Linea d'ombra - anno VIII - n. 49 - maggio 1990

IL CONTESTO nessuna libreriadell 'Avana, aveva mai sentito parlare di Bellow-o così perlomeno dicevano. Ma dopo tutto, protestavo, era un premio Nobel. Non c'era nessun tipo di reazione a quel dato di fatto. Il premio Nobel per la letteratura del 1976 apparentemente non era stato annunciato dalla stampa cubana -né perciò discusso nelle librerie. E Borges? Esaurito, benché fosse abbondantemente disponibile per tutti i cubani (al di fuori della neo-alfabetizzata Cuba)in numerose edizioni originali argentine o spagnole. Si parlava, tra gli scrittori di regime a cui chiesi, di una edizione futura. L'eccezionalmente longevo Borges sarebbe comunque stato da tempo sepolto quando mai fosse apparsa. Si potrebbe però dire che questo test idiosincratico non prova nulla. Eppure, un premio Nobel (Bellow) e uno scrittore in spagnolo che molti, moltissimi, considerano il più grande del secolo inquesta lingua(Borges) non sono adisposizione delle masse alfabetizzate ...?Non significherebbe nulla, senon che nella loro non-esistenza si trovano a essere accompagnati da un vero e proprio esercito di altri luminari mondiali. Tanto numerosi, in verità, che un elenco sarebbe noioso. Alcuni esempi sono sorprendenti e proveranno che nei fatti le masse non sono ripagate né tanto né poco della loro nuova devozione ali 'arte della lettura. Perché per esempio le donne di Cuba, ormai presumibilmente tutte femministe, dovrebbero essere incapaci di leggere il famoso "manifesto" (e best-seller mondiale) di Simone de Beauvoir, Il secondo sesso? La scrittrice fu fin dall'inizio fra iprimi sostenitori della rivoluzione cubana e andò a Cuba con il suo compagno J. P. Sartre per dirlo a Fidel. M;i. un giorno, poco tempo dopo la sua visita, quando i suoi amici omosessuali le raccontarono la verità, pronunciò una battuta un po' bizzarra- che per lei divenne "una dichiarazione di principio": "Cuba non ha gli ebrei, ha gli omose_ssuali."Si riferiva al trattamento di questi ultimi nella Cuba di Castro, analogo a quello degli ebrei in Germania, tranne che per la "soluzione finale". Le sue parole, una volta apparse sulla stampa mondiale, furono sufficienti perché i suoi libri sparissero da Cuba. Ella non era più una "AmicadellaRivoluzione". Finiti rifornimenti e vendite. Lo stesso destino colpì il suo compagno Sartre, che scrisse una apologia diCastro racco gliendo una quantità di illogicità sentimentaloidi, un 'imbarazzante ritratto "da sinistra" di Fidel come Uomo Esistenziale per eccellenza (un libro venduto col titolo commerciale di Sartre a Cuba), che comunque fu anch'esso espulso dalle liste. E il ministro della cultura sandinista, il poeta whitmaniano Ernesto Cardenal, che scrisse una difesa cattolico-deviante della rivoluzione intitolata EnCuba, scoprì che il suo elogio non era abbastanza ortodosso, e A Cuba è introvabile a Cuba, essendo stato ritirato dalle vendite. Così ho letto, così mi è stato detto e così ho verificato. E così via: una lista infinita di libri soppressi, di sinistra come di destra. Naturalmente non ho chiesto copiedell'ArcipelagoGulag o della Terra desolata di Eliot (di cui esistono ottime edizioni spagnole), né volumi dei grandi spagnoli del nostro secolo, Unamuno o Ortega y Gasset. Nessuna libreria ha saputo produrre una sola opera di Cervantes, neppure il Don Chisciotte, il capolavoro universalmente acclamato della lingua di Cuba. Avevo già sentito chiamare "fascista" da membri dcli 'Unione Cubana degli Scrittori il bravo romanziere peruviano V argas Uosa: era inutile chiedere altro su di lui. Anche il poeta, saggista e diplomatico messicano Octavio Paz era ufficialmente considerato un "nemico del popolo". Era perciò una non-persona a Cuba. ACubanonsonoinvenditacopiedellaBibbia(nél'Anticotestamento ebraico, né il Nuovo testamento cristiano). L'unica Bibbia o Sacra Scrittura erano le Opere complete di Lenin, uniformemente schierate in ieratici cofanetti di cuoio rosso su una specie di altare d'onore. Non ho mai visto nessuno, non dico comprarne, ma nemmeno prenderne inmano uno. Un'altra opera santa e onnipresente nelle librerie è il Libro verde di Gheddafi, il piccolo Libro verde dell' "Internazionalismo" populista libico. Non ho mai avuto la fortuna di vedere alcun essere umano comprare questa gemma della letteratura mondiale, benché il suo autore sia uno dei più cari amici di Fide) Castro. Per quanto riguarda gli scrittori cubani che vivono ali' estero - cioè. tutti i migliori, secondo il giudizio di editori e critici fuori da Cuba - li ho trovati tutti destinati alla dannazione dai celesti abitanti di Utopia. Gli scrittori di regime di Cuba, tutti comunisti professionisti che avevo conosciuto a qualche riunione letteraria in Spagna o a New York, che mi invitarono a casa loro a prendere caffè cubano e rum e a fare quattro 16 chiacchiere senza impegno (così almeno mi aspettavo) mi fornirono invece dettagliati vilipendi dei fuggiaschi, delle Oche Selvatiche cubane. Tra i rimproverati in absentia c'erano 1) Heberto Padilla (probabilmente il più dotato poeta di Cuba, insegnante alla NYU) che fu variamente descritto come un ubriacone instabile, "molto antipatico", un ·mercenario - e un traditore; 2) Cabrera Infante (un acuto intelletto, stimato al di qua e al di là dell'Atlantico, ora cittadino britannico residente a Londra) che sarebbe meglio descritto, mi fu detto seriamente in due occasioni, come un macho sfortunato, dalla fama usurpata, geloso e sospettoso del "popolo" (che naturalmente è più dotato); 3) Reinaldo Arenas ( romanziere di crescente successo e pungente poeta politico) che, secondo il giudizio ufficiale, era un agente della Cia omosessuale - idea massimamente ossimorica, se ma ve ne fu una. Avendo tradotto personalmente qu~sti autori, ed avendo visitato due di loro a New York, le mie impressioni non avallavano questi giudizi. Poi c'era Carlos Franqui a Roma (che aveva tenuto ciò che era servito di base ai diari di Castro ed era stato il principale propagandista della Rivoluzione), "rovinato dall'ambizione", disse uno, mentre gli altri tacevano; Severo Sarduy (romanziere a Parigi), "un omosessuale decadente"; José Kozer (poeta e professore al CUNY), "un israelita" - eccetera. Ben presto smisi di fare domande a Cuba sui cubani all'estero, tutti "incontrollabili". Io ero stato un membro del Partito comunista (stalinista) degli Usa, a San Diego e Los Angeles, poi un trotzkista Quarta Internazionale (fuso nel Partito socialista della California per prenderne il posto, cosa che riuscinuno a fare, sicché per un certo periodo parlammo con la voce del Vecchio, che allora era in Messico, prima di essere assassinato), e portavo nella valigia il rapporto dell'Fbi che mi riguardava (l'avevo avuto grazie al Freedom oflnformation Act dopo due anni di tentativi), di modo che potevo lasciarlo in vista sul comodino (e lo facevo) ogni volta che mi trovavo a Cuba. Ero quindi eccezionalmente preparato al confronto con la verbosità che trovavo per occultare i fatti. E mi era ·familiare la diffamazione dei "nemici di classe": vi avevo ceduto anch'io a mia volta. Riconoscevo la tecnica di "assassinio all'ingrosso" di una persona e la creazione di non-persone quasi con nostalgia. Nell'armamentario della censura vi sono crepe inevitabili. Uno studente che conoscevo mi disse, mentre passeggiavamo con la sua ragaza presso gli splendidi edifici spagnoli vicino alla Cattedrale, come era riuscito a leggere uno degli scrittori "non-autorizzati". (Mi spiegò anche che era difficilissimo, se non impossibile, avere successo nella carriera accademica sepotevano dimostrare l'esistenza di un background cattolico e "provare" la permanenza di pratiche religiose). Egli amava molto lo scrittore rumeno Ionesco ed era riuscito a leggerlo sul bollettino dell'Unesco! Cioè, il bollettino dell'Onu circolava liberamente, e anch'esso sembrava amare Ionesco. La cosa mi solleticò piacevolmente: Ionesco leggibile solo grazie all'Unesco. Quest'ultima organizzazione era ufficialmente presieduta da un marxista africano (una delle ragioni per cui Jeanne Kirkpatrick chiese che gli Usa si ritirassero dal!' organizzazione stessa). Perciò il suo bollettino, stampato a Parigi in tre lingue, non doveva passare la censura a Cuba. Veniva da una fonte "arnica". Era una caso fortunato che a uno dei curatori piacesselonesco. Ed ecco come, a causa di circostanze incontrollabili, il satirico, neosurrealista, individualista Ionesco può essere letto a Cuba. Ma non basta: benché Cuba sia, di fatto, parte del blocco soviatico, nessuna delle grandi opere letterarie prodotte da cittadini dei paesi del blocco sovietico - sia in samizdat, sia legalmente pubblicati, com'è il caso di Danilo Kis in Jugoslavia, sia all'Ovest - è permesso a Cuba! Forse la figura più importante della letteratura di questi anni, per il pubblico dei lettori (e dei compratori) francesi, italiani e spagnoli, è lo scrittore ceco esiliato in Francia Milan Kundera.11successo di critica che gli viene accordato è unanime in tutti i paesi dell'Europa libera, oltre che nel mondo di lingua inglese. Dal momento che uno dei suoi temi principali è la brutale efficacia dell'attacco marxista alla memoria collettiva della civiltà occidentale, non è reperibile in nessun modo a Cuba. Nessuno degli altri importanti scrittori cechi sembra mai essere stato sentito nell'isola: certo non l'iconoclasta Vaclav Havel, né)' esiliato (in Canada) Josef Skvorecky. Un premio Nobel in esilio dalla Polonia comunista, il meraviglioso Czeslaw Milosz, è considerato un'altra nonpersona, insieme a Bellow. E il preferito di quest'ultimo fra gli scrittori

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