STORIE/MANNUZZU ogni futuro. - E spero di non vederlo", soggiunsi, lasciandomi andare. Dunque non le avevo perdonato: stare nello stesso mondo significava non perdonarci mai e solo per questo usarci reciprocamente quasi continua indulgenza. Da allora fu quest'indulgenza a prevalere, con la notte che era calata. Ognuno aveva detto troppo e se ne pentiva dentro di sé; anche se forse non c'era altro mezzo per dire qualcosa di vero. Lula, in particolare, doveva sentirsi in colpa, come sempre, fin da bambina, quando le si teneva testa. Era ritornata ragionevole · e buona, durante le ore del viaggio di ritorno, mentre discorrevamo senza vederci, a tre, con Dar (Darwin) che guidava, fra lunghi silenzi; e di çiò, consolato anche dal buio, dal tepore dell'automobile e dalla stanchezza, mostravo di esserle grato. Q uando scesi, con il bagaglio, dietro il banco c'era il portiere notturno cinese (avevo pagato il conto la sera prima); e il lift di cartone, ancora al riparo della hall, strizzava l'occhio nell'ombra. Mancava parecchio tempo (l'ho detto, sono ansioso): dunque uscii, sebbene facesse freddo. Ed era ancora completamente notte. La Union Square deserta: bui e soli anche i bidoni dei rifiuti, che scandivano a distanze regolari i marciapiedi; ognuno tra non molto avrebbe ricevuto i suoi clienti. Nel grattacielo sovrastato dall'insegna (d'un grande albergo), il variare della luce negli ascensori esterni mostrava che adesso una cabina scendeva. Avevo inutilmente insistito perché Lula non mi accompagnasse, lei che specie di notte guidava malvolentieri; fu, come sempre, disposta a ragionare su tutto tna non su quello. Sul retro di uno dei grandi magazzini, negri scaricavano da un immenso camion carni macellate: interi quarti di bue, cesti di polli; rumori e voci continuarono a lungo. Nella strada successiva (Ellis?) il cafe di Hammett aveva accese le luci azzurre e verdi: ma era vuoto, chiuso. Nello stesso isolato era illuminato anche l'atrio di banca protetto di notte da ingranaggi magnetici: sul pavimento, oltre i vetri, giacevano avvolti corpi di dormienti, che non si sa come erano riusciti trovare rifugio (pensai a Dar). Nel garage a molti piani invece tutto appariva spento e fermo. Così avevo terminato il giro ed ero ritornato in albergo. Lula, alla guida della vecchia automobile gialla, anticipò: estremo cadeau che mi faceva, immagino. Mi aiutò a caricare il bagaglio e non le domandai se non avesse freddo così poco coperta; ·anche se sarebbe stato il caso. Poco dopo, mentre andavamo, incominciò a venire giorno, in cielo era salita qualche stria rossa dalla parte della baia: quella era per l'ultima volta San Francisco e le sue tante colline, che emergevano e scomparivano una dopo l'altra, mandavano luci non solo artificiali - sarebbe stata ancora una bella giornata. "Secondo Pascal abbiamo il torto di essere troppo sensibili alle cose piccole e troppo poco alle grandi", dissi in mancanza d'altro; e come lei, alla guida, non rispondeva (credo non fosse facile), aggiunsi: "Circum praecordia ludit: a pensarci, non c'è altra definizione del peccato". In aeroporto, mentre scaricavamo il bagaglio, notai le impronte di uccelli sul cofano dell'automobile, rimaste da chissà quando. Ero digiuno e, dopo l'accettazione, lei mi condusse in una cafeteria, finto-messicana con residui di festoni natalizi, facemmo l'uno dietro l'altra un po' di fila spingendo un solo 72 vassoio comune sullo scivolo. Sì, era troppo presto: aveva preso un caffé, nel bicchierone di plastica, io anche una specie di tortina dolce, che sapeva di grasso animale e non riuscivo a finire. Le chiesi di Dar. Poi se adesso lei proseguiva direttamente per il Children's Hospital. Tornai a insistere che andasse via. E ancora una volta avevo rovesciato del caffé sul tavolino. Fu così che riuscii a dirglielo, mentre con salviette riparava al danno: "Ce l'hai con me per via di tua madre?" Sollevò gli occhi: e sorrise, molto dolce, nel negarlo. Ho detto come usavamo baciarci, ad arrivi e partenze, accostando guancia a guancia. Mentre sostavo per il controllo, mi voltai e la vidi, di schiena, muovere il passo rapido, l'abito troppo leggero e il pullover bianco di cotone: per un attimo pensai di fotografarla. Dopo, più o meno avevo idea di quanto mi sarebbe spettato. Anche se, naturalmente, si preferisce non pensarci; affrontando la corvé del viaggio momento per momento: sistemare i bagagli a mano nel contenitore troppo alto, tirar giù coperte e cuscini che poi non si useranno, cercare riviste di carta patinata (ora, mentre ne aprivo una, il vizio della paura si concentrava in un punto minimo, quasi fuori della coscienza: sul percorso che lei doveva rifare,·nel traffico mattutino del Bay Bridge e della sopraelevata); e noleggiare la cuffia per il film, scegliere- scegliere- fra pollo e lasagna. "ADULARIA" narrativadascoprirefra'800e '900 • ALBERTCOANTOM ILDEMOMDOELLOSTILE pag.128Lire16.000 • ARTIJROLORIA LALEZIONDEIANATOMIA pag. 131Lire16.000 • GIUSEPPTEONNA FAVOLPEADANE pag..l65Lire16.000 • SILVIOD'ARZO ALL'INSEGDNEALBUONCORSIERO pag. 164Lire16.000 • NINOSAVARESE CONGEDI pag.Il 7Lire18.000 GIANFRANDCROAGHI INVERN-COARNEVALE inpreparazione: • FRANCFOORTIM LACENADELLCEENERI RACCONTFOIORENTINO pag.167Lire18.000 • EMILIOPRAGA DUEDESTIM pag.240Lire20.000 • CORRADAOLVARO TERRANUOVA pag.87Lire16.000 • MCOLAMISASI MARITEOSACERDOTE pag.111Lire18.000 EMILIDOEM'. ARCHI LEDUEMARIANNE CLAUDILOOMBAREDDI ITORE 20145Milano-ViaBernardinToelesio18-Tel.(02)4817553
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