Linea d'ombra - anno VIII - n. 49 - maggio 1990

IL CONTESTO Un dato che autorizza le analisi che non gridano alla "rottura" con il passato del "socialismo reale", ma insistono sugli elementi di continuità. "La gente ha preferito proseguire per la vecchia strada, scegliendo i partiti che consentiranno di continuare la solita vita nelle nicchie del privato, al tavolo della birreria e davanti alla tivù" - è il giudizio per esempio di Gerd Poppe dell'Iniziativa per la pace e i diritti umani che, riunita con il "NeuesForum"e"Democraziaadesso"nell'Unione '90,hapreso solamente il 2,9%. Il conformismo, l'abitudine ad adattarsi, nessuna voglia di esperimenti sociali - una realtà della provincia che Christoph Hein molto efficacem(;nte ha descritto in La fine di Horn - sono gli elementi di "lunga durata" che le elezioni hanno reso visibili e che quarant'anni di governo "degli operai e dei contadini" avevano solamente "coperto". Chi non ha voluto - saputo o potuto - fare i conti con il nazismo, non vuole oggi fare i conti con il comunismo. In questo, paradossalmente, governanti e governati, dell'altro ieri e di adesso, sono uniti. In questo quasi offensiva è la "continuità". La Cdu, infatti, è stata uno dei partiti più "stalinisti" del "fronte" parlamentare, uno dei pìù ligi e compromessi. Come vicinissimi ali' oligarchia presieduta da Erich Honecker sono gli ex-burocrati subito diventati, come in questo momento avviene un po' dappertutto all'est, manager entusiasti del liberismo del mercato. Secondo alcuni i cittadini della Rdt vedrebbero - e, chissà, forse vorrebbero- la continuità anche là dove è pochetta. Come nel rapporto fra il partito e lo stato, la politica e il mercato. Se alla "supremazia del politico" su ogni sfera pubblica e privata si era abituati, naturalmente si crede che anche Helmut Kohl possa avere quei poteri di "dominio" che invece non ha. E scoprire, invece, rabbiosamente, a due settimane dalle elezioni che, a ovest, durante i comizi preelettorali si fa la voce grossa. Ma sono appunto solo promesse. Non del tutto infondate appaiono quindi le speranze della "sinistra" di un recupero alle elezioni comunali di maggio di parti consistenti di un elettorato che oltre al danno scopre la beffa. Molto problematico è però ~ in Rdt come oggi in tutta ·l'Europa centro-orientale- usare senza ulteriori precisazioni la stessa parola di "sinistra". Anche per questo tutti i partiti comunisti si sono rifondati con un cambiamento - che è tutto simbolico - del nome: per dire "rinnovamento" si gioca con le tante combinazioni di socialismo-riforma-democrazia. La preoccupazione di essere etichettati come "di sinistra" spiega come mai, per esempio, uno slogan di "Neues forum" suonasse "Né a destra, né a sinistra, avanti verso l'Europa". Eppure la ex Sed - ora Partito per la democrazia socialista - ha avuto il 16,33% dei voti, un risultato che certamente non è spiegabile solamente con la campagna autoironica dell'avvocato Gregor Gysi che diceva "Non votatemi troppo, altrimenti scappano tutti". I nuovi volti del partito comunista - che già da tempo li teneva pronti nel cassetto - cercano di salvare il meglio dell'eredità del passato, hanno ripreso credibilità, e molti giovani "alternativi" girano intorno al neopartito. Chi, della nomenklatura, vuole mantenere il potere si è già rifugiato a ovest - come molti giornalisti di "regime" -oppure si è riconvertito nella Cdu. La paura che ha spinto molti a votare Kohl, ha pesato, probabilmente, anche nel voto per la Pds contraria alla "annessione" in qualsiasi sua forma. Ha fatto sì che, dopo quarant'ani di potere, la ex Sed abbia potuto raccogliere consensi che sanno di protesta. Solo 21 seggi su 400 verranno occupati nella camera del popolo dai rappresentanti dei gruppi di base che sono stati catapultati in piazza dagli avvenimenti e poi hanno dovuto cogestire la "tavola rotonda". Il rapporto fra la "base" e questa 12 opposizione non è mai stato però né lineare, né facile. Il movimento pacifista ecologico femminile-femminista che - soprattutto dopo il 1982-83 - si è sviluppato sotto le ali protettive delle chiese luterano-evangeliche, non aveva un seguito di massa. Represso se osava scendere in piazza, il movimento per i diritti civili accusava da tempo gli intellettuali più carismatici e famosi all'estero di "viltà'', poneva richieste di trasformazione che parevano pericolosamente "radicali" a una generazione intellettuale nata prima della guerra per cui l'altra Germanìa era diventata una seconda patria, elettiva. E, oggi, il senso di disperazione che spesso traspare dalle facce disfatte e dalle parole, soprattutto degli scrittori, deriva, anche, dalla sensazione di aver di nuov·o perso una patria, di dover cominciare un "nuovo esilio". In questo la situazione geo-politica della Germania orientale - che militarmente e psicologicamente si sentiva paese insieme vinto e occupato dall'Armata rossa - assumeva un 'importanza spesso sottovalutata. Qualsiasi movimento, di massa o di piazza, sarebbe immediatamente diventato un fattore destabilizzante, la colpa data ai tedeschi che, prudentemente, hanno aspettato che al "dopo Jalta" dessero inizio altri. Ciò può spiegare come mai - se si escludono le manifestazioni operaie brutalmente represse nel giugno del 1953 a Berlino - un vasto movimento sindacale, giovanile o di altro tipo non si sia mai radicato. Gli incontri nelle chiese, ancora nel mese di agosto, erano attività semiclandestina, avventura proibita che osavano gli anziani "credenti" e i giovani che "strumentalizzavano" gli spazi della chiesa. Quando le fughe si trasformano in esodo la frattura fra un'élite intellettuale di oppositori e gli Ausreisewillige (quelli che vogliono andarsene) è, anche, uno scontro di contenuti. Per anni la chiesa ha definito "traditore" chi decideva di andarsene, e nei loro sermoni molti pastori insistevano sulla "povertà" del Terzo Mondo per ricordare al cittadino della Ddr che c'è qualcuno nei confronti del quale lui è "ricco". Dopo Tien An Men - la dirigenza Sed si congratulò con il partito cinese per il massacro - pare che non ci siano più possibilità di dialogo con quelli che la gente chiama "delinquenti". Gli inviti alla riflessione, alla politica dei "piccoli passi" - come dall'ovest auspica anche la Spd - accrescono ogni giorno lo iato fra chi vuole rimanere per fare - e imparare a fare - politica e chi invece, andandosene, dà vita al primo e ultimo grande movimento di massa della Rdt. Gli ideali di uno sviluppo economico e sociale "diverso", di rapporti umani che ripartano dagli ideali non realizzati, di partecipazione e di uguaglianza, s.ono vissuti dalla gente come un erinesimo, insopportabile richiamo a una vita "povera" e dimessa. Tanto più che vengono fatti, in gran parte, da figure che sono testimonianza di questi valori "pauperistici" anticomunisti e molto fra loro si assomigliano nella parte est e nella parte ovest di un "luogo eventuale" come Berlino. Foto di Sven Simon, Bonn !G. Neri).

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