Linea d'ombra - anno VIII - n. 48 - aprile 1990

cui si fonda la nostra immaginazione, attentando di conseguenza alla capacità stessa di immaginare. Un importante punto di svolta, secondo Virilio, si può ricondurre al fenomeno della fotografia, che aggiungeva all'esperienza dell'ottica il senso della velocità. "Dai 30 minuti di Niecpe verso il 1829 ai 20 secondi di Nadar nel 1860 alla successiva istantaneità.... La fotografia fissa con una precisione e una ricchezza di dettagli che sfuggono naturalmente alla vista. Il mondo 'riscoperto' come un continente sconosciuto appariva in tutta la sua 'verità"'. Una illusione durata poco, ma da cui abbiamo imparato a credere meno ai nostri occhi e sempre più alle immagini prodotte artificialmente. Ma anche nel momento in cui la fotografia e poi la cinematografia fanno proliferare una enorme quantità di immagini che entrano in concorrenza con l'immaginario abituale, le "immagini mentali" che venivano a formarsi (qualcuno già le chiama "oggetti mentali") sfuggono alla considerazione generale. "Ammettere che per l'occhio umano l'essenziale è invisibile e.... evocare pubblicamente la formazione di immagini mentali .... significava violare un segreto di stato abbastanza paragonabile al segreto militare, poiché in esso si celava un modo di manipolazione delle masse quasi infallibile". Il mescolarsi e il confondersi "relativistico" del fattuale con il virtuale fa emergere, e sempre di più diffonde con l'innovazione · delle tecniche videografiche e infografiche, un "effetto di realtà" sul principio di realtà; inoltre I' aumento esasperato della velocità complessiva di questi mezzi, velocità che si avvicina sempre più a quella della luce, fa dissolvere la "realtà oggettiva", la materia in pura luminescenza, nei fantasmi della telepresenza. Questo immaginario, bombardato e disperso oggi, chiede aiuto alle macchine stesse per cercare di vedere e decifrare ciò che non è più alla nostra portata, che non è più nel cerchio delle nostre possibilità d'azione. Trattando questi temi, Virilio ci sposta su un punto di vista assai convincente ed esemplificativo che coincide con lo studio sulle moderne strategie di carattere militare, l'ambito in cui forse avviene la più avanzata sperimentazio92 ■ 11•1'1111•1: ■ - ne sulle attuali tecnologie, il laboratorio sull'immagine più efficiente e 'impressionante. Immagini simulate, scenari computerizzati, interferenze radar, traiettorie fantasma, ordigni intelligenti: la guerra smaterializza i suoi arsenali. L'autore analizza il passaggio dalle teorie di dissuasione nucleari alle strategie di "dissimulazione totale". "Se ciò che si riesce a scorgere è perduto (verosimilmente alla precisione dei nuovi armamenti) diventa necessario investire sulla dissimulazione ciò che in precedenza si investiva in quegli armamenti che dovevano essere conosciuti per diventare realmente dissuasivi". L'investimento in ricerca è enorme perché le "tecniche dell'inganno" hanno una necessità maggiore anche in riservatezza, in occultamento della propria esistenza, superiore di molto a quello che è stato il segreto della bomba atomica. Il teatro della guerra non si avvarrà più di armi reali, ma di loro simulacri, non più di fatti ma di apparenza di fatti, occulterà strategicamente I 'inform·azione con un procedimento di disinformazione "che più che un trucco o una menzogna è l'abolizione del principio stesso di verità"; e continua Virilio parafrasando Kipling: "La prima vittima della guerra è la verità". Anche il nostro piccolo campo di battaglia domestica sarà oggetto di questo scontro. Dopo averci contratto ·10 spazio in dimensioni ormai ridottissime (i satelliti ci portanoovunqueeistantaneamen te in ogni parte del mondo), le nuove tecnologie si preparano ad aggredire il tempo. Le immagini e le informazioni viaggeranno alla velocità della luce, o comunque fuori dalla portata della nostra percezione e le macchine ci offriranno un mondo simulato elettronicamente sul quale noi non potremo agire, ma solo "teleagire"; uno scenario artificiale nel quale combattere le nostre piccole "guerre stellari". Si potrà essere d'accordo o no con queste analisi e con queste visioni, ma non si potrà fare a meno di annotarle e di rilevare come, dopo questa lettura, non rimanga comunque alcuna sensazione angosciosa e catastrofica, al contrario. I continui riferimenti alle arti, oltre che alla scienza, servono da innesco per una interpretazione più attiva e creativamente propositiva, almeno sino a quando il nostro immaginario ce lo permetterà. TELEAZIONE E ILLUMINAZIONE INCONTROCON PAULVIRILIO a curadi Filippod'Acquaronee MimmoLombezzi Talvolta la diretta Tv coincide con quello che si chiama "la tragedia a domicilio", la morte in diretta. È il caso del massacro di Bruxelles o di Shefjield, è quello che è successo con il caso di Vermicino, in Italia. C'è ancora oggi una discussione tra quelli che dicono che la televisione ci ha permesso di partecipare ali' angoscia di questa tragedia e quelli che dicono che la televisione ha provocato la morte del bambino, complicando a livello territoriale le operazioni, e che condannano la spettacolarizzazione della morte. Negli avvenimenti acuì avete appena accennato si omette di dire una cosa, e cioè che la diretta è molto rara alla televisione, e che è utilizzata generalmente per incidenti catastrofici e spettacolari. Dicendo che la diretta.provoca la morte o degli effetti di spettacolarizzazione, quello che si giudica non è la diretta, è il carattere occasionale della sua utilizzazio_- ne. Io credo che stiamo andando verso un'epoca in cui la diretta sarà permanente. Ora la televisione è un mezzo d'informazione ma io credo che la televisione sia un mezzo di "illuminazione" pubblica. Faccio un esempio molto semplice: al giorno d'oggi, che cosa si mette nelle città, un po' dappertutto? Non più dei lampioni, non più lampade a gas, non più punti d'illuminazione pubblica: ce ne sono ormai dappertutto! Si mettono invece delle telecamere. Perché? Per vedere. Non per vedere dei varietà, dei recital, dei drammi teatrali, ecc. ma per vedere dei luoghi e delle situazioni ordinarie. Quella che viene chiamata telesorveglianza e che, per ilmomento, è ancora molto poi iziesca, credo che si generalizzerà domani con la possibilità non più solo della televisione-, ma della teleazione. Ho spesso detto che sostituiremo l'urbanizzazione dello spazio reale (i quartieri, i distretti, ecc.) con l'urbanizzazione in tempo reale, cioè con l'apertura di finestre in tempo reale tra regione e regione. Se volessi dare una semplice e chiara illustrazione di quel che ho appena detto indicherei l'esperienza di Kit Galloway a New York. Cosa fa Kit Galloway? Utilizza una vetrina a New York, monta un grosso schermo catodico, naturalmente con una telecamera, collegamento via satellite. Fa la stessa cosa in una vetrina di Los Angeles, e collega le due vetrine in tempo reale. Che cosa sue.cede? Niente, se non che la gente passa sul marciapiede, guarda abitualmente le vetrine, quella signora che sta prendendo un caffè ... poi c'è uno specchio, ci si sistema la cravatta, e di colpo si arriva davanti a una vetrina dove si vedono passare altre persone, a grandezza naturale, perché lo schermo· catodico è molto grande e questa vetrina è messa apposta dove c'è un marciapiede, perché le persone passino vicino alla telecamera. Dopo un po' di tempo, inevitabilmente, le persone che camminano sul marciapiede a Los Angeles e le persone che camminano sul marciapiede a New York si interpellano: "Ma è pubblicità? Che cos'è? Ma voi dove siete? A Los Angeles? Ma non è possibile! Ma sì, guardate il cielo! È vero!" E non succede altro che questa interlocuzione in tempo reale: l'avvenire della televisione, per me, è questo. Il lato spettacolai:e è ancora un riferimento al vecchio teatro, ai vecchi racconti di fantascienza, di tipo cinematografico, letterario, o altro. · Germania: dei gangster avevano preso degli ostaggi, e l'azione criminale è finita tragicamente. Si è detto che il comportamento tracotante dei gangster è stato provocato dalla presenza della televisione: pensavano di essere degli eroi di un western. Si è anche detto, al contrario, che erano stati i telefilm, cioè la fiction, che avevano provocato il comportamento, e non la diretta. È assolutamente il mio parere, e conferma quello che le ho appena detto. Il riferimento alla finzione, romanzesca, per un gangster, si fa rispetto a un fumetto o a una serie televisiva, non rispetto alfa televisione deprogrammata che è la diretta. Lei ha detto che la diretta di piazza Tien An Men è stata altrettanto importante dell'arrivo sulla Luna ... Lo sbarco sulla Luna è stato importante a un doppio livello: natural-

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