SCENARI DELLA MEMORIA: MERCÈ RODOREDA . José Maria Castellet a curadi AlessandraRiccio traduzione di Alberto Cristofori' Negli arnù Cinquanta la Spagna franchista non aveva ancora cominciato a venir fuori dall'isolamento provocato dalla brutalità dell 'insurrezione militare prima e dagli eventi della seconda guerra mondiale poi che avevano indotto l'Europa a emarginare quell'estremo lembo del continente da secoli laterale rispetto alla storia dell'Occidente. La miseria materiale e culturale della penisola, la sua autarchia a tutto campo era esasperata da una difesa di regime della "diversità" del paese - stoicismo, misticismo, sprezzo della morte ma anche gitanismo, folclore, corride e flamenco - ben aiutata in questo dall'atteggiamento degli intellettuali progressisti europei che si erano sdegnosamente ripromessi di rimuovere il problema Spagna dalle loro agende fino a quando l'odiato dittatore fosse rimasto al governo di quel paese. In questo clima di asfissiante isolamento crebbero e maturarono giovani del tutto ignari del drammatico, recente passato a cui un sistema educativo e sociale estremamente rigido e censurato tentava di impedire di far luce sulla immensa tragedia della guerra e, soprattutto, di°partecipare alla costruzione di un avvenire migliore. Soffocate dalla mediocrità e dal provincialismo, assediate da tabù insopportabili, minacciate da un apparato repressivo che vigilava ogni angolo e ogni settore del paese, senza alcuna colpa da dover pagare, quelle giovani generazioni affrontarono con intelligenza e coraggio il compito di spezzare il cerchio dell'isolamento e di ripensare la storia del proprio paese grazie a un dialogo difficile e intermittente con il mondo esterno, con le generazioni precedenti, con la cultura propria e altrui. • José Maria Castellet è stato uno degli animatori di questa generazione. Rigorosamente antifranchista, sinceramente catalanista ma senza eccessi, critico letterario, operatore culturale, instancabile organizzatore di incontri, ha trascorso gli anni della sua militanza letteraria in una continua ricerca del dialogo. Ferito amorte dall'esperienza franchista, ha indagato sulla funzione della cultura nèlla società partendo dall'idea che non vi è libertà dove non c'è rispetto per la cultura, che egli intende come un patrimonio comune che deve partire dalla collettività e arrivare alla collettività. Si è sforzato per questo di razionalizzare il confuso panorama della produzione culturale a lui contemporanea impegnandosi particolarmente nell'ambito della letteratura spagnola prima e catalana poi. A lui si devono studi fondamentali, anche se polemici, comeNotas sobre literatura espanola contemporànea (1955) o La hora del lector (1957) . e Veinte anos depoesìa espanola (1963) (questi ultimi due tradotti anche in italiano da Einaudi), un paio di antologie, forse superate dai tempi ma estremamente stimolanti ali' epoca della loro pubblicazione, e gli studi su Pia ed Espriu (ma anche sti Hemingway e Marcuse) oltre ai saggi di carattere più generale ma scritti soprattutto pensando alla Spagna e alla Catalogna, Literatura, ideologia i polìtica (1976) ed il più recente Per un debat sobre la cultura a Catalunya (1983). Superata ormai la sessantina (è nato aBarcellonanel 1926), Castellet è tornato in libreria con Els escenaris de la memoria (Ediciones 62, Barcellona 1988), un sorprendente libro di memorie pubblicato in catalano, ma disponibile anche nell'edizione castigliana. Il libro è ·sorprendente perché rappresenta, rispetto alla produzione dell'autore, un passaggio a una scrittura creativa, evocativa e letteraria diversa dalla razionale espositività delle opere anteriori. Si tratta di otto ritratti di scrittori contemporanei (Ungaretti, Rodoreda, Alberti, Pia, Pasolini, Octavio Paz, Aranguren, Mary McCarthy e il "giovane" Gimferrer) che l'autore rievoca, attraverso procedimenti letterari i più diversi, nei momenti in cui li ha incontrati. Gli otto ritratti diventano così dei tete-àtete fra l'autore (un critic innominat, si definisce e non per falsa modestia) e gli interlocutori rivisitati tutti dalla forza della memoria che in Castellet diventa un? straordinario strumento di creazione. Quegli incontri, molti dei quali banali, irrilevanti, aneddotici, ma sempre legati a momenti più generali della vita dell'autore e del mondo che egli sente di rappresentare, diventano uno struggente "mano. amano" che consente a Castellet di parlare di sé e del tempo che gli è toccato vivere attraverso gli altri, attraverso i suoi interlocutori, molti dei quali certamente ignari, che finiscono col rappresentare, ciascuno di essi, un'emblematica lezione di vita. Scritto in un catalano familiare e domestico, privo della rigidità retorica che a volte conserva ancora il castigliano di Spagna, Els escenaris de la memòria, sa essere spietato e caustico nel descrivere le piccole miserie, i tic, le manie di personaggi famosi, ma non è mai pettegolo né vanitoso; è indiscreto e inclemente eppure profondamente teso ad affrontare una verità che è fatta anche di quotidiane miserie ma che offre grandi lezioni di vita a un comprimario, a un "critico innominato" che riesce a parlare di se stesso solo parlando degli altri. Da questo libro, Castellet ci ha concesso di tradurre il capitolo riguardante Mercè Rodoreda. (A. R.) 55
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