CONFRONTI nasconde agli occhi umani il fascino della natura e dèlla verità. Rifulgenza e occultamento: il tema del velo si presta a scandire metaforicamente la lettura di Starobinski del tortuoso percorso estatico, dalle tenebre alla luce, sotteso all'amorosa vicenda di Saint-Preux e Julie nella Nouvelle Héloi"se. "Soppresso il velo (che ci allontana dall'intima essenza delle cose) lo spettatore divenuto anch'egli meno opaco - continua S tarobinski evocando il clima elegiaco della festicciola agreste di Clarins - scompare nella luce che ora lo rende trasparente". Bagliori e oscurità attraversano anche l'impianto di 1789. I sogni e gli incubi della ragione (Garzanti 1981): qui "ai gioielli la cui luce risponde a quella dei lampadari e delle coppe" propri delle dame ancien régime messe in scena da Mozart fa eco il "mito solare" dei giorni gloriosi e intrepidi della rivoluzione. Nel breve volgere di un tempo accelerato il cupio dissolvi che trascina verso l'abisso gli emblemi di "un'età ormai prossima ali' oscuramento", Don Giovanni, Valmont, cede il posto alla passione del principio e del ricominciamento. Ma il contrasto tra la luce e il buio che segna lo spartiacque tra i due mondi si rinnova. crudelmente intorbidendo lo stesso orizzonte rivoluzionario nell'imprevista "coalizione dei lumi con l'oscura spinta delle folle eccitate": il linguaggio dei princìpi finisce così per compromettersi "con una parte d'ombra e di passione, di paura e di furore". Costretto a ripetere all'infinito l'atto violento, inaugurale, "mediante il quale la luce trionfa sulle tenebre" pur "senza perdere nulla del suo splendore", esso diviene parola tagliente dell'azione e il paragone che più gli si addice "non è più la trasparenza innocente del cristallo ma il filo acuminato del metallo". Anche la luce rivoluzionaria che campeggia sulle tele di David, spezzando l'illusorio artificio del barocco e del rococò, si trasforma in poco tempo nel suo contrario: ben presto il neoclassicismo di Canova o di Blake muterà le immortali creature del genio antico in "apparizioni della nostalgia, pronte a dissolversi sotto i nostri occhi e a cercare rifugio in un mondo trascorso". L'incantamento malinconico, in virtù del suo potere di trattenere in vita gli oggetti perduti, vive anch'esso per Starobinski (La malinconia allo specchio. Tre saggi su Baudelaire, Garzanti 1990) nell'ambivalenza di luce e vuoti di colore. Si alimenta, per meglio dire, del flusso discontinuo di una luce riflessa. Scheggia di un bagliore effimero, lo specchio è l'emblema dell'immagine malinconica capace di comunicare, con un solo sguardo, tutta l'amarezza rifluente della perdita. · Se in Montesquieu il movimento procedeva dal soggetto/ vedente al mondo/guardato, ali' interno di un'armonia che sola può presupporre, nell'oblio temporaneo del sé, la possibilità di interrogarsi, qui il malinconico, l'essere chino, ripiegato su se stesso, non vede (tale è il destino di Ofelia come di Narciso) altri che il proprio riflesso. Incapace di emettere luce propria, soggiorna nell'ombra; al più viene investito dai raggi di un sole privo di calore (evocato da Baudelaire nel Pittore della vita rrwderna) o dalla melanconia dell'azzurro rimpianta dall'eroe di Le Fanfarlo. La limpidezza non è bandita ma è come "paralizzata", "vetrificata" dall'effetto ottico dell'immagine rispecchiata; finché - commentando l 'Heautontirrwroumenos - "la serie dei riflessi si incupisce e il destino dell'essere angelico si compirà nella profondità dell'acqua torbida". L'esperienza affetti va della malinconia, così spesso dominata dal sentimento di pesantezza, è simboleggiata dai chiaroscuri schizofrenici "dell'acqua nera e fangosa" combinati con la "prigione cristallina della cinestesia infelice". Il succedersi nella poesia di Baudelaire dei contrari "scuro", "limpido", "chiaro" e "nero" appare a Starobinski l'esito stregato della magia malinconica, solo ironicamente riscattata dalla triade degli oggetti analogici e simbolici, il pozzo, il faro e la torcia, nella loro 28 __...:;::::::----~--- Jean Starobinski in una loto di Froncis J. Fritschy; sopra: Baudelaire in una foto di Nadar. funzione di portatori e diffusori di "evidenza". E infine, la "livida stella" tremante nell'acqua del pozzo riprende e sintetizza, negli ultimi versi, il quadro cangiante di "forme chiare su sfondo scuro, di luci tenebre" che hanno popolato la prima parte del testo poetico. Ripercorrendo per linee schematiche la parabola luministica di Starobinski ci troviamo ora nel punto più basso (più buio verrebbe da dire) di quel processo di avvicinamento alle sorgenti della luce e della trasparenza saggiato mediante l'opera di Rosseau, sfiorato nelle ambigue giornate del 1789, colto, infine, in piena naturalezza, nello sguardo antico di Montesquieu che, non a caso - commenta Starobinski per thiudere il cerchio dei suoi giochi di luce - "ci rischiara ancora". "E non è un merito vano - conclude - quello di ricordare agli uomini che possono dominare allegramente, chiaramente, umanamente il loro destino storico. Che possono capire se sanno guardare. Che possono - se soltanto lo vogliono - optare contro i timori del buio e abbracciare la causa della piena luce".
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