, la radio, ogni testo stampato subiva il controllo della censura che vietava ogni espressione sgradita. Le università, i centri istituzionali della scienza, dell'arte e della letteratura non avevano più alcun mezzo per esprimersi liberamente. Solo la Chiesa, nonostante divieti e restrizioni, poteva ancora godere di uno spazio d'azione pubblico, non da ultimo grazie agli intensi rapporti con le chiese straniere nell 'ambito dell'ecumene protestante. Bonhoeffer sfruttò fino in fondo questa possibilità operando dal suò soggiorno londinese. Nella conferenza ecumenica di Fano, in Danimarca (agosto 1934), egli fece appello alle Chiese di tutti i popoli perché si riunissero in un grande concilio e si opponessero, ciascuna tra i propri fedeli e tutte assieme, al riarmo e ai preparativi bellici, che in Germania avevano già preso avvio. Le sue ultime parole, in quell'occasione, furono: "L'ora incalza - il mondo è stipato di armi ... la fanfara militare potrà già domani farsi sentire - cos'altro aspeuiamo?

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