te prima delle elezioni parlamentari libere avrebbe condizionato tutta la successiva evoluzione politica ungherese. Il partito comunista di Poszgay si schierò quindi per il no nel voto per il primo referendum. I populisti, che non potevano sostenere apertamente i comunisti,si limitaronoa incoraggiarel'astensionismo. (Si tenga presente che in caso di una partecipazione inferiore al 50%, il referendum sarebbe stato annullato.) Sulla carta, quindi, c'erano buone probabilità che i liberi democratici fossero sconfitti dallo schieramentocomunista-populista. I risultati del referendum hanno dimostrato quale fosse la naturadel rischio corso dai liberidemocratici. Il tassodi partecipazione al voto fu del 58,03%. La percentuale a favore del sì alla prima domanda fu appena del 50,07% (rispetto al 49,93% di no). In termine assoluti, il margine di differ~nza di voti nel primo referendum era di appena di 6.101 voti.5 E evidente che un certo numer<?di sostenitori del Mdf aveva ignorato l'appello all'astensione. E stata comunque una vittoria sul filo del rasoio. Non una vittoria immeritata, va però detto. Poszgay giocava ancora in casa, sotto tutti i punti di vista. Saràuncaso, mamolti giovaniin servizio di leva e studenti fuori sede non hanno ricevuto in tempo i loro certificati elettorali. MaPoszgay ha perso, e nessunoama i perdenti. Il compromesso storico ungherese sembra essere stato bloccato sul nascere, anche se potrebbe riapparire ancora sotto altre vesti. La partita di ritorno in Ungheria: le elezioni parlamentari Il risultato delle elezioni ungheresi riflette innanzi tutto un sistema elettorale (e quindi un sistema politico infierz) molto più predeterminato,dal momento che mancava in Ungheria una pressione analogaa quella esercitatadallaRft per garantireunminimo di fair play (accesso alla televisionedella Rft, proporzionalepura, ecc.). Il compromesso tra nazionalisti e comunisti era in teoria saltato, ma erano comunque già emerse le linee di tendenza delle A sinistra, un manifesto elettorale del Partito indipendente dei piccoli proprietari: "Passato pulito! Futuro sicuro!" e sotto: "Vino, Grano, Pace/Dio Patria Famiglia". Al centro,un manifesto del Forumdemocratico ungherese !populisti), in russo: "Compagno: è finita!". A destra, un manifesto della Fidesz !giovani liberi democratici,, sòtto la fotografia di Breznev e Honecker è scritto: "Sceg iere prego". !fotografie di Livia Cases). BGRT,BUUT,BÉKESSÉG~T J:l\'N.ilNHA~A: c&.ALlìil ILCONTESTO aggregazionipolitiche. I risultati sono stati interpretati come "vittoria del centrodestra". In realtà, se si tengono presenti i sondaggi all'epoca del referendum, il risultato ha tutt'altro significato. Al primo turno elettorale, del 27 marzo (che rimane quello più significativo, dal momento che il tasso di astensione è stato molto più elevato al secondo turno, il 4 aprile) la percentuale dei liberi democratici (21,38%) rappresenta una enorme avanzata rispetto all'autunno. Anche il voto dell' 8,57% della Fidesz (Federazione dei giovani liberi democratici, che taluni classificano come verdi, alleatisi poi con i liberidemocratici) è stato superiore alle previsioni iniziali. Il votodei populisti (24,71%)è stato nettamente inferioreal 40%dei primi sondaggi. Ma qual è il senso del votoper i liberi democratici?Dopotutto, si distinguono dai populisti solo per la loro insistenza per una privatizzazione più accelerata. E in effetti, appare probabile che unadelle motivazioni per il voto a destra (non solo per i populisti, ma anche per il partito contadino, che ha ottenuto l' 11,76%) sia stato di voler rallentare il processo di privatizzazione, che da un latospaventadiversi ceti sociali,dall'altro determinaun"affrancamento della nomenklatura", che favorisce ovviamente l'élite ex comunista. Il partito comunista non si è certo posto contro la privatizzazione. Inquestaottica, il votodi destrapuò essere consideratoun voto anticapitalista. Gli anticapitalistiromantici (inUngheriae altrove) dovrebberoessere soddisfatti. (Per i comuni mortali laprospettiva è forseunpoco diversa: non è vero che un capitalismovale l'altro. C'è un capitalismo che tende alla Rft, e ce ne è un altro che tende alGiappone.Non è una differenzadi poco conto, ed è questo il vero piano su cui si faranno realmente le scelte in Europa orientale.) Al secondo turno delle elezioni c'è stata una netta affermazionedelMdf,che haottenutoil42,76%dei voti,mentreglialtripartiti di centro-destra hanno ottenuto circa il 18%. La SzDSz non è riuscitaadallargarel'area dei suoi consensi,arenandosial 23,83%. 6 A questo punto però la posizione dei liberi democratici diventa realmente di sinistra. Per virtù ò per necessità, la SzDSz è riuscita a evitare di finire in manovre trasformiste con i partiti di centrodestra (come l'alleanza con il partito contadino, che si colloca a destra dei populisti). Esiste quindi la possibilità di una effettiva , polarizzazione tra destra e sinistra su tematiche reali.7 ·1 ·\ 1,J'<~"·· 1KII.KERUl.l:::'ll · · oKRAT~ , ~flA.tf.l:::sEL6JEL0L fJE • ~~ &SIH Slllsl • , 0 B!NU\Slll ' j 9
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