Linea d'ombra - anno VIII - n. 49 - maggio 1990

INCONTRI/MANE& Circa otto anni, a mio vedere, di speranza. Anche all'interno del paese si avvia un lieve processo di liberalizzazione: è più facile muoversi da una città ali' altra; procurarsi un passaporto continua a essere difficilissimo, ma non è più impossibile, almeno per qualcuno. In campo letterario il cambiamento è grande ed evidente: nel giro di pochi anni l'intera letteratura moderna mondiale viene tradotta in rumeno e pubblicata. Ceausescu lavora con vera intelligenza, finché a un certo punto si rende conto che piµ avanti di così non può andare senza provocare l'esplosione. E lì che comincia a chiudere la porta e la porta si chiude sempre di più. In realtà io credo che la sfortuna di Ceausescu sia stato Gorbaciov, perché dopo l'avvento di questo leader Ceausescu smette di essere interessante per il resto del mondo. Tutti cominciano a trattare direttamente con Gorbaciov, c~e per altro è un vero progressista, è intelligente e ha fascino. E lì che si capisce che la tanto decantata indipendenza rumena non valeva proprio niente: cos'è l'indipendenza di una nazione se il suo popolo è povero, infelice, manipolato? Ecco dunque che Ceausescu richiude la nazione e l'ultimo decennio non è che un lungo incubo. Ma anche il periodo della cosiddetta liberalizzazione non è stato, nella sua interezza, un periodo felice. Abbiamo creduto nella possibilità di un cambiamento, anche se ci era molto chiaro che i paesi occidentali di quello che succedeva da noi non sapevano nulla, né gliene importava. Quello che gli interessava era trattare con Ceausescu. Questo spiega gli onori internazionali e l'indifferenza quasi complice verso le condizioni di vita nel paese. Possibilechenon ci fosse unmododifar arrivareali'esterno le informazioniche mi staidandoadesso?Non avevategruppidi fuorusciti che dall'esternopotesserofare opera di controinformazione? Abbiamo provato, ma senza successo. Mi riferisco ad alcuni scrittori e dissidenti residenti ali' estero. Hanno cercato di spiegare cosa stesse succedendo in Romania, ma senza risultati. Per Bucarest dopo la battaglia in due foto di Enrico Degnino (a sinistra: una piccola conquista, la penna _diCeasescu). 48 parte nostra, era praticamente impossibile muov_ersi.C'erano una serie di leggi, bada bene leggi non scritte ma rigorosamente applicate, che impedivano di comunicare con l'estero, incluso lo scambio di due chiacchiere per la strada con un turista straniero incontrato per caso. Capisci cosa voleva dire fare lo scrittore in un clima del genere? Adesso sembra tutto semplice. Sono tutti preoccupati di fare dichiarazioni di innocenza. I complici del regime, i colpevoli, i collaboratori sono sempre gli altri. E stato lo stesso in Italia e in Germania, alla fine del fascismo e del nazismo. Tutti sono colpevoli, ma non noi e i nostri amici. Teoria un po' difficile da sostenere in un paese di venti Q1ilionidi abitanti, di cui quattro milioni membri attivi del partito.L'unica spiegazione è un enorme stratificatissimo opportunismo da parte di gente che non credeva in quello che faceva e che pure continuava a farlo. Questo non dà grandi speranze sul presente o sul futuro del mio paese. Comechiamerestiquello che è successo in dicembrenel tuo paese? Una rivolta, direi. Haifiducia nel nuovo gruppodirigente? È difficile dirlo. Si tratta di una transizione, e una transizione molto difficile, perché bisognerà vedersela con una amministrazione colossale, ramificata e tradizionalmente servile e clientelare. Guarda quello che è successo in Germania nel '45: avevano un bel da fare gli americani con la cosiddetta operazione di denazificazione. Davanti a loro c'era il corpo inattaccabile di una burocrazia estesa e non ricambiabile o sostituibile dall'oggi al domani. In Romania oggi il problema è analogo: per far funzionare il paese, la sua vita civile, bisogna continuare a servirsi di gente che fino a ieri ha lavorato per il regime. Non si può fare a meno di loro. Che fare allora? Si tratta di fare pulizia un po' per volta. Ma è difficile e complicato. Ma chi sono i nuovi leader? Chiamiamoli "comunisti marginalizzati", gente che aveva avuto a che fare con Ceausescu nei primi anni del suo dominio,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==