Linea d'ombra - anno VIII - n. 48 - aprile 1990

■ ll•l'llJl•I:■■ mente è stata la prima volta che l'uomo ha toccato un pianeta esterno, che è potuto diventare spettatore del suo pianeta, un avvenimento storico e filosofico grandissimo; ma è anche la prima volta in cui, a eccezione della Cina, il mondo intero guarda un avvenimento, e dico proprio il mondo intero. Dunque, l'avvenimento dello sbarco sulla Luna, la missione dell'Apollo 11, ha avuto un valore d'illuminazione pubblica, per tornare a quello che dicevo prima, straordinario. Lo sbarco sulla Luna non sono degli uomini che muoiono in diretta, sono uomini che saltellano, che alzano polvere, che giocano come bambini che sanno appena stare in piedi, ecc. Ora, la piazza Tien An Men ha funzionato allo stesso modo, in un certo senso. I manifestanti arrivano a Tien An Men e approfittano della visita di Gorbaciov e dei 1500 giornalisti strarùeri presenti per manifestare, non più per i Cinesi che si trovano realmente a Pechino, ma per i telespettatori. Fanno loro segno, scrivendo frasi in inglese o in francese, o anche attraverso la famosa statua della libertà, e giocano in tempo reale con gli spettatori, teleagiscono, non sono più nella posizione tradizionale di chi è filmato, tendono la mano con un linguaggio e degli slogan speciali ad altri, e la prova è che a Hong Kong, dove tutti seguono il fatto in diretta, perché per loro è molto importante, la gente lascia i televisori privati per riunirsi nello stadio della città, dove c'è un grande schermo, e poter vibrare assieme agli avvenimenti che succedono sulla piazza Tien An Men. Decine, o forse cenJinaia di soldati sono morti per difendere la televisione di Bucarest. Lei ha scritto che laforza del Blitzkrieg tedesco era che si trattava di una guerra che era solo una corsa: i tedeschi non volevano combattere, ma passare attraverso e arrivare dappertutto. Lei non pensa che la televisione in Romania abbia avuto la stessa funzione di penetrare il paese, costantemente, indipendentemenle dalla forza e da/l'organizzazione militare della Ser.uritate? Poul Virilio. Assolutamente. La trasparenza, la trasparenza raccomandata da Gorbaciov si è marùfestata in inodo spettacolare negli avvenimenti rumeni. E potrei dire che anche la parola trasparenza dovrebbe essere sostituita da un'altra parola che propongo: la trans-apparenza. Mi spiego: la trasparenza che cos'è? È che un materiale qualunque lascia passare i raggi luminosi; è l'atmosfera, più o meno trasparente, è il vetro, più o meno trasparente. Questa è la trasparenza materiale, cioè la trasparenza di un materiale, ecc. Con la diretta, si è di fronte a delle apparenze che vengono trasmesse in tempo reale. Quindi accanto alla trasparenza dello spazio e della materia, c'è la trasparenza del tempo e della velocità della luce delle onde elettromagnetiche. Noi siamo effettivamente, con la diretta, quale abbiamo potuto vederla in Romania, davanti all'utilizzazione di una trans-apparenza, l'apparenza delle cose trasmesse istantaneamente. Ceausescu morto: la prova che la rivoluzione aveva vinlo era il cadavere del tiranno. Si è molto discusso su/i' opportunità di trasmettere quelle immagini e si è anche detto che sarebbe stato necessario un vero processo: il processo televisivo aveva sostituito il vero processo. È quello che chiamerei: il mito del fotofinish. Lei lo sa bene, per essere sicuri di aver vinto alle corse, talvolta si è obbligati a utilizzare il fotofinish. Anche talvolta in guerra c'è bisogno di fotofinish: per vedere se un bombardamento è riuscito bene, si mandano degli aerei che fanno delle foto per provare che l'obiettivo è stato colpito. Sono rimasto scandalizzato da quel fotofinish del dittatore morto, qualche secondo dopo averlo visto in un'aula scolastica mentre veniva interrogato in modo sommario e sbrigativo. Scandalizzato, primo, a livello etico, secondo, a livello politico. È stato un errore a livello umano uccidere un uomo senza un vero e proprio processo, anche se c'erano dei motivi. È stato un errore politico perché penso che questo abbia rassicurato i Romeni, ma la diretta in tempo reale era destinata a tutta l'Europa, e non solo ai Romeni. Che cosa hanno fatto dunque le persone "normali" che hanno l'abitudine al teatro-si ritrova qui il teatro, il teatro del processo - quando hanno visto Ceaucescu con sua moglie in questa situazione? Inevitabilmente, qualunque siano stati i crimini di questo carnefice, per loro è diventato una vittima, si sono identificati con lui. C'è stato quindi un rovesciamento di quello che si auguravano quelli che hanno filmato questo processo in diretta. Il Vietnam ci ha insegnato che la diretta della guerra porta allafine della guerra stessa. Lei pensa che le sole guerre che si-possono vincere oramai siano le guerre senza immagini, come l'Afghanistan, oforse, ora, l'Azerbaigian? È certo che oramai la guerra passa attraverso le immagini, a livello dell'opinione pubblica. La guerra moderna si fa attraverso 1'opinione pubblica e non semplicemente attraverso le forze dell'avversario. C'è un duplice assalto: un assalto che mira ad abbattere l'avversario, e un assalto che mira a convincere il mondo intero, direi i partner potenziali che sono le diverse opinioni pubbliche nei diversi paesi. Ed è certo che se si proibisce di filmare questa o quella guerra è perché non si è del tutto sicuri di controllare il messaggio. Da un certo punto di vista allora l'Intifada è finita: è sempre più difficile avere dei messaggi, l'esercito impedisce di filmare ... Lei pensa che questa sarà anche la fine di questa.lotta? Non credo. Per il momento gli Israeliani sono vincitori, non dando più immagini. Ma non si può resistere a lungo occultando un 'informazione. Abbiamo appena avuto degli esempi con i paesi dell'Est, a livello di muri molto materiali; è lo stesso per i muri immateriali del rifiuto delle informazioni: pensp ali' Afgharùstan, penso al Sud Africa, che hanno cercato anche loro di vietare le telecamere. Penso che non sia sostenibile: la nostra società è una società della trans-apparenza, in cui l 'illuminazione pubblica tende a diventare un fenomeno inevitabile. In questo corµesto dell'illuminazione, le vecchie teorie a proposito del terrorismo, del mito di Erostrato, che aveva bruciato il tempio di Efeso per farsi conoscere, come cambieranno? Certamente i terroristi sono stati i primi a utilizzare inmodo cosciente gli effetti indiretti dei media. Ma vorrei dire che il solo modo per superare questa situazione è di fare in modo che le rappresentazioni non siano più occasionali ma permanenti. In una tele deprogrammata, l'incidente o l'accidente terroristico perderà la sua importanza. Lo stesso vale per la morte in diretta: quando si vede la morte in diretta eccezionalmente, c'è un effetto di emozione; a partire dal momento in cui c'è della diretta dappertutto, in cui la deprograrnmazione diventa un fenomeno costruttivo della televisione, credo che non si potrà più utilizzare a proprio profitto la diretta e la televisione: perderanno molto della loro possibilità d'azione. È il carattere eccezionale della diretta c;he le dà quest'aura e questa potenza mediatica. Ci sono dei casi in cui si è forzata, si può dire, la realtà per la televisione. Il caso più noto è quello di una troupe che filmava un uomo che voleva suicidarsi col fuoco e che quasi l'ha aiutato a suicidarsi: hanno acceso la telecamera, e l'hanno aiutato a versarsi la benzina. Come si spiega, in questo contesto d'evoluzione verso l'illuminazione totale, questo bisogno di mostrare l'orrore, di mostrare il sangue o di avere degli effetti di realtà, come la conduttrice che si è fatta telefonare in direi/a una falsa notizia molto tragica? La questione che si pone attraverso l'illuminazione è la questione del prolungamento del documentarismo. Ora, il documentarismo non è legato al terrore, non è legato alla vivisezione, al contrario, è il cinema della finzione che ha sviluppato questi aspetti terrorizzanti. Il mio 93

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