CONFRONTI zaki però se ne distacca in parte trasferendp nella sfera del privato e con un approfondimento di carattere psicologico, quella che per molti altri autori prima di lui era stata una dimensione pubblica, imperniata su rapporti stereotipati: l'erotismo licenzioso dei quartieri di piacere caro agli scrittori dell'epoca Tokugawa (16031867) ma anche a letterati a lui contemporanei. Una seconda considerazione riguarda il carattere delle perver - sioni, non analizzabili solo secondo modelli freudiani, perché diverse sono le valenze culturali: il feticismo del piede, per esempio, che così spesso ritroviamo nei suoi romanzi, non ha unicamente quei connotati di aberrazione che avrebbe nella cultura occidentale. Infatti il piede è per tradizione, in Oriente, uno dei massimi attributi della bellezza femminile e la cultura giapponese l'ha codificato come una delle parti del corpo oggetto dell'attrazione erotica. Anche per il termine masochismo è necessaria una ridefinizione. Un meccanismo di "fuga dalla libertà" - così è stato definito in Occidente - una libertà in senso negativo come rinuncia al proprio io individuale, come annullamento, dissolvimento di se stesso nella personalità dell'altro. Di qui il bisogno dell'umiliazione e della sottomissione a un individuo, superiore e distante da sé, che agisca in propria vece e che si faccia carico delle proprie responsabilità. Il presupposto è una specifica concezione dell'io che non trova però un esatto corrispondente nella cultura giapponese, se è vero che in questa il gruppo prevale sull'individuo e quindi l'io si definisce in modo allocentrico solo nella propria relazione con gli altri. A un differente postulato di normalità, deve corrispondere perciò un'altra definizione di devianza. Di conseguenza il rapporto di dipendenza e quello di identificazione, che sono alla base dell'esperienza masochistica, mutano il loro senso. Bisogna inoltre osservare che nella tradizione filosofica orientale il concetto di annullamento non ha le stesse valenze negative. Nel pensiero buddhista, liberazione è il raggiungimento del nulla. Dimenticare se stessi equivale a conoscere la propria vera natura, l'effimera esistenza dell'io. La negazione del sé coincide con l'Illuminazione. E vale la pena a questo proposito ricordare che Tanizàki ricorre spesso alle metafore del sacro: la distanza che separa la donna come essere superiore dal maschio sottomesso è resa spesso da un'aura di sacralità. Gli attributi della donna vengono 24 associati a quelli di un bodhisatva (I 'Illuminato che aiuta gli altri a raggiungere la salvezza), o di Kannon, la dea della misericordia, o addirittura alla Madonna della tradizione cristiana. Per questo diversi critici hanno proposto la dicotomia freudiana di "donna puttana" - "donna madonna" per riassumere le molteplici sfaccettature dei personaggi femminili di Tanizaki. Pi'ùappropriata ci sembra comunque l'analisi critica di Mishima che non pone l'accento sulla purezza o impurità di queste donne ma riporta tali polarità nell'ambito della tradizione buddhista: jibo, la "madre compassionevole", e Kishimojin, una figura leggendaria simbolo prima di ferocia poi di dedizione materna. Esse meglio riassumono l'ambivalenza dell'amore femminile che per Tanizaki talora è protettivo e materno, talora perverso e crudele. Una più generale contrapposizione, fin troppo sottolineata dalla critica, prende spunto da un dato biografico dello scrittore: dopo la giovinezza trascorsa nella Tokyo dei primi decenni del secolo, Tanizaki si trasferisce nel Kansai (la regione di KyotoOsaka) in seguito al disastroso terremoto del 1923 che colpisce la capitale. A questo spostamento corrisponde un cambiamento, un'evoluzione dei temi ispiratori del le sue opere. Ecco allora che viene messa in evidenza un'opposizione tra giovinezza e maturità, cui vengono abbinati i concetti di Occidente-modernità/Oriente-tradizione. In realtà, è forzato operare una cesura così netta, perché il contrasto è presente, anche se con sfumature differenti, in tutte le sue opere. La scelta non esprime un bisogno solo personale di una diversa ispirazione ma è piuttosto sintomo di un conflitto generazionale: è il momento in cui il Giappone, posto di fronte alla necessità di una modernizzazione, si vede costretto ad abbandonare in pochi anni tradizioni millenarie. Così come Tanizaki, anche molti scrittori suoi contemporanei vivono questa frattura, divisi' tra l'attrazione di ciò che è nuovo e il bisogno di restare ancorati alle proprie radici. Occidente è per il giovane Tanizaki sinonimo di esotismo e curiosità di nuove esperienze. Eppure egli teme che la modernizzazione del Giappone si svilisca nell'occidentalizzazione e ne· condanna quindi il carattere ibrido, superficiale, cioè la mescolanza del "nuovo" con le antiche sopravvivenze. Dal punto di vista letterario sente il fascino degli scrittori tardo-romantici e decadenti ma non arriva mai ad approfondirne i canoni teorici. Confessa: "Non credo che l'essere stato influenzato dall'Occi-
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