Linea d'ombra - anno VIII - n. 49 - maggio 1990

TANTO RUMORE PER cosi POCO Intelligenza artificiale e cervello umano · Hilary Putnam traduzione di Luisa Saraval La domanda su cui voglio soffermarmi è la seguente: "L' intelligenza artificiale (IA) ci ha insegnato qualcosa di importante sul cervello?". Sono propenso a credere che la risposta sia no. Ma allora - mi chiedo - perché tutto questo chiasso? Non escludo, naturalmente, che un giorno l'IA ci possa insegnare qualcosa d'importante sul modo in cui pensiamo, ma perché ce ne preoccupiamo tanto adesso? Forse è la prospettiva stessa a preoccuparci, ma perché pensiamo che sia proprio adesso il momento di decidere quello che in teoria può essere possibile? O sono io che sbaglio, ed è proprio la questione teorica quella importante da discutere adesso? E se lo è, i difensori dell'IA hanno avuto qualcosa di importante da dirci su di essa? · Il modello computazionale della mente viene attualmente associato all'IA, ma non è un'esclusiva dell'IA e non è stato nemmeno inventato dall'IA. (Noam Chomsky, a quanto mi risulta, non è ottimista sull'IA, ma con l'IA condivide il modello computazionale 1 ). Ammesso che ci sia qualcuno che l'ha inventato, costui è senz'altro Alan Turing. Ma la scienza dei calcolatori non è la stessa cosa dell 'IA. L'idea che la mente sia una specie di macchina calcolatrice risale infatti al XVII secolo. Agli inizi del XX secolo due giganti della logica - Kurt Godei e Jacques Herbrand - furono i primi a proporre il moderno concetto di computabilità (sotto il nome di "ricorsività generale" 2 ). Turing riformulò l'idea di computabilità di Godel-Herbrand in termini che si collegano direttamente ai calcolatori digitali (che però non erano ancora stati inventati!) e propose pure i suoi astratti calcolatori come modello per la mente3 • Anche se la proposta di Turing si dimostrasse sbagliata - anche se si dimostrasse in qualche modo più vuota di quanto sembri-avrebbe comunque dato un grande contributo alla riflessione sul modo in cui i vecchi modelli della mente hanno dato grandi contributi al pensiero: grandi tentativi, anche se non completamente riusciti, di comprendere la comprensione stessa. Mal 'IA non è la teoria della ricorsività, non è la teoria delle macchine di Turing, non è la filosofia di Alan Turing, ma qualcosa di molto più specifico. Per capire l 'IA, dobbiamo prima capire i calcolatori. Il moderno calcolatore digitale è la realizzazione dell'idea di una macchina universale di Turing in una forma particolarmente efficace, efficace in termini di dimensioni, costo, velocità e così via. La costruzione e il perfezionamento dei calcolatori, per quanto riguarda sia il software che l'hardware, è una realtà quotidiana. Ma non tutti quelli che si occupano di progettare software o hardware sono ricercatori nel campo dell 'IA. Eppure, gran parte di quello per cui l'IA ottiene credito - per esempio, l'enorme progresso nell'abilità di giocare a scacchi dei calcolatori - si deve prevalentemente alle scoperte degli inventori di hardware, come accade per qualsiasi altra cosa che si potrebbe definire una scoperta dell 'IA. La progettazione dei calcolatori è una branca dell 'ingegneria (anche quando quello che si progetta riguarda il software e non l'hardware), e l'IA è una sottobranca di questa branca dell'ingegneria. Se val la pena di ricordarlo qui, è perché l'IA è diventata famosa per le sue pretese esagerate: la pretesa di 50 . essere una disciplina fondamentale e addirittura una epistemologia. Lo scopo di questa branca dell'ingegneria è di sviluppare software che permetta ai calcolatori di simulare o di ripetere le prestazioni di ciò che noi intuitivamente riconosciamo come intelligenza.Penso che questa caratterizzazione dell'IA sia tale da non suscitare polemiche. Penso invece che la mia prossima affermazione ne potrà suscitare: finora l'IA ha prodotto una gran quantità di cose molto interessanti per la scienza dell'elaborazione in generale, ma niente che getti una vera luce sulla mente (al di là di quella luce che è stata già gettata dalle intuizioni di Turing). Non ho intenzione di usar~ queste pagine per difendere quest'ultima affermazione (Joseph Weizenbaum ha già fatto un buon lavoro seguendo questa linea4 ), ma farò un paio di esempi per chiarire quello che intendo. Molti anni fa ero a un convegno con uno dei nomi più famosi dell 'IA. Il nome famoso parlava con sufficiente modestia dei risultati dell'IA. Senza mezzi termini disse: "In realtà non abbiamo raggiunto molto, però posso affermare che adesso abbiamo élelle macchine che capiscono le storie per bambini';. Io osservai: "Conosco il programma a cui si riferisce [era uno dei primi programmi di identificazione del linguaggio], però lei non ha detto che il programma stesso deve essere modificato a ogni nuova storia per bambini". (Per chi non avesse afferrato la questione; quel 'programma' era un programma per rispondere a delle domande su una specifica storia per bambini, non un programma per capire le storie per bambini in generale.) Il nome famoso lasciò in gran fretta cadere tutta la questione. Attualmente il risultato più propagandato dell'IA sono i 'sistemi esperti'. Ma questi sistemi (che, in fondo, sono solo analizzatori ad alta velocità di basi di dati) non sono modelli per nessuna funzione mentale interessante. Naturalmente, rimane la possibilità che qualche idea sognata in un laboratorio di IA rivoluzioni in futuro il nostro pensiero su qualche aspetto del funzionamento della mente. (Per esempio, l'elaborazione parallela e distribuita sta suscitando grande interesse come possibile modello almeno di alcuni processi mentali. Questo, però, non è sorprendente, dato che il modello fu suggerito per la prima volta dal lavoro del neurologo D:O.Hebb.5 ) Il mio compito.non è quello di prevedere il futuro, ma solo di spiegare perché sono propenso a chiedere: "Perché tutto questo chiasso adesso? Perché non aspettiamo che prima l'IA scopra qualcosa e poi discutiamo?". "In teoria"/ ''In pratica" Forse la questione che interessa alla gente è se si può - non subito, ma almeno teoricamente - considerare la mente o il cervello come un calcolatore digitale, e l 'IA viene chiamata in causa probabilmente perché alla genté non è chiara la distinzione fra la questione teorica e quella empirica: l'IA riuscirà davvero a fornire un modello per la mente o per il cervello? Forse è utile iniziare a vedere quanto siano diverse le due questioni. In un certo senso la differenza sembra ovvia: siamo tentati di dire ché in teoria potrebbe essere possibile considerare la

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