Linea d'ombra - anno VIII - n. 49 - maggio 1990

NIENTE A CHE FARECON LE LORO MENZOGNE Incontro con Norman Manea a cura di Maria Nadotti Dallapersecuzione nazistasubita da ebreonelcampodiconcentramento di Transistria negli annichevannodal'41al '45(Manea è del '36), alla riscoperta dellavitae dellalibertàali'etàdi noveanni in un paese che nelfrattempo è passaloallapiùletteraloertodossiastalinista, agli anni della solo apparenJeliberalizzazioànleaCeausescu,finoalla decisione finale, rigorosamenJeprivatae individualed,i lasciare la Romania e di affrontare un esilioinsiemenecessitatoe volontario, iniziato in Germania occidenJalenel/' 86, e di cui non si inJravvede neppure dopo i fatti dell'89 unapossibileconclusione. Oggi, soggettivamenJe isolatoe marginalizzatdoall'esperienza del/' esilio( è negli Stati Umidal 1988) einsiemuesatoevezzeggiatodai mass media e dalle istituzionicultura/politicshteatunitensiN, orman Manea vive e insegnaa circatreoreanorddiNewYorkCity,presso il Bard College. Un corso di letteraturedell'eset uropeosvoltonel semestre scorso e unaltro sulla letteraturadell'olocaustcoh, esi concluderà a giorni. Intrigatada questepochenotiziebiografichefeorsedaldesideriodi aggiungere dettagli di prima manoe sepossibilemenomanichei e fantasiosi a quellamappadelcontinentreumenocheifattideldicembre scorso avevano cominciato, almenoperlasottoscritta,portare alla luce, decido di chiamarloe diproporglui n'intervistda pubblicare in Italia. La risposta è un enJusiasticosì telefonicoa,ccompagnatoda un'inconfondibile, calorosa dichiaraziondei sollievoper essere io, l'interlocutrice del momenJoefuturaintervistatricitea,lianao ancora megliononamericana,europeaeuropeac,ontantodiaccentoecapacità di entrare velocemenJe in relazioneal .dilà dei ruoli giornalista! scrittore. Mi propone di vedercia NewYork,doveverràdopopochi giorni per una conferenz(lsu letteraturarumenaepoliticae, si estasia quando gli dico che preferiscoandarloatrovareadomicilioper poter parlare meglio e più a lungo. "Benissimo"c,onclude",avremotempo anche difare unapasseggiatanelbosco". lo poi, giustoper ambienJarmui npo',vadoallaconferenzanewyorkeseannunciata,ma ci vadoinincognitot,enendomilivantaggiodpioter osservare il miofuturo inJerlocutorseenzaessereosservatamiavolta. Posso garantire che ne valevalapena. La seràtasisvolgein una delle . tante università newyorkesi.Pubbliconumeroseoquasintegralmente rumeno. Gente di mezza età, chenegliStates ci deve sserearrivatapermettetemi la semplificazione- "dadestra"echenellaliberae democratica vita cittadina non devedisicurosvolgeruenruoloprogressivo. In scena,oltre a unManeatraloschivoe l'imbaraizato, ci sonouna poetessa ex di regime, uncriticoletterarieounmoderatorIel.verotema della serata è, udite udite, "Le parolecomearma"c, on riferimento trasparenteal ruolosvoltodagliintellettuadliellaparolanellaRomania contemporanea.Poetessaecriticosilancianionunasortadiautoincensamento che, per brevità, definiremosospettov:icinial regime nei momenJi in cui sembrava prometterelibertàegiustiziao;ppositori e dissidenti,fino allafuga americana,nelmomenlodeld/iasillusione..Poi laparola passa a Manea, il qualeriprendeallaletteralaprovocazione del titolo,sposta il discorsosulpianodell'esperienpzearsonale con un sorriso quasi di scusa dice: "La parolacomearmaN?o,no,per me le parole sono state moltodipiù. Sonostatei/prodigicohemihapermesso d~rimanerevivo, ilmiracolodellamiasopravvivenza. Io hocominciato a scrivereda bambino, nellaRomaniacomunisdtaove rorienJratodal campo di concenJramenJoe dovehoimparataopensarcehela libertà fosse un bene a disposizioneancheperme.Ilcomunismeolascrittura stanno ali'origine della mia esperienzadiuomovivoe libero." Ma passiamo all' inJervista,unaconversaziodniealcuneore di cui il testo r:heseguecercheràdirendereconto,purattravegrlsioinevitabili tagli. E.proprio sulla questionedel metodochesiinaugura il nostro dialogo. "Comefarai", mi chiedeManea,"atrasformarine testo, un testo da leggereeper dipiù in un'altralinguaq,uestnaostrachiacchierata a ruota libera?" Ma andiamonell'ordine. · Quando hai lasciato la Romania e per quale ragione? Ho lasciato la Romania nell '86. Non sapevo che sarebbe stato per sempre. Sapevo soltanto che volevo andarmene, che la situazione non mi era più tollerabile. Avevo scòperto di aver vinto una specie di borsa di studio in Germania Ovest. La notizia non era ufficiale. Era una voce che circolava, ma a me non era arrivato alcun invito ufficiale. Mi è bastato quello che non era altro che un sentito dire e sono partito come se si trattasse di un viaggio con scopi privati. Il caso aveva voluto che, in contemporanea con il mio permesso di rimanere fuori dal paese per quattro settimane, anche mia moglie ne avesse avuto uno per sei settimane. Siete partiti con una valigia e basta? Davvero non avevate il progetto o almeno il desiderio di non ritornare? Lo sentivo. Già nell'85 mi era capitato di uscire dal paese per un breve soggiorno in occidente, ma ailora non ero stato capace di prendere una decisione. Poi, una volta ritornato, mi ero sentito di nuovo così strano, come se non riuscissi più a trovare il mio posto. Non sapevo quello che avrei fatto, eppure in qualche modo 43

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