mente o il cervello come un calcolatore digitale con l'appropriato software, ma che in pratica potrebbe essere troppo difficile scrivere il software adatto. ?)fa è solo in apparenza che questa differenza sembra ovvia. Voglio dire: andiamoci piano. Le cose non sono così semplici, e, in un certo senso, qualsiasi sistema fisico può essere rappresentato da un calcolatore6 • Quindi l'affermazione che il cervello può essere rappresentato da un calcolatore è, in un certo senso, ovvia. Forse, in un altro senso più significativo, possiamo chìedere: il cervello può essere rappresentato come un calcolatore? A questo punto, però, tutto quello che possiamo dire è che il senso della domanda n·on è stato reso chiaramente. Si ha infatti la sensazione che non solo sia possibile rappresentare in teoria la mente o il ceryello come un calcolatore, ma che sia molto probabile che si riesca a farlo anche in pratica, e per questo i filosofi (e i transfughi dell'IA come Weizenbaum) sono considerati dei reazionari che potrebbero indurci a non tentare neppure qualcosa che promette di essere un grande successo intellettuale e pratico. Se questo è quanto si pensa, allora il divario fra le due domande (e la vaghezza della questione teorica) può sembrare irrilevante. In realtà può sembrare addirittura strategicamente utile confonderle. Le ragioni per cui ci si deve assolutamente aspettare di riuscire, non mi sono peraltro chiare. Se noi siamo calcolatori digitali programmati dall'evoluzione, allora è importante sapere cosa pensare dell'evoluzione. Il grande biologo evoluzionista François Jacob una volta ha paragonato l'evoluzione a un bricoleur 1 • Non si dovrebbe pensare all'evoluzione, ha scritto Jacob, come a un ingegnere che si mette al lavoro, prepara un bel progetto e poi costruisce gli organismi in base al progetto. Si dovrebbe invece pensare ali' evoluzione come a un bricoleur con un'officina piena di pezzi di ricambio, di 'cianfrusaglie' interessanti ecc. Di tanto in tanto il bricoleur ha un'idea: "Chissà cosa succede se provo a usare questa ruota di bicicletta per quel1'aggeggio lì?". Molte delle idee brillanti del bricoleur falliscono, ma ogni tanto una funziona. Il risultato è che gli organismi hanno molti aspetti casuali e altri inaspettatamente importanti. Ora, immaginatevi che il bricoleur diventi un programmatore, che pensa ancora come un bricoleur e che sviluppa 'l'intelligenza naturale', non scrivendo un Grande Programma e poi costruendo un congegno-per realizzarlo, ma inserendo un congegno o un'idea di programmazione una dopo l'altra. (Chi è religioso spesso rifiuta questo punto di vista, perché teme che se ciò fosse vero, allora la nostra natura e la nostra storia sarebbe solo 'cieco caso'. Non sono mai stato capace di apprezzare questa obiezione, perché la Provvidenza può benissimo lavorare per mezzo di ciò che Kant chiamava "l'astuzia della Natura".) Il risultato finale potrebbe essere che l'intelligenza naturale non è l'espressione di un qualche programma ma l' espressione di miliardi di bit di bricolage. Qualcosa del genere, a dir la verità, una volta si dibatteva all'interno della stessa comunità dell'IA. Questa comunità ha oscillato fra la ricerca di un Master Program (dieci o quindici anni fa si cercava qualcosa chiamata logica indutfr,:a) e l 'accettazione della nozione che "l'intelligenza artificiale è mettere una benedettisima cosa dopo l'altra". ,I!.. 1 tu_ ::·:.:.:.:! ·1:cl , '/ :~~-, ; I I ' :. SCIENZA/PUTNAM Disegnodi SaulSieinberg(do ThePossporl, 1954). La mia opinione è che se la IA è "mettere una benedettissima cosa dopo l'altra", il numero di 'benedette cose' a cui il brièoleur può aver pensato potrebbe essere astronomico. La conclusione è davvero pessimista: se non c'è un Master Program, per quel che riguarda la simulazione dell'intelligenza umana non arriveremo mai tanto lontano. (Naturalmente certe aree che sono relativamente affini- per esempio, la dimostrazione dei teoremi nella matematica pura - potrebbero essere riducibili. Abbastanza·stranamente però, la dimostrazione dei teoremi è sempre stata una parte della ricerca dell 'IA piuttosto trascurata.) Un Master Program? Ma perché non dovrebbe esistere un Masier Program? Nel caso della logica deduttiva, abbiamo scoperto un insieme di regole che formalizza in modo soddisfacente l'inferenza fondata. Nel caso della logica induttiva, non abbiamo trovato queste regole, e val la pena di soffermarci per chiedercene il perché. In primo luogo, non è chiaro quanto ampio si supponga essere l'ambito della logica induttiva. Alcuni autori considerano il "metodo ipotetico-deduttivo" - vale a dire l'inferenza dal successo delle previsioni di una teoria all'accettabilità della teoria stessa - come la parte più importante della logica induttiva, mentre altri pensano che essa appartenga già a un 51
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