Linea d'ombra - anno VIII - n. 49 - maggio 1990

SAGGI/CASTELLET avremmo mai finito di restare sorpresi da questo personaggio che, di giorno in giorno, diveniva affascinante come uno dei suoi romanzi o dei suoi racconti. Carme mi chiedeva, inoltre, se potevo trovare qualche informazione sul movimento dei Rosacroce: le risposi che non ne avevo idea, ma che qualcosa saremmo arrivati a sapere rapidamente. Molto rapidamente, in realtà. Davanti a me, mentre parlavamo, c'era Yvars, uomo di ampie conoscenze libresche. Mettendo giù il telefono, gli chiesi su quali libri potevamo orientarci: mi allungò un foglietto che aveva scritto mentre seguiva distrattamente la conversazione. Diceva: "Frances A. Yàtes, L'illuminismo dei Rosacroce·, Fondo di Cultura Economica." Io avevo lavorato sul libro della Yates TheArt ofMemory, quando scrivevo l'introduzione al mio studio su Pia, e conoscevo la grande serietà intellettuale dell'autrice. Senza un attimo di esitazione, andai a comprare il libro e lo divorai nel giro di un paio di sere. Scoprii chi era Christian Rosencreutz e l'estensione del movimento, ma soprattutto venni a sapere che, tra il Rinascimento e la rivoluzione scientifica, si era prodotta, come fatto importante nella storia del pensiero, la fusione di due tradizioni ermetiche, l'alchemica e la cab~istica, e che l'illuminazione spirituale a cui i rosacrociani del XVIl secolo miravano era legata ad aspirazioni scientifiche che li portavano, insieme ai frammassoni, a vincolarsi ai nomi di Bacone, Cartesio, Newton e Giordano Bruno: in ogni caso, una storia affascinante, in generale molto poco·nota. Arrivato a questo punto, mi dimenticai della Rodoreda per un momento e ricordai la lunga indagine, attraverso i libri di Scholem e di altri autori, che mi aveva portato alla convinzione della influenza della cabala, cioè del misticismo ebraico, nell'opera di Espriu. Il caso era però molto diverso: la Rodoreda "frequentava" e aveva scelto, fra le correnti dell'ermetismo, la meno nota e forse la più segreta. Improvvisamente ricordai che i misteriosi personaggi che appaiono alla fine di Beàrn - : Violenzae nonviolenza : I LINEA D'OMBUal Salonedel librodiTorinoI I . I I I presenterà lasuacollana ·APERTURE" conparticolare accentosuivolumi GuntherAnders, Discorsosulletreguerremondiali AldoCapitini, Letecnichedellanonviolenza. Lunedì21maggioalleore17.00 pressolasalaD,pianoterra,TorinoEsposizioni. Interverranno G ffredoFoti,FilippoGentiloni, MarinoSinibaldi,LuigiManconi,NanniSalio. ---------------- Linead'ombra è presentealSalonediTorino L-----------------~ 62 nella versione integrale, non in quella censurata - erano rosacrociani che pretendevano di entrare nella "sala delle bambole" allo scopo di recuperare le carte di don Toni ..Llon:nç Villalonga aveva scritto parole di grande elogio sulla Rodoreda, che aveva conosciuto durante un viaggio di lei aMaiorca, verso il 1967. E perun attimo pensai alle affinità elettive - anche Espriu e Villalonga si scrivèvano e si rispettavano molto - e all'ombra possente di Ramon Llull o di Amau dè Vilanova gravitanti sopra una tradizione catalana che non era stata precisamente quella di Llorens i Barba e quena del vescovo Torras i Bages. L'indagine sulla Rodoreda era compito di Carme Amau. Le diedi le informazioni che avevo e le spiegai le coincidenze che mi erano venute in mente. Tutto un lavoro da fare, perché nel frattempo Carme stava studiando le implicazioni dell'opera della Rodoreda con la psicoanà!isi. Si apriva così una nuova tappa nelle possibile scoperta di altri segreti, o di segreti che ne generassero degli altri. Penso adesso, finendo di scrivere queste pagine, alla piccola figura e alla poderosa immaginazione e spiritualità della Rodoreda. Faccio ripassare una serie di foto che ho tra le mani e ne scelgo una: non ha data, ma è stata fatta a Ginevra. Mcrcè doveva avere cinquant'anni. Sullo sfondo nero risaltano i capelli grigi, la fronte ampia, le sopracciglia scure, il naso un po' troppo grande, le labbra ancora sensuali, il mento sfuggente e gli occhi inquietanti, non fosse altro per la dissimmetria che le foto coglie: l'occhio destro che fissa duramente l'obbiettivo e il sinistro con un velo di tristezza, di malinconia o di dolore. È una foto di grande bellezza e molto inquietante. La guardo fissamente perché mi guarda fissamente, impenetrabile e debole nello stesso tempo, con un accenno di sorriso all'angolo sinistro della bocca. L'ho conosciuta mai, questa donna? Copyright J. M. Castellet, 1986. I La Tartaruga I edizioni NOVITA MERCE' RODOREDA I IL GIAR~INO I I SUL MARE· I I ~Tarwuga I J.

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