Linea d'ombra - anno VIII - n. 49 - maggio 1990

SCIENZA/PUTNAM estreme conseguenze da Jerry Fodor, che sostiene che nei primi_tivic'è una lingua di pensiero innata e adeguata all'espressione di tutti i concetti che gli umani sono capaci di imparare per esprimersi in un linguaggio naturale 14 , Chomsky stesso ha esitato a spingersi così lontano. Ciò che sembra sostenere Chomsky è l'esistenza di un gran numero di capacità concettuali innate che ci permettono di formare alcuni concetti e non altri.· (Parlando con lui è emerso che la differenza fra postulare concetti innati e postulare capacità innate non è importante se le capacità postulate sono sufficientemente strutturate.) Agli antipodi c'è il punto di vista del comportamentismo classico, che spiega l'apprendimento del linguaggio còme un caso speciale di applicazione delle regole generali per acquisire 'abitudini', cioè come un'ulteriore serie di induzioni. (Naturalmente è possibile una posizione intermedia: perché l'apprendimento del linguaggio non dovrebbe dipendere in parte da un 'euristica a scopi speciali e in parte dalle strategie di apprendimento generali, entrambe sviluppate con l'evoluzione?) Si consideri l'opinione che l'apprendimento del linguaggio non sia apprendimento vero ma piuttosto màturazione di una capacità innata in un particolare ambiente (qualcosa di simile all'acquisizione del richiamo tipico di una specie di uccelli da parte dei piccoli, che devono ascoltare il richiamo dagli adulti per acquisirlo ma che hanno anche una propensione innata ad acquisire proprio quella specie di richiamo.) Nella sua forma estrema questo modo di vedere porta al pessimismo sulla possibilità che l'uso umano del linguaggio naturale possa essere simulato con successo su un computer. Ecco perché Chomsky è pessimista sui progetti di elaborazione del linguaggio naturale, pur condividendo il modello computazionale della mente (o almeno dell' 'organo del linguaggio') con i ricercatori dell 'IA. Bisogna notare che questa opinione pessimista sull 'apprendimento del linguaggio va di pari passo éon l'opinione pessimista che l'induzione non è una capacità singola ma piuttosto una manifestazione della complessità della natura umana, la cui simulazione al calcolatore richiederebbe un grande sistema di sottoprocedure, tanto grande che ci vorrebbero generazioni di ricercatori per formalizzarne anche una piccola parte. In modo analogo, l'opinione ottimista che esista un algoritmo di dimensioni trattabili per la logica induttiva, va di pari passo con l'opinione ottimista sull'apprendimento del linguaggio. Questa si basa sull'idea che esista un'euristica per apprendere più o menò concettualmente neutrale e che tale euristica sia sufficiente (senza bisogno di un eccesso di memorizzazione di conoscenza di base o di capacità concettuali specifiche sull 'argomento) sia per imparare il linguaggio naturale, sia per fare inferenze induttive. Forse l'opinione ottimista ha ragione, ma non scorgo nessuno sulla scena- né dell'intelligenza artificiale, né della logica induttiva - che abbia delle idee interessanti sul funzionamento della strategia dell'apprendimento concettualmente neutrale. Quando apparirà qualcuno con idee interessanti su questo argomento allora sarà il momento di riprendere il discorso sull'intelligenza artificiale. Copyright "Daedalus" 1988. 54 Note 1) Noam Chomsky, Modular Approaches to the Study of the Mind, San Diego State University Press, San Diego (CA) 1983. 2) Il concetto di ricorsività di Godel-Herbrand fu ulteriormente _sviluppatoda Stephen K!eene, Alonzo Church, Emi! Post e Alan Turing. L'identificazione tra ricorsività e computabilità effettiva fu suggerita (sebbene trasversalmente) da Kurt Godei in On Formally Undecidable Propositions of PrincipiaMathematica and Related Systèms, I, ap,Pparso nel "Monatshefte fur Mathematik und Physik", 38 (1931), p. 173-198. (Una.traduzione italiana si trova in appendice a E. Agazzi, Introduzione ai problemi dell'assiomatica, Vita e Pensiero, Milano 1965.) L'idea fu avanzata esplicitamente da Church nel suo classico articolo sulla indecibilità dell'aritmetica, A Note on the Entscheidungsproblem, "Joumal of Symbolic Logie", 1 (marzo 1936), p. 40-41, successivamente corretto in ibid., 3 (settembre 1936), p. 101-102. · 3) Alan Turing e Michael Woodger, T_heAutomatic Computer Machine, The MIT Press, Cambridge (MA) 1985. 4) Joseph Weizenbaum, Computer Power and Human Reason: From Judgment to Calculation, Freeman, San Francisco 1976. 5) Si vedano: D.E. Rummelhart, J.L. McC!elland e PDP Research Group (a c. di), Parallel Distributed Processing: Explorations in the Microstructure of Cognition, voll.1 e 2, The MIT Press, Cambridge (MA) 1986; D.O.Hebb, Essay onMind, Lawrence Erlbaum Associates, . Hillsdale (NJ) 1980. 6) Più precisamente, se siamo interessati al comportamento di un sistema fisico finito nello spazio e nel 'tempo, e se desideriamo predire quel comportamento solo fino a un certo specifico livello di accuratezza, allora (supponendo che le _leggidel moto siap.oesse stesse funzioni continue) è banale dimostrare che una funzione a gradirti fornirà la .predizione a quello specifico livello di accuratezza. Se i valori possibili dei parametri sono limitati a un dominio finito, allora un insieme firtito di tali funzioni darà il comportamento del sistema sotto tutte le possibili condizioni nel dominio specificato e con l'accuratezza de~iderata. Ma se le cose non stanno così, il comportamento del sistema è descritto da una funzione ricorsiva e perciò il sistema può essere simulato da un automa. 7) François Jacob, Evoluzi_onee bricolage, Einaudi, Torino 1978. 8) Karl Popper, Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino 1970. · 9) Si noti che, se dovessimo giudicare solo dalle apparenze, sarebbe abbastanza naturale considerare i danesi e i chihuahua come animali di specie diverse! 10) Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche, Einaudi, Torino 1967. 11) Si noti che questa idea fu una delle idee fondamentali del positivismo logico. Sebbene l'obiettivo del positivisti fosse quello di ricostruire il ragionamento scientifico più che di meccanizzarlo, essi si sono imbattuti in ognuno dei problemi qui citati. Per molti aspetti la storia dell'intelligenza artificiale è una ripetizione della storia del positivismo.logico (la seconda volta forse come farsa). 1"2) Nelson Goodman, Fatti, ipotesi eprevisioni, Laterza, Bari 1985. 13) Chomsky parla di "un sottosistema [per il linguaggio] che ha un carattere specifico integrato e che è in effetti il programma genetico per un organo specifico" nella discussione c;n Seymour Papert, Jean Piaget e altri che si trova ristampata in Language and Leaming, a c. di Massimo Piattelli Palmarini, Harvard University Press, Cambridge 1980. Si veda anche Noam Chomsky, Language and Problem of Knowledge, The MIT Press, Cambridge (MA) 1987. . 14) Jerry A. Fodor, The Language ofThought, Thomas Y.Crowell, New York 1975.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==