NOVITÀ GiusepApneceschi DelioTessa ritratto diunpoeta pp. 216,lire18.000 GIANNITURCHETTA DinoCampana biografiadi un poeta MarcWo eiss Il calciatore pp. 96,lire12.000 RAYMONDCHANDLER La polverina del professorBingo JiirgFederspiel Laballata diTyphoiMd ary pp. 208,lire16.000 GIUSEPPEANCESCHI DelioTessa profilodi unpoeta NOVITÀ GianTniurche/la DinoCampana biografia diunpoeta pp. 180,lire18.000 MARCOWEISS li calciatore RaymonCdhandler Lapolverina delprofessor Bingo pp. 104,lire13.000 JùRG FEDERSPIEL La ballata di Typhoid Mary MARCOSYMARCQS 36 Via Settala 78 - 20124 Milano tel. 02/29514820 CONFRONTI Il tappeto delle storie Nell'Orologio, quindi, il risalto concesso al descrivere e al riflettere non determina immobilità. La descrizione è quasi sempre in Levi il punto d'avvio di un racconto, per quanto breve: il ritratto si mette in movimento e si fa vicenda. Sono racconti compiutamente sviluppati o semplicemente accennati: resi espliciti o lasciati nel silenzio, affidati ali' integrazione fantastica del lettore. Di sovente Levi racconta (o fa raccontare) episodi compiuti della vita dei suoi personaggi: è il caso, ad esempio, dell'amico Marco. con le sue cerebrali e infelièi vicende sentimentali, del cameriere Giacinto compiaciuto nel rievocare la propria viltà o del tipografo Matteo che parla volentieri della sua America. Ma sono altrettante, se non più numerose, le figure di cui il narratore non racconta nulla, ma dietro alle quali chi legge è portato d'istinto a immaginare le storie individuali: sono soprattutto i molti personaggi silenziosi di anziani o di emarginati che compongono il quadro di un'umanità sofferente nella quale alla privazione economica si sovrappone l'esclusione sociale e la solitudine, come il vecchio mendicante cacciatore di automobili o l'anziana donna che "alternav a gli inchini aliaMadonna e quelli ai mozziconi" (p. 192). Tra il racconto dispiegato e quello soltanto alluso si colloca poi una forma intermedia, nella quale la ricchezza della descrizione del personaggio (fisionomia, comportamenti sociali, psicologia) dà spazio a un richiamo per frammenti della sua storia passata. È quanto accade, ad esempio, con Andrea Valenti e Carmine Bianco (i due "zoppi" con i quali si svolge uno dei più intensi dialoghi politici del libro), o con Casorin e Moneta. "Di dove veniva quella donna, qual' era la sua storia?" (p. 206), la curiosità narrativa che si esprime in questa domanda attraversa tutto il libro. Il gusto del raccontare nell'Orologio (come già accadeva in Cristo si è fermalo a Eboli) non si manifesta direttamente nella linea portante dell'intreccio (le piccole avventure romane e napoletane del protagonista tra la caduta di Parri e la morte dello zio), senza perciò essere meno vivo. Proprio su quella linea infatti, con un movimento centrifugo, si innesta di continuo una moltitudine di microstorit,: il contenuto narrativo del libro si sviluppa in una forma parcellizzata e pulviscolare ma non per questo è meno intenso. Il ritmo narrativo che ne deriva è singolarmente duplice: sull'andamento di fondo lento edivagantes 'innestano fittamente brevi accelerazioni.L'orologio dà parecchio al suo lettore, ma gli richiede lo sforzo necessario ad afferrare la logica unitaria del procedere in apparenza rapsodico del racconto e adattarsi al suo ritmo. "Le voglio raccontare .una storia" dice a Levi un vecchio gentile dal viso pieno di rughe: la micronarratività dell'Orologio tende di continuo a proliferare, perché i personaggi - anche minori e minimi - sono portatori di storie, le proprie, ma spesso anche le altrui. Il libro mette così in scena una straordinaria galleria di persone. Sono persone che abitano la medesima realtà ma vivono in effetti in mondi diversi: la cameriera Iolanda e l 'impiegato statale Colitto Giovanni sono "in un loro mondo abusivo e imitatorio" (p. 131), gli abitanti del Lotto 42 della Garbatella si trovano "in un altro mondo, un mondo irraggiungibile" (p. 122), la donna dal volto da regina con la bambina in braccio canta "con una sorta di ironia gentile, come se( ...) vivesse in un mondo suo e inaccessibile" (p. 206). È acuto in Levi il senso irriducibile dell'identità individuale propria di ciascun uomo, al quale si affianca però la convinzione profonda che quell'identità risulta anche dalla sovrapposizione incrociata di determinazioni sociali o antropologiche che fanno altrettanto irriducibilmente dell'individuo la parte integrante di una realtà collettiva, L'orologio diventa in tal modo un tragitto attraverso mondi sociali e mentali differenti, nella raffigurazione dei quali chi racconta mostra un vivo senso delle diversità, ma senza rinunciare in nulla a esprimere il proprio giudizio. Se il romanzo presenta una pluralità di punti di vista a prevalere è comunque l'ottica del narratore, netto e non di rado duro nelle sue valutazioni.L'orologio è una narrazione corale, ma la sua coralità si costruisce attorno a un centro preciso: ii narratore-protagonista che si assume in pieno il proprio ruolo di testimone attivo e vigile (nel buio, nel "sopore mortale" che nella fantasticheria sulla strada del ritorno da Napoli gli sembra avvolgere tutte le cose, significativamente sente "d'essere il solo a vegliare, il solo a muovermi e a ricordare", (p. 310).
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