nugae Carl Schmi tt Dialogo sul potere Maurice Blanchot L'ultimo a parlare (P. Celan) Theodore Dreiser Libero Bernardino Zapponi Mutazioni opuscula Michail Bulgakov Lettere a Stalin Jean-Michel Maulpoix Compendio di teologia ad uso degli angeli opera Marie-Christine Pouçhelle Corpo e chirurgia all'apogeo del medioevo il melangolo via di porta soprana 3/1 16123 Genova CONFRONTI I padroni sono una giovane coppia: lui, Francesco, è uno degli uomini più ricchi di Barcellona; lei, Rosamaria, scopriamo poco per volta che proviene da una famiglia ai limiti della miseria. Tutta la prima parte del libro si svolge ra~contando le stramberie che i due compiono coi loro amici per divertirsi, le loro beffe reciproche, le loro stranezze. Il tono è apparentemente sereno, se non fosse per certe allusioni del narratore e qualche episodio inquietan- ,te (per esempio, la relazione di Francesco con la cameriera brasiliana, Miranda, che provoca una crisi nella coppia, benché priva di conseguenze). Ma.gli episodi acquistano un tono sempre più cupo dal momento in cui arriva nella proprietà confinante il signor Bellom, un uomo di mezza età che era partito poverissimo da giovane verso l'America e torna ora straricco per costruire una vilfa sontuosissima per le vacanze della figlia e del genero. Quest'ultimo, Eugeni, è il vero protagonista del libro: anch'egli di umili origini, durante l'adolescenza è stato il fidanzato innamoratissimo e ricambiato di Rosamaria; · quando questa lo ha abbandonato per sposare il ricco Francesco, è fuggito promettendole di tornare entro cinque anni più ricco del rivale. E torna, infatti, dopo il matrimonio d' interesse con la figlia di Bellom. La tragedia è inevitabile: Eugeni spera di convincere Rosamaria a seguirlo e di fronte al suo rifiuto si annega. Malgrado prevalga la versione ufficiale dell "'incidente", la giovane coppia mette in vendita la villa e la moglie di Eugeni torna in America. Il giardiniere rimane solo col signor Bellom, che nel frattempo ha sposato la Miranda, senza sapere se chi acquisterà la villa gli permetterà di restare nel giardino in cui ha passato tutta la vita. Il primo tema fondamentale è ancora quello della perdita dell'infanzia: Eugeni è l'illuso che tenta un impossibile recupero del passato, della felicità che per lui coincidé con l'età infantile ("Si vive solo fino a dodici anni", dice a un certo momento). Rosamaria, invece ha lasciato cadere tutte le illusioni, scegliendo il matrimonio d 'interesse, significativamente, subito dopo il primo rapporto sessuale con Eugeni, per "paura di dover cucire tutta la vita" (ancora il condizionamento economico); naturalmente, conquistando la posi{ione sociale e la sicurezza economica, ha perso amore e amicizia: in una parola ha rinunciato alla feliçità. Tutti i matrimoni che si verificano nel corso del romanzo, del resto, sono dominati dall'interesse economico di una delle parti: soprattutto quello fra la cameriera Miranda e il ricco signor,Bellom, ma anche quello fra la giovane servetta Mariona e l'operaio che lei rifiuta di sposare finché nort ha un posto di lavoro "adeguato". Anche l'amore quindi può essere felice solo nel sogno (quel sogno da cui Eugeni non ha voluto uscire) o, parzialmente, nel ricordo: il signor Bellom, come il giardiniere-narratore, ha idealizzato la moglie morta. Ma entrambi sono in cerca di surrogati: Bellom crede di trovarlo nella brasiliana, il giardiniere nel giardino, che identifica simbolicamente con la moglie, e che è disperato di dover abbandonare. L'universo sostanzialmente chiuso della villa (che sembra addirittura fuori dal mondo: l'unica presenza viva, nei di~tomi, è una locanda; Barcellona è miticamente lontana) viene bruscamente lacerato dall'apparire dei genitori di Eugeni, che arrivano dal giardiniere per avere notizie del figlio quando ancora il lettore non lo ha conosduto, e dai quali il giardiniere si reca, dopo la tragedia, per annunciare la morte di Eugeni stesso, visitandoli nella loro casa di Barcellona. Abbiamo qui una lunga scena a tinte fortemente contrastate rispetto al resto del libro: innanzitutto perché ci troviamo in città, dove gli elementi naturali del titolo sono sacrificati: il mare, pur avendo Barcellona un porto, non viene neppure menzionato; il giardinetto dietro alla casa è rachitico, asfittico. I due vecchi, del resto, sono poveri, anzi quasi miserabili, se devono litigare con l'inquilino (che sono costretti a tenere per vivere) per l'eccessivo consumo di luce elettrica, e il dolore che la loro miseria ha provocato li ha condotti sull'orlo della pazzia. , L'unica nota di relativa serenità del romanzo è data dalla voce del giardiniere, che riferisce le notizie, frammentarissime (i signori passano alla villa solo poche settimane d •estate) e neppure di prima mano (la maggior parte delle informazioni gli vengono fomite dalle cameriere, dato che a lui è precluso l'ingresso nella villa). La sua caratteristica fondamentale è una cu;iosÙà pacata, affettuosa, mai pettegola. È un vecchio, già all'inizio della storia, e questo spiega forse in parte la sua mancanza di passionalità, il suo distacco, che in verità nasce più dalla rassegnazione che dalla saggezzà. Ma il prezzo pagato dal giardiniere per questa relativa serenità è la solitudine: malgrado tutti parlino con lui, il personaggio non è aperto e disponibile al prossimo, vede la gente intorno a sé quasi con fastidio, ha una spiccata tendenza all'isolamento. L'unico con cui sembra diventare un po' amico è l'Eugeni: ma anche Eugeni, come Aloma, è un condannato al silenzio,-non parla con nessuno, limitandosi a scrivere pagine e pagine di riflessioni diaristiche. Le sue reazioni, come quelle di Aloma, sono di rabbiosa, infantile impotenza; né col giardiniere si instaura un rapporto liberatore, la loro amicizia, malgrado l'affinità che i due personaggi si riconoscono, non li cambia per nulla. Ed ecco quindi la conclusione sconsolata: dietro ali' apparente - e fragilissima - serenità c'è l'accettazione della solitudine, quasi una forma di misantropia.
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